lunedì 4 ottobre 2010

Lo Ior, il purgatorio dei conti offshore

Ettore Gotti Tedeschi
Esilerante. Ettore Gotti Tedeschi, il presidente dello Ior - Istituto per le Opere di Religione - la banca del Vaticano, ha dichiarato giovedì scorso 1 ottobre: “Non abbiamo nulla da nascondere, tutto è stato fatto secondo le regole”. Credo che sia la battuta più bella della settimana.

Vediamo insieme chi è lo Ior, la sua storia, perchè è da qualche settimana sulla prima pagina dei giornali nazionali e internazionali – il Financial Times apre la prima pagina del 22 settembre con il titolo “Vatican bankers in laundering inquiry” .
Nato all’origine “Ad pias causas” con il timbro di Leone XIII, il 27 giugno 1942 papa Pio XII dà vita allo Ior, una banca vera e propria con lo scopo di far fruttare i capitali a disposizione. Lo Ior è una banca che nella storia ha fatto della segretezza il suo principale appeal.
La gestione dello Ior negli ultimi sessanta anni è stata contrassegnata da scandali e infortuni clamorosi. Alberto Statera – La banca di Dio, La Repubblica, 23.9.10 - in modo efficace così racconta: “Nel terzo millennio quel bunker protetto dalle guardie svizzere che svetta oltre la porta vaticana di Sant’Anna è giudicato se non proprio il paradiso, il purgatorio dell’offshore, dei misteriosi conti cifrati, del riciglaggio di denaro di origine opaca, di operazioni bancarie che virano sul grigio, quando non sul nero dell’inferno

Nel 1962 il finanziere mafioso Michele Sindona, vedi precedente post http://fausteilgovernatore.blogspot.com/2010/09/michele-sindona-un-affarista-corrotto.html
convinse lo Ior ad acquistare il 24,5% della Banca Privata Finanziaria. Nel 1969 papa Paolo VI affidò una consulenza a Sindona per la modernizzazione dello Ior. Proprio l’uomo giusto, che lungimiranza!
Successivamente furono numerose le partecipazioni comuni tra lo Ior e Sindona, compresi i movimenti di capitale nei paradisi fiscali.

Nel 1971 Paul Marcinkus fu nominato da papa Montini presidente dello Ior. Il suo bagaglio professionale era un corso di formazione bancaria negli Stati Uniti. Marcinkus era solito dire: “Il denaro? Non si dirigere la Chiesa con le Avemarie”. Traduzione: allo Ior per il denaro siamo disponibili a tutto, compreso a firmare lettere di patronage a favore di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, assassinato a Londra, sotto il ponte di Blackfriars il 17 giugno1982. Le lettere di copertura o patronage servivano alla creazione di una rete di società offshore dove confluivano i denari – circa duemila miliardi di lire dell’epoca - dei depositanti del Banco Ambrosiano.

Per avere un’idea degli stretti rapporti tra Calvi e lo Ior, riportiamo uno stralcio di una lettera di Calvi a papa Wojtyla poco prima di essere ucciso: “Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonchè delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello ior; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest; sono stato io in tutto il centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato”.

Il crac del Banco Ambrosiano vide il coinvolgimento diretto dei vertici dello Ior – Marcinkus fu indagato nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta - che si salvarono dall’arresto solo grazie all’extraterritorialità della Città del Vaticano.
Il Ministro del Tesoro dell’epoca, Beniamino Andreatta – cattolico - con decisionismo e competenza impose la liquidazione coatta amministrativa del Banco Ambrosiano. A seguito di ferree trattative, Andreatta ottenne dallo Ior un risarcimento di 242 milioni di dollari a titolo di “contributo volontario”.
Andreatta, un riformatore solido e geniale, pagò a caro prezzo – con solitudine ed emarginazione nel suo stesso mondo – la sua intransigenza nei confronti dello Ior.

Nel 1989 – con Marcinkus rimosso e spedito in esilio in Arizona - arrivò allo Ior Angelo Caloia, un banchiere vicino a Giovanni Bazoli. Il suo obiettivo fu di riportare un po’ di ordine nelle finanze vaticane. Ma Caloia, molto esibito all’esterno come prova del nuovo corso, viene molto ostacolato all’interno. Ingaggia una sua guerra personale con monsignor Donato de Bonis nel tentativo di modernizzare la banca.

