mercoledì 13 ottobre 2010

Andreatta, lo IOR e il Banco Ambrosiano - Terza parte

Roberto Calvi
Sappiamo che in Italia i processi durano una vita. Anche nel caso Calvi, i processi si sono chiusi poco tempo fa e non si è ancora giunti in Cassazione.
In occasione dell’ultimo processo di primo grado, il pm dell‘accusa Luca Tescaroli ha sostenuto nel 2005: “Gli imputati, avvalendosi delle organizzazioni di tipo mafioso denominate Cosa Nostra e Camorra, cagionavano la morte di Roberto Calvi al fine di punirlo per essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle predette organizzazioni; conseguire l’impunità, ottenere e conservare il profitto dei crimini connessi all’impiego e alla sostituzione di denaro di provenienza delittuosa; impedire a Calvi di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali della massoneria, della Loggia P2 e dello IOR, con i quali avevano gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro”.

Aggiungiamo che:

Roberto Calvi, assassinato sotto il Blackfriars Bridge
1) Calvi era debilitato fisicamente, un uomo in tali condizioni non poteva compiere acrobazie per impiccarsi sotto un ponte; il pm scrisse: “Sulla base degli esperimenti giudiziari espletati è “da escludersi che in seguito al percorso descritto non rimangano indelebili tracce di ruggine nelle mani, nelle scarpe e nei vestiti...che non potevano non venire a contatto – e ripetutamente – con i supporti metallici ossidati mediante uno strusciamento che avrebbe dovuto lasciare ben evidenti ed indelebili segni di ruggine e altre sostanze imbrattanti...”

2) Calvi era solito portare un copridita al dito indice della mano destra che “era solito sanguinare” a un semplice sfregamento su parete ruvida, ma in sede di esame autopico nulla è stato rilevato in proposito. Il Tribunale civile di Milano ha osservato che “le fasi di attraversamento dell’impalcatura e delle ipotizzate manovre di scivolamento a scopo suicidario dalla sbarre avrebbero provocato lesioni e abrasioni quantomeno all’indice della mano desra di Calvi che era stato leso a causa di un incidente domestico avvenuto nel 1969 con conseguente intervento di chirurgia plastica d’urgenza consistente nel chiudere, con tessuto cutaneo prelevato da altra parte del corpo, la ferita”.

Il 4 luglio 2010 una sentenza della Corte d’assise d’Appello di Roma – a 28 anni dall’omicidio di Calvi - conferma quella emessa in primo grado il 6 giugno 2007, dove secondo la Corte non fu dimostrata la colpevolezza degli imputati. Il rappresentante dell’accusa, Luca Tescaroli, aveva chiesto la condanna all’ergastolo dei tre imputati per l’omicidio dell’ex presidente del Banco Ambrosiano trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri.
L’accusa per Carboni e Calò, ex cassiere della mafia, e Diotallevi, già coinvolto in indagini sulla banda della Magliana era quella di aver organizzato la morte di Calvi, in concorso tra loro e con altri non ancora identificati, avvalendosi delle organizzazioni criminali di tipo mafioso «per punirlo di essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle organizzazioni criminali». La sentenza, pur assolvendo gli imputati, conferma che Roberto Calvi è stato assassinato.

Torniamo ad analizzare il comportamento competente e rigoroso del Ministro del Tesoro.
Beniamino Andreatta
Andreatta, sempre nel suo intervento alla Camera il 2 luglio 1982, spiegò: “La storia delle banche ha presentato in passato gravi episodi di criminalità economica, che hanno indotto le autorità a rafforzare i controlli. Ogni volta le tecniche impiegate per aggirare le disposizioni degli ordinamenti sono divenute più sofisticate. La vicenda del Banco Ambrosiano rappresenta la più grave deviazione di un’importante istituzione bancaria rispetto alle regole della professione, verificatesi in un grande paese industriale in questi ultimi 40 anni. Essa è anche il frutto di una confusione dei poteri, di influenze, di ambiti, che ha caratterizzato taluni aspetti della vita italiana di questo decennio. Al fondo di questa vicenda c’è la solita miscela, che ha caratterizzato tutti gli altri scandali della storia bancaria italiana, fatta di scorrettezze amministrative, di familiarità politiche, di legami indecifrati”.

