martedì 5 ottobre 2010

La Germania, Mefistofele e l'iperinflazione

1923 in Germania: i marchi usati come carta da stufa
Al punto 2.1.1.6 della Finanziaria tedesca 2010 è segnato l’importo di 69.950.000 euro. Domenica 3 ottobre è stato eseguito il pagamento. Ma non è un importo come tanti altri. E’ la fine di un’epoca. E’ l’esaurimento del debito di guerra della Germania nei confronti dei Paesi vincitori della Prima Guerra Mondiale.

Ma come è possibile che un debito nato dal Trattato di Versailles nel giugno del 1919 sia ancora “acceso”? Seguitemi. La storia è interessante.

La Germania – dopo aver perso la Guerra – si sedette alla conferenza di Versailles con l’obiettivo di limitare i danni. Non ci riuscì. Il principale rappresentante del Tesoro Britannico era l’economista John Maynard Keynes. Lasciò per protesta perchè ritenne troppo dure le condizioni imposte alla Germania. Con lungimiranza vide che le condizioni della pace avrebbero posto le premesse per una guerra ancora più micidiale. Ma il Presidente americano Woodrow Wilson rifiutò stupidamente l'idea di annullamento dei debiti di guerra e di un programma di credito per l'Europa.

Il grande errore della Conferenza di pace di Parigi fu la questione delle riparazioni imposte alla Germania e la "clausola della responsabilita' della guerra" (art. 231 del Trattato di Versailles): la Francia e la Gran Bretagna pretesero che la Germania pagasse non solo i danni arrecati ai civili (le riparazioni vere e proprie), ma anche l'intero costo sopportato dai governi alleati per la prosecuzione della guerra, cioè un'indennità.

Al ritorno in Inghilterra, in estate, Keynes scrisse “Le conseguenze economiche della pace” (Adelphi, 2007) , dove paragonò la pace di Versailles alla pace cartaginese, quando l’Impero Romano impose durissime condizioni a Cartagine al termine della vittoriosa seconda Guerra Punica.
L’importo delle sanzioni fu fissato in 132 miliardi di marchi oro (Goldmark, letteralmente marco d'oro, era il nome usato per la valuta dell'Impero tedesco dal 1873 al 1918), da pagarsi a rate con l’interesse del 6%. Una cifra enorme per la giovane Repubblica di Weimar (1919-1933).

Cosa fece la Germania per pagare il debito? Diede retta a Mefistofele.
Questo l’incipit del blog Faust e il Governatore: "Nella seconda parte del Faust, Mefistofele consiglia all'Imperatore di finanziare le proprie guerre contro l'Antimperatore stampando banconote senza preoccuparsi della loro quantità. Il popolo è felice, consuma. La crescita dell'economia riparte. L'Imperatore è stordito dalla meraviglie che gli vengono prospettate, ma obietta: che cosa garantirà il valore di quelle banconote? Mefistofele suggerisce di stampare moneta senza preoccuparsi di garantirne il valore, la stabilità. Finanziandoli con l'inflazione".


Bimbo gioca con i marchi senza valore
 La Germania, quindi, iniziò a stampare moneta, senza nessun riguardo alle riserve di oro che avrebbero dovuto garantire la valuta. Si sviluppò un’inflazione galoppante, che causò la rapidissima svalutazione della moneta. Se nel 1914 ci volevano quattro marchi per un dollaro, alla fine della guerra, il cambio passò a 14, nel luglio del ’22 a 493, nel novembre 1923 l’ultima transazione ufficiale disse 4.200.000.000.000 marchi per un dollaro americano. Così racconta lo storico Hutchinson:
"L'insieme delle politiche attuali riflettono quelle della Germania nel periodo tra il 1919 e il 1923: il governo di Weimar era restio a imporre tasse per finanziare la ricostruzione postbellica e pagare i danni di guerra alle nazioni vincitrici, e quindi produsse grandi deficit di bilancio. Mantenne i tassi di interesse molto al di sotto dell'inflazione, allargando rapidamente il flusso monetario, e coprendo il 50% della spesa pubblica con il signoraggio - stampando moneta e utilizzando i profitti della sua emissione”.
Furono stampate soprattutto banconote di carta (conosciute come Kriegsgeld, letteralmente moneta di guerra) di taglio elevato. Non furono quasi più coniate monete, tranne per alcune serie da 200 e 500 marchi d'alluminio. Il Papiermark (letteralmente marco di carta) fu prodotto in enormi quantità: esistevano anche tagli da 100.000.000.000.000 marchi (100.000 miliardi).
Così raccontò Frederich Kessler, docente di Legge alla Harvard University, sull'iperinflazione nella Repubblica di Weimar: “Fu orribile. Orribile! Colpì come un fulmine. Nessuno se l'aspettava. Gli scaffali dei negozi erano vuoti. Coi tuoi soldi di carta non potevi comprare nulla." Keynes, nel descrivere il processo inflazionistico verificatosi in Austria dopo la prima guerra mondiale, racconta come la gente ordinasse due birre alla volta, perchè i prezzi crescevano più in fretta del tempo necessario a berle.