Gli scandali continuano a segnare lo Ior. Nel 1993 la maxitangente Enimont viene pagata con CCT presenti sui conti vaticani. Poi Fiorani e i furbetti del quartierino. Poi Moggi. E sembra che neanche Angelo Balducci, Gentiluomo di sua Santità non si neghi un bel conto presso lo Ior. La cricca del G8 certo è gonfia di ricchezze da nascondere perchè ingiustificabili.
Nel 2009 a Caloia succede Ettore Gotti Tedeschi, docente di etica della finanza all’università Cattolica di Milano. Quando il nuovo presidente – definito dalla stampa il moralizzatore – si accinge a lanciare il suo progetto-trasparenza per restituire prestigio alle istituzioni pontificie travolte continuamente dagli scandali, arriva l’indagine della Procura di Roma con l’ipotesi di riciclaggio.

I fatti.
Il 30 aprile 2009 la Banca d’Italia con una “informativa” evidenzia la criticità di un conto corrente della banca vaticana presso la filiale 204 dell’ex Banca di Roma, allocata in Via della Conciliazione, meno di duecento metri da Piazza San Pietro, dove in due anni sono transitati sul conto Ior quasi 200 milioni di euro.
Da allora si sono succedute note, informative, circolari in cui la Banca d’Italia ribadisce lo status di banca extracomunitaria dello Ior ai fini della normativa antiriciclaggio.
Il 15 settembre 2009 l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) di Via Nazionale sospende due bonifici sul conto corrente Ior presso il Credito Artigiano, per complessivi 23 milioni di euro.
Tutto nasce dal decreto legislativo 231 del 2007, che non fa che recepire la direttiva Ue sull’antiriciclaggio, e prevede:

1. l’istituzione dell’Ufficio di Informazione Finanziaria;
2. obblighi di trasparenza, semplificati o rafforzati;
3. sanzioni per l’omessa comunicazione di informazioni su scopo e natura delle operazioni, nonchè sui soggetti per conto dei quali vengono disposte.

Mentre i vertici dello Ior parlano di “misunderstandings – lettera di Padre Federico Lombardi, Director Press Office of the Holy See, al Financial Times del 23.9.10 – between the Ior and the bank which received the transfer order", oppure di equivoci, le contestazioni dei magistrati romani non danno adito a interpretazioni:

1. “Mancato rispetto degli obblighi di adeguata verifica della clientela”, imposti dal decreto 231;
2. “Non sono stati individuati i titolari effettivi delle operazioni poste in essere dallo Ior";
3. “Fino al 31.1.2008 non risultano assolti gli obblighi di registrazione nell’archivio unico informativo delle operazioni di versamento di contante sul conto intestato allo Ior”;
4. “In materia di negoziazione dei titoli di credito, è stata riscontrata una prassi tendente a escludere la tracciabilità dei fondi trasferiti oltre che violazioni alla legge sull’assegno”.

Il 28 gennaio 2010 la Banca d’Italia comunica al Credito Valtellinese – che controlla il Credito Artigiano – che lo Stato Vaticano è incluso nella lista dei Paesi extracomunitari. Pertanto, nei rapporti con lo Ior si devono applicare gli obblighi rafforzati - e non semplificati – di adeguata verifica della clientela previsti dal decreto 231. In sostanza il Credito Artigiano avrebbe dovuto acquisire l’impegno formale dello Ior a identificare i clienti, ad assolvere gli obblighi di adeguata verifica, a fornire un flusso informativo periodico che consenta di associare alla clientela la movimentazione di assegni, l’esecuzione di bonifici, le operazioni in contanti.
In una nota del 4 marzo 2010, la Banca d’Italia segnala che “sono emerse difficoltà” nell’applicazione di quegli obblighi e aggiunge che, in caso di mancato rispetto della normativa antiricilaggio, le banche italiane devono astenersi dall’esecuzione di operazioni e segnalare “operazioni sospette”.
Il Credito Artigiano si attiva per far rispettare il decreto 231 allo Ior, ma nei 90 giorni stabiliti, non riesce a ottenere l’adempimento. Quindi il 15 aprile 2010 comunica a Banca d’Italia e allo Ior di aver bloccato l’operatività del conto dal 19 aprile. Ciò nonostante il 6 settembre la banca vaticana chiede di eseguire due bonifici di 3 e 23 milioni di euro a favore di conti su Banca del Fucino e JP Morgan di Francoforte, senza specificare le informazioni richieste. In sostanza lo Ior dice al Credito Artigiano: “Fate comunque il trasferimento, non avete titolo per opporvi”.
Al che il Credito Artigiano scrive all’UIF di non essere in grado di adempiere agli obblighi previsti dal decreto 231 e di sospendere le operazioni richieste. Il 15 settembre l’UIF congela i bonifici e il 21 il giudice ne ordina il sequestro preventivo per violazione della normativa antiriclaggio.

