lunedì 30 luglio 2012

Quiz di buon compleanno di Faust e il Governatore

Era il 30 luglio 2010. Stimolato dai miei studenti dell'Università di Bergamo, mi sono buttato in questa avventura del blog. Affascinante e coinvolgente. Ho lettori che quando non vedono il blog mattutino, mi scrivono per sapere perchè. Crisi di astinenza da Faust.

Il primo post a chi potevo dedicarlo? Al grande Carlo Azeglio Ciampi e al suo metodo.

Sono passati due anni e quindi do a voi lettori un po' di numeri:
- 100.787 pagine viste; una media di circa 5.000 pagine al mese (a regime);
- 757 commenti pubblicati (il record segnato dal post sui taxisti con contumelie, insulti, lettere sui giornali; vaste programme);
- 258 post pubblicati in totale;
- il post più letto in assoluto è Lo spread BTP-BUND

Beh insomma, bei numeri.

In occasione del compleanno del blog, e visto che siamo in clima vacanziero, vi sottopongo un quiz economico:

Chi ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Il movimento sindacale spagnolo è complice nell’iperprotezione di quelli che hanno un lavoro a spese dei giovani che cercano un primo impiego»?

a) L'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne
b) Il Presidente di Confindustria e patron di Mapei, Giorgio Squinzi
c) Il segretario generale della Fiom Cgil, Maurizio Landini
d) Il segretario dei metalmeccanici tedeschi, Berthold Huber


Un attimo di riflessione...


Risposta corretta: d) Berthold Huber

Corollario. Quando avremo dei sindacati all'altezza del sistema tedesco, potremo avere stipendi allineati alla produttività. Se sale la produttività, anche i salari possono crescere. Il Clup - costo del lavoro per unità di prodotto - domina qualsiasi analisi.

In Italia abbiamo il sindacato più forte d'Europa e gli stipendi più bassi del continente. Bel risultato, vero?

E ai giovani chi ci pensa?

mercoledì 25 luglio 2012

I mercati sono efficienti? Si sbagliano o hanno ragione?

Qualche tempo fa, il professor Masciandaro – direttore del Centro Paolo Baffi sulle banche centrali e la regolamentazione finanziaria - ha scritto sul Sole 24 Ore: Una spirale da fermare

In particolare dissento su un punto: “Ed allora continuiamo a tenerci un eccesso di volatilità che nulla ha a che vedere con i fondamentali reali del sistema economico, ma riflette ed amplifica uno stato di diffusa incertezza, che crea profitti privati e danni pubblici. Emblematico il caso degli spread sui titoli pubblici: quando del loro erratico procedere è spinto ed esasperato da derivati meramente speculativi?“

La speculazione è positiva, dà disciplina, è il nostro vincolo esterno (Guido Carli, cit.). Ne abbiamo parlato diffusamente nel post “Leopardi, l'infinito e la speculazione “brutta e cattiva”

Nei giorni successivi ho discusso su questi temi con un mio amico professore, il quale mi dice: “Sforzandomi a fare il ricercatore con scienza e coscienza, il postulato che "i mercati funzionano bene e sempre" purtroppo non me lo posso permettere. Ma lo lascio volentieri disponibile a chiunque cerchi una comoda e semplice coperta di Linus (purchè non voglia fare l'economista)”.

Che i mercati non siano sempre efficienti è evidente. Hanno scommesso sui cdo (collateral debt obbligation) americani di pessima qualità - con mutuatari ninja (no job no income no asset).
Hanno pagato spread risibili negli anni scorsi sull’Italia, la Spagna e la Grecia, sottovalutando pesantemente il rischio di credito.

Monti su questi punti – intervistato dalla Stampa  è illuminante: “L’altra cosa necessaria è un insieme di misure realizzabili, nell’assetto attuale sia dei Trattati che delle istituzioni, misure più efficaci per dare stabilità finanziaria all’eurozona. E questo passa attraverso una più piena unione bancaria, con avanzamenti per quanto riguarda la vigilanza, la supervisione integrata, se possibile unitaria. Passa attraverso la garanzia sui depositi. Passa per nuovi meccanismi che siano in grado di fare ponte con i paesi che hanno adottato seriamente gli impegni delle regole comunitarie, li hanno realizzati e che tuttavia scontano una certa inerzia e diffidenza. A volte impiegando molto tempo per ottenere nei mercati un riconoscimento adeguato. E naturalmente i mercati vanno tenuti ben presenti, anche se non sono il benchmark della perfezione: abbiamo visto che hanno dormito per 8-9 anni dopo l’ingresso nell’euro e i tassi di interesse hanno spesso consentito ai governanti di dormire. Oggi siamo in una situazione di sveglia acuta, di insonnia, di convulsioni e, così come allora ostacolava l’adozione di misure buone perché dava l’impressione che non fossero necessarie, oggi di nuovo il mercato finisce per scoraggiare le scelte buone, perché diversi Paesi si trovano a far sempre più fatica a far comprendere alle opinioni pubbliche che politiche giuste vanno continuate.