Elias Canetti
Elias Canetti in modo magistrale in Massa e Potere (Adelphi, 1981) spiega come l’iperinflazione abbia effetti sconvolgenti e i suoi effetti non sono limitati al momento stesso in cui si verifica. “Improvvisamente l’unità di denaro perde la sua personalità, e si trasforma in una massa crescente di unità che hanno sempre meno valore, quanto più grande è la massa. Si hanno d’improvviso in mano milioni che si sarebbero sempre posseduti così volentieri; ma essi non sono più tali, conservano soltanto il nome. E come è possibile contare fino a qualsiasi cifra, così il denaro può svalutarsi fino al più infimo grado....L’uomo che vi aveva riposto la sua fiducia non può fare a meno di sentire come proprio il suo svilimento. A causa dell’inflazione, tutte le cose esteriori sono coinvolte nell’oscillazione, nulla è sicuro, l’uomo stesso è sminuito. ...La massa si sente svalutata poichè il milione è svalutato”. Canetti aggiunge che “difficilmente i tedeschi sarebbero giunti a tanto (nel trattamento degli ebrei, ndr) se pochi anni prima non avessero sperimentato un’inflazione a causa della quale il valore del marco calò nella misura di un bilione. Sugli ebrei essi scaricarono quella inflazione come fenomeno di massa”.

Il Rentenmark è stata la valuta emessa il 15 novembre 1923 per fermare l'inflazione del 1922-1923. Sostituì il Papiermark, che era stata completamente svalutata. Il Rentenmark (che era pari a 1.000.000.000.000 vecchi marchi) fu solo una valuta temporanea, e non ebbe valore legale. Fu comunque accettata dalla popolazione e riuscì effettivamente a fermare l'inflazione.
Intanto nel gennaio 1923 la Francia aveva militarmente occupato il bacino minerario tedesco della Ruhr, come garanzia per le dovute riparazioni di guerra stabilite dal Trattato di Versailles, tagliando il governo tedesco dal principale elemento della ripresa economica. I francesi si ritirarono alla fine del 1923, senza ottenere alcunchè.

La prima correzione di rotta avvenne con il Piano Dawes, dal nome del finanziere e politico americano – futuro vicepresidente - Charles Dawes.
Tale piano fu basato su due pilastri:
1. la ripresa dei pagamenti tedeschi secondo rate crescenti, ma senza definire un ammontare complessivo e la riorganizzazione della Banca Centrale Tedesca – Reichsbank – guidata da Hjalmar Schacht;
2. la creazione di una nuova moneta, il Reichsmark, che avrebbe sostituito il Rentenmark. In tal modo i tedeschi avrebbero potuto pagare i loro debiti emettendo un prestito obbligazionario da collocare sul mercato dei capitali (con un interesse del 7%) per una somma totale di 800 milioni di marchi oro, garantiti dalle azioni della società ferroviaria tedesca e da un'ipoteca sugli introiti fiscali. Il Reichsmark divenne la nuova valuta con valore legale il 30 agosto 1924.

Il Piano Dawes non fu sufficiente. Cinque anni dopo fu dato il via al Piano Young, che consentiva alla Germania di spalmare il pagamento dei debiti fino al 1988 e lanciava il collocamento sul mercato di un’altra obbligazione con una cedola più contenuta (5,5%).
Ma per l’ideologia nazista – Hitler divenne Cancelliere nel 1933 – le riparazioni di Versailles rappresentavano una vergogna da cancellare a tutti i costi, quindi i pagamenti furono bloccati.

Bisognerà aspettare il 1945 per veder tornare all’ordine del giorno il tema delle riparazioni della Prima Guerra Mondiale. Alla Conferenza di Londra del 1953, il capo-delegazione tedesco Josef Abs – poi Presidente della Bundesbank – convinse le controparti ad abbassare le riparazioni a 30 miliardi di marchi. Ma rimasero fuori dalle trattative due emissioni obbligazionarie dirette a raccogliere risorse finanziarie per adempiere al Piano Dawes e al Piano Young pari a 125 milioni di euro. Ora, dopo oltre 90 anni dalla Conferenza di Versailles, la Germania estingue completamente i suoi debiti.

Finalmente! esclama Frau Merkel.

4 commenti:

  1. complimenti una grande lezione di storia. Sinceramente non ero a conoscenza di tali eventi. Come sempre bisogna sapere la storia per comprendere il presente. Sandro

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  2. Ecco cosa succede a finanziare la spesa pubblica stampando moneta anzichè chiedere soldi in prestito al mercato emettendo titoli di stato.

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  3. Un articolo veramente interessante.
    E' incredibile come la Germania sia riuscita ad estinguere un debito tanto grande in meno di un secolo, tenendo in considerazione anche gli effetti negativi causati dalla seconda guerra mondiale.
    Forse sarebbe il caso di incominciare a guardare al caso tedesco come un esempio da imitare seriamente.

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  4. Ieri sul Sole Claudia Galimberti scrive: "Nel 1919 una pagnotta costava 1 marco; nel 1923 costava 100mila milioni (100 miliardi) di marchi. L'iperinflazione della Repubblica di Weimar è un esempio di signoraggio mal usato".

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