Il 2 luglio 1982 - lo stesso giorno il cui il Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta rispondeva alla prima tornata di interrogazioni parlamentari - i tre commissari straordinari del Banco Ambrosiano si incontrarono con i rappresentanti dello IOR, ai quali chiesero il rimborso dei finanziamenti effettuati dal Gruppo Ambrosiano estero alle società patrocinate dallo IOR, ma i dirigenti vaticani rifiutarono ancora di riconoscere il debito, esibendo le lettere di manleva che lo stesso Calvi aveva consegnato a monsignor Marcinkus.
Il Banco Ambrosiano attraverso le sue consociate estere vantava una posizione creditoria nei confronti dello IOR, presieduto da Paul Marcinkus. Le consociate estere dovevano 748 milioni di dollari all’Ambrosiano S.p.A., 788 milioni di dollari alle banche dell’euromercato, 102 milioni di dollari ad altre consociate, il tutto per un valore di 1.633 milioni di dollari. Le consociate, a loro volta, dovevano avere dallo IOR e da sue patrocinate 1.159 milioni di dollari.
La situazione precipitò in seguito alla fuga di Calvi all’estero. I vertici del Banco furono costretti a chiedere il commissariamento e la Banca d’Italia ne assunse la gestione straordinaria.
Andreatta allora si incontrò con l’allora Governatore della Banca d’Italia Ciampi, e con alcuni esponenti del mondo bancario, i quali ritennero di non partecipare a una ricapitalizzazione del Banco, necessaria per evitare la messa in liquidazione.
Nei giorni successivi Andreatta esaminò gli aspetti giuridici e procedurali riguardanti le varie ipotesi. La soluzione più adatta divenne la cessione immediata di attività e passività a un nuovo organismo, che avrebbe ridotto il carico finanziario delle banche intervenenti e l’onere da ripianare.
Il 6 agosto il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR) deliberò all’unanimità la liquidazione coatta amministrativa del Banco Ambrosiano. Lo stesso giorno Andreatta firmò il decreto di revoca dell’autorizzazione all’esercizio. Contestualmente fu sancita la nascita del Nuovo Banco Ambrosiano, con la partecipazione degli istituti che avevano contribuito durante la gestione straordinaria, la cui guida fu affidata a giurista Giovanni Bazoli.
Andreatta e Ciampi dovettero resistere a forti pressioni perché fosse evitato il fallimento del Banco Ambrosiano. La rilevanza dei rapporti intrattenuti da Calvi con importanti esponenti del mondo politico, dell’alta finanza, delle gerarchie ecclesiastiche, della loggia massonica P2 e della criminalità organizzata.
Ritengo opportuno ricordare che il 27 marzo 1982, il vicedirettore del Banco Ambrosiano Roberto Rosone fu gambizzato durante un agguato teso da membri della Banda della Magliana, dove perse la vita colpito a morte da una guardia giurata Danilo Abbruciati, detto Er Camaleonte, uno dei capi della Banda.
Il 18 giugno 1982 il presidente del Banco Ambrosiano venne trovato morto a Londra, impiccato sotto il Blackfriars Bridge (per i cultori della materia, non è causale che Calvi sia stato impiccato sulla riva del Tamigi dove la competenza nelle indagini non spettava a Scotland Yard).
Roberto Calvi è stato assassinato. Mentre Sindona si è suicidato, come dimostrato da Turone/Simoni in “Il caffè di Sindona” (Garzanti, 2009) e spiegato nel post http://fausteilgovernatore.blogspot.com/2010/09/sindona-i-depositanti-i-cambi-il-suo.html, Calvi è stato ammazzato.
Questa la testimonianza del pentito Francesco Marino Mannoia - ritenuto attendibile da Giovanni Falcone - in una nota informativa dello SCO in data 9.7.1991.
“La morte di Calvi era di interesse del mio compare Calò, cioè in gergo Calò aveva dato incarico di uccidere Calvi...Pullarà disse: “Ma che suicidio del cazzo, quello è stato strangolato da Francesco Di Carlo..poi è stato impiccato per farlo sembrare suicidio...Pullarà mi precisò che Calvi si era impossessato di decine di miliardi di Calò e Gelli, che tali somme di denato erano state recuperate, ma che Calvi era diventato inaffidabile”.
In sintesi le ragioni dell’omicidio di Roberto Calvi appaiono riconducibili a:
1) alla paura che Calvi potesse trasformarsi in una “scheggia impazzita inaffidabile”;
2) al timore che Calvi potesse rivelare informazioni di cui era in possesso sui movimenti di ricilaggio di ingentissime somme di denaro provenienti dalle attività illecite collegate a Cosa Nostra;
3) al timore che Calvi potesse tentare di salvarsi attraverso manovre ricattatorie nei confronti dei suoi vecchi alleati con i quali fino a un certo punto aveva gestito l’investimento di tali ingentissime somme di denaro.
Non è finita! Vi aspettiamo domani per la terza parte.
molto interessante, consiglio caldamente:
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=ZuUlymH6bco
non c'è niente di più efficace della storia
per capire il presente
andrea "copper"
precisazione per gli appassionati di De Cataldo e della saga di Romanzo Criminale. Nel libro, nel film e nella serie Danilo Abbruciati è Nembo Kid (anche se il suo soprannome storico corretto è quello riportato da Benia)
RispondiEliminasaluti