In Italia siamo particolari. Parliamo di mercati inefficienti quando scendono. Quando salgono e gli investitori comprano BTP a piene mani (il 3 dicembre 1998, spread negativo sul Bund, thank you Carlo Azeglio Ciampi), sono considerati efficienti.

In relazione alle materie prime, assistiamo alle stesse valutazioni. Quando il prezzo del petrolio sale, è colpa della speculazione - vedasi post Leopardi, l'Infinito e la speculazione brutta e cattiva, quando scende sono i fondamentali.

Corrado Guzzanti, alias lo studente Lorenzo, principe dell'incoerenza, direbbe: #madechetestainventà

giovedì 19 luglio 2012

Omaggio a Paolo Borsellino, magistrato assassinato da Cosa Nostra il 19 luglio 1992

Il 19 luglio del 1992 una autobomba in Via D’Amelio a Palermo annientò Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta.

Borsellino tutte le domeniche andava a trovare - in Via D'Amelio - la madre. Cosa Nostra mise sotto controllo il telefono di casa Borsellino così da sapere con certezza quando il magistrato si sarebbe recato in Via D'Amelio.

Sul sedile posteriore della macchina di Borsellino è stata trovata intatta la sua borsa di pelle. Dentro però non si è trovata l'agenda rossa, da cui non si separava mai.

Io mi ricordo ancora i funerali di Paolo Borsellino. Non fu un funerale, ma una rivolta. Migliaia di carabinieri cercarono di tenere lontano la gente dalla chiesa. Ma non ce la fecero. La rabbia della gente era così forte che si passò agli spintoni, agli insulti verso la classe politica romana che scende a Palermo solo per i funerali.

Borsellino – dopo l’assassinio del suo amico e collega Giovanni Falcone (vedi post Omaggio a Falcone) il 23 maggio 1992 – era considerato a Palermo “Un morto che cammina”. Ma fino alla fine restò coerente con il suo motto: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.

In tempi come gli attuali in cui per essere considerati colpevoli, la politica ci propina in continuazione la necessità della condanna definitiva, ricordiamo il pensiero di Borsellino:

L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E NO! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati”.

Via D'Amelio dopo lo scoppio dell'autobomba
Protagonista del Pool di Palermo negli Anni ’80 – costituito dal giudice Chinnici insieme a Falcone, Di Lello, Borsellino, Guarnotta - Paolo Borsellino costituì il cuore pulsante della Procura di Palermo: insieme a Giovanni Falcone scrisse dentro le strutture del carcere dell’Asinara – per evitare attentati – la requisitoria al maxi-processo. Il processo si concluse con l'accoglimento delle tesi investigative del pool e l'irrogazione di 19 ergastoli e 2.665 anni di pena.

In virtù di una promozione di merito quale Procuratore della Repubblica di Marsala – caso raro al Consiglio Superiore della Magistratura, che fonda le sue valutazioni sull’anzianità – Paolo Borsellino fu attaccato dalle colonne del Corriere della Sera da Leonardo Sciascia.

Lo scrittore siciliano si scagliò contro questa nomina invitando il lettore a prendere atto che "nulla vale più, in Sicilia, per far carriera nella magistratura, del prender parte a processi di stampo mafioso".

Borsellino fu definito da Leonardo Sciascia "professionista dell'antimafia". Borsellino commentò solo dopo la morte di Falcone: "Tutto incominciò con quell’articolo sui professionisti dell'antimafia". Bella carriera, dico io, ha fatto il povero Borsellino!

Tutti i banditi, i ribaldi, i ladri, i mafiosi hanno utilizzato per anni l'articolo di Sciascia - come scrittore giù il cappello, come giornalista, stendiamo un velo pietoso - come alibi alle loro malefatte.