Interessante è anche l’operatività sul conto 49557 dello Ior presso il Credito Artigiano. Come attesta il decreto di sequestro del gip Maria Teresa Covatta, tra il 31.12.2007 e il 30.11.2009 nelle voci di uscita (pari a 116 milioni 310mila euro) e quelle di entrata (pari a 117 milioni 606mila euro) si registrano operazioni che sollecitano domande difficilmente liquidabili con la semplice risposta “operazioni di tesoreria”. Nel 2009 in tre occasioni a distanza di tre mesi esatti – 17 marzo, 17 giugno, 17 settembre – il conto 49557 viene alimentato da tre versamenti (22 milioni il primo, 25 milioni gli altri due) provenienti dalla estinzione di altri conti dello Ior “verosimilmente accesi presso il Credito Artigiano”. Sullo stesso conto vengono versati in due anni assegni circolari per oltre 2 milioni di euro. Il gip scrive: “Tali versamenti si riferiscono ad assegni tratti da altri su banche terze, a favore di numerosi soggetti ora non elencabili nel dettaglio, ma in ogni caso mai coincidenti con lo Ior, che vi appone solo il timbro di girata”. I misteri si infittiscono.

Equivoci? Misunderstandings? Giudichi il lettore.

Il decreto 231 è del 2007, siamo al 2010 e lo Ior non si è ancora reso adempiente alla normativa. I vertici parlano sempre al futuro. Padre Lombardi: “..its compliance for the norms and procedures will allow the Holy See to be included in the white list”. Noi ci limitiamo a riportare l’agenzia Apcom del 30.9.10: “L’Istituto opere per la religione (Ior), finito in un’indagine della Procura di Roma sulle norme antiriciclaggio, non compare nella lista dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) relativa ai Paesi che hanno applicato gli standard fiscali internazionali (cosiddetta ‘white list’) nè nella lista dei Paesi che si sono impegnati ad applicare tali standard ma non lo hanno ancora fatto (cosiddetta ‘grey list’). L’Ocse ha pubblicato oggi l’ultimo aggiornamento di queste due liste”.

Non è finita. Rimane sul tavolo di Gotti Tedeschi il problema - grosso - dei conti “congelati”. Il Sole 24 Ore del 28.9.10 scrive: “Da ambienti d’Oltretevere si osserva che a breve saranno definite le procedure per arrivare alla chiusura dei conti “congelati”, ormai giudicati incompatibili con l’ingresso nella white list”. I conti ancora in sospeso – più di 100 e per un valore stimato di alcune decine di milioni di euro - furono congelati alcuni anni fa dal Segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Si tratta di conti che negli scorsi decenni erano utilizzati per convogliare fondi non legati all’attività della Santa Sede. Il nuovo corso vorrebbe chiudere questi conti, cancellando la possibilità che altri laici possano mai aprirne in futuro. Se ne è parlato ma non è mai accaduto nulla.
Tra questi conti c’è anche il conto n. 001-3-14774-C intestato alla “Fondazione Cardinale Francis Spellman”, aperto allo Ior con le firme autorizzate di Donato de Bonis – numero due dello Ior dal 1970 - e Giulio Andreotti, già numerose volte presidente del consiglio e senatore a vita.

Ma questa è un’altra storia.

1 commento:

  1. La solita Chiesa moralizzatrice, ma vuota di valori, che si sente sopra le parti e per questo non costretta a rispondere alle regole dello Stato. Una Chiesa medioevale che, beneficiaria di privilegi acquisiti "di diritto", derivanti "dall'alto" per la sua funzione evangelica. Speriamo che finalmente lo Stato Italiano, laico per definizione, inizi a dimostrarsi tale di fatto, smascherando tutti gli "inciuci", per usare un termine televisivo, e raddrizzando tutte quelle situazioni nelle quali si è sempre chiuso un occhio per paura di offendere il cardinale, il vescovo di turno.

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