All’inizio di luglio 1992, in un’intervista a Lamberto Sposini, Borsellino disse: “Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà (poliziotto eccezionale ammazzato dalla mafia nel 1985, insieme al suo fido uomo della scorta Roberto Antiochia, la cui madre, Saveria, andrà per anni nelle scuole a testimoniare la storia di suo figlio, ndr) - allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985. Mi disse: "Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano".

Non è stato bello stamane leggere l'intervista a Marcello Del'Utri che ha dichiarato a Repubblica: "Invece di definire eroe Borsellino, chiamo eroe Mangano (uomo di Cosa Nostra, definito "stalliere", residente per anni ad Arcore, ndr). Mangano è il mio eroe, ha pagato per non aver ceduto al ricatto di accusare me e Berlusconi".

Nel recente libro di Enrico Deaglio - Il vile agguato. Chi ha ucciso Paolo Borsellino. Una storia di orrore e di menzogna (Feltrinelli, 2012) - leggiamo: "Ora che sono passati vent'anni non solo non sappiamo chi l'ha ucciso, ma innumerevoli versioni, continue verità, continuano a ucciderlo. Borsellino viene continuamente riesumato in uno spettacolo macabro che insulta la sua memoria e noi spettatori. E' stato Scarantino (pentito rivelatosi fallace, ndr). No Spatuzza (altro pentito, sembra puiù credibile, ndr). E' stato Riina; no, i fratelli Graviano. La polizia ha imbeccato Scarantino per proteggere i veri colpevoli. E' come Piazza Fontana. E' stato lo Stato, lo Stato Mafia, la Mafia Stato; il Doppio Stato...E' stato il Fato".

La verità in Italia si raggiunge con molta fatica, e dopo molti anni.

Oggi alle 16.58, a vent'anni esatti dalla strage di Via d'Amelio, al Palazzo di Giustizia di Milano verrà osservato un minuto di silenzio per ricordare Paolo Borsellino. Facciamolo anche noi.

Caro Paolo Borsellino, ti sia lieve la terra.

venerdì 6 luglio 2012

Omaggio a Giorgio Ambrosoli, simbolo di libertà e responsabilità

33 anni fa, nella notte tra l'11 e il 12 luglio 1979 il killer William J. Arico assassinava con tre colpi di pistola l'Avv. Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana.

Michele Sindona - finanziere siciliano vicino a Cosa Nostra, vedi post a lui dedicato - nel marzo 1986 verrà condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Milano quale mandante dell' omicidio dell' avvocato Ambrosoli.

In un Paese dove spesso "Trionfano il sotterfugio, la furbizia, la forza, la disonestà sotto l'apparenza delle leggi uguali per tutti, coloro che si attengono alle leggi formali sono scavalcati ogni giorno da chi non le osserva" (Gherardo Colombo, Sulle Regole, Feltrinelli, 2008).

E' per questo motivo che oggi ricordiamo Giorgio Ambrosoli, professionista di grande levatura, integerrimo.

Ambrosoli ci ricorda Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, che disse: “Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi”.

A Paolo Baffi - Governatore della Banca d’Italia e vero riformatore del sistema bancario italiano negli anni ’70, unico rappresentante delle istituzioni ai funerali di Giorgio Ambrosoli – toccò una sorte simile. Baffi e Sarcinelli - che respingono improbabili piani di salvataggio (delle banche di Sindona) presentati loro anche da Franco Evangelisti, braccio destro di Andreotti - pagheranno carissima onestà e determinazione: Sarcinelli viene arrestato e a Baffi è risparmiato il carcere solo per l'età. Saranno poi prosciolti ma Baffi lascerà Via Nazionale.

A Umberto Ambrosoli - autore dell'emozionante Qualunque cosa succeda (Sironi, 2009) - e alla Signora Annalori va incondizionato il nostro caloroso messaggio: la memoria di Giorgio Ambrosoli è intatta.

I miei studenti hanno avuto la fortuna l'anno scorso di avere Umberto a lezione: un'ora e mezzo di silenzio assoluto, attentissimi nell'ascolto di una storia commovente e attuale.

A lezione i miei studenti sanno a chi rivolgersi nel cielo degli onesti. Come dice Corrado Stajano – autore dell’imprescindibile Eroe borghese (Einaudi, 1991): “Giorgio Ambrosoli non è stato dimenticato. Trentadue anni dopo il suo assassinio nel centro di Milano, le ragioni della memoria di quel che accadde — un uomo che si fa uccidere nel nome dell’onestà — sono rimaste intatte. Il suo nome è diventato infatti un modello morale e civile”.

Sandro Gerbi - nel suo Giorgio Ambrosoli. Nel nome di un'Italia pulita (a cura di Sandro Gerbi, Aragno, 2010) - scrive: "Nemmeno oggi i "Sindona sono delle eccezioni, e per questo la testimonianza e il rigore dell'avvocato vanno rimeditati. La battaglia non è stata vinta, anzi: c'è un'Italia che forse non la vuole vincere e gira colpevolmente la testa da un'altra parte. Non per nulla una quindicina di anni fa Alessandro Galante Garrone parlava del perdurare di una "stagnante inerzia" e di una "questione morale" irrisolta".

Noi ricordiamo Giorgio Ambrosoli con le parole di Carlo Azeglio Ciampi: "Commissario liquidatore di un istituto di credito, benché fosse oggetto di pressioni e minacce, assolveva all'incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si espose, perciò, a sempre più gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludere il suo mandato. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti all'estremo sacrificio".

Caro Giorgio Ambrosoli, ti sia lieve la terra.

mercoledì 4 luglio 2012

Einstein, Einaudi, Obama e la fame di futuro

Quest’anno alla prima lezione all’Università degli Studi di Bergamo di Storia dell’Unione Europea, ho portato con me Da Livorno al Quirinale (Il Mulino, 2010), intervista di Arrigo Levi a Carlo Azeglio Ciampi

Ho aperto a pagina 121 e ho iniziato a leggere: "Studiare come un forsennato vuol dire scavare problemi, capirli, non mandare meccanicamente a mente nozioni".
All’inizio gli studenti mi guardavano come un alieno, un extraterrestre. Un prof. che parla senza microfono, a braccio, non sulla cattedra, in maniera informale e molto poco frontale. Niente slide degli anni ’70, o lavagna luminosa.

Ho osservato con attenzione i volti sbigottiti degli studenti e ho toccato con mano la disillusione, la stanchezza, la pigrizia, la mancanza di ambizione, di determinazione.

Manca la fame di futuro, il desiderio di giocarsi il proprio destino.

Proprio in quel momento, ho tirato fuori dallo zaino un intervento di Barack Obama in occasione dell’apertura dell’anno scolastico 2009: “Questo è quello che voglio sottolineare oggi: la responsabilità di ciascuno di voi nella vostra educazione. Parto da quella che avete nei confronti di voi stessi. Ognuno sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire. Avete la responsabilità di scoprirlo...Che cosa farete della vostra possibilità di ricevere un’istruzione deciderà il futuro di questo Paese, nulla di meno. Ciò che oggi imparate a scuola domani sarà decisivo per decidere se noi come nazione sapremo raccogliere le sfide che ci riserva il futuro...Nessuno è nato capace di fare le cose, si impara sgobbando...Quindi da voi quest'anno mi aspetto serietà”.

Ieri Mario Calabresi direttore della Stampa ha scritto un pezzo fantastico – Se la crisi cancella una generazione  - sulla fame di futuro.

Il passaggio interessante è il seguente: “Viviamo di nostalgia del passato, un passato spesso idealizzato e totalmente riscritto nella nostra memoria, mentre avremmo bisogno di un’operazione radicale che torni a inserire nelle nostre teste il sentimento opposto: la nostalgia del futuro, la fame di futuro.

Da parte mia, immerso nelle letture del Governatore Paolo Baffi  (1975-1979), ho ripescato una citazione di Luigi Einaudi - storico Presidente della Repubblica e Governatore di Banca d’Italia - tratta da una relazione di Mario Talamona – L’eredità di Baffi economista (Roma, 11 maggio 1991):

"Nessuna conquista è mai definitiva. Non esiste un modo per garantire la libertà spirituale e politica od economica dell’uomo; perchè la vita è conquista perenne ed ogni giorno si perdono i valori antichi e se ne devono conquistare di nuovi".

Albert Einstein
Ho trovato delle forti similitudini tra Einaudi e il pensiero di Albert Einstein («Il mondo come io lo vedo») citato da Calabresi: «Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose...È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito . È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla».

Sveglia, ragazzi. Sta in noi (Carlo Azeglio Ciampi, cit.).