E’ significativo sottolineare che Andreatta non si diede per vinto e continuò a combattere per ottenere il dovuto dallo IOR, socio di fatto di Roberto Calvi.

Venne quindi costituita una Commissione mista Stato Italiano/Stato Vaticano. I tre commissari scelti dal Vaticano furono Pellegrino Capaldo, l’Avvocato Agostino Gambino (già difensore di Sindona http://fausteilgovernatore.blogspot.com/2010/09/michele-sindona-un-affarista-corrotto.html , è stato chiamato nel luglio 2005 dal pessimo Governatore Fazio per contraddire il parere degli uffici interni di Bankitalia sfavorevole a Fiorani e alla Banca Popolare di Lodi, che non rispettava i requisiti patrimoniali di vigilanza in occasione della scalata a Banca Antonveneta) e Mons. Dardozzi, ascoltatissimo consigliere di Agostino Casaroli, il Segretario dello Stato del Vaticano.

Una volta che i tre commissari comunicano che la tesi minimalista sulle responsabilità vaticane non può passare, il cardinale Casaroli suggerisce una soluzione più ragionevole - rispetto alla convinzione di Marcinkus “Se non siamo colpevoli non dobbiamo pagare”. Il verbale della tesissima riunione recita: “Sua Eminenza il cardinale segretario di Stato ha osservato che il fondamentale obiettivo è di salvaguardare l’immagine della Santa Sede e ha espressso l’opinione che una composizione amichevole della vertenza appare indispensabile...Essendosi comunque verificato un dissesto produttivo di danni, a carico di soggetti terzi, in attività in cui lo IOR non è assente, motivi di ragionevolezza e di equanimità militano a favore di un intervento dell’Istituto”.

La partita debitoria dello IOR viene chiusa il 25 maggio 1984 a Ginevra. Lo IOR, pur proclamandosi estranea al dissesto, si dichiara disposta a versare un “contributo volontario“ di 242 milioni di euro al Banco Ambrosiano. E' un’implicita ammissione di correità. La mossa corretta, se veramente estranea, sarebbe stata quella di unirsi alle banche del comitato creditori.

1 commento:

  1. Lo IOR e la sua struttura sono la manifestazione più palese di come la Chiesa non abbia ancora accettato la distinzione e separazione tra potere temporale (che spetta alla religione e riguarda le cose non terrene) e potere secolare (che spetta agli Stati e riguarda il governo delle cose materiali). E' assurdo che la Chiesa cristiana, che dovrebbe essere esempio di umiltà, sia ad oggi una enorme potenza economica (si pensi solo ai soldi che la Chiesa riceve, annualmente, grazie alle "donazioni" dell'otto per mille..).
    Anzi, appare perlomeno ridicolo che coloro che predicano il rispetto delle regole, siano i primi a vietarle, essendo a capo di una banca che non rispetta le regolamentazioni internazionali sulla trasparenza..

    Mi viene in mente una puntata di Report dedicata allo IOR (e ai suoi rapporti, tra gli altri, con la Banca Privata Italiana e il BAnco Ambrosiano). Alla fine si vedeva un filmato registrato all'interno dell'istituto (assolutamente off-limits per i non correntisti) dove si mostravano le operazioni di prelievo allo sportello bancomat; la Gabanelli commentava, grossomodo, così: "le scritte sono tutte in latino, dai saluti iniziali alla richiesta del pin.. alla fine però non escono sesterzi, ma euro".. a dimostrazione di come nella Chiesa non ci sia più distinzione tra "sacro e profano"..

    E la cosa assurda è che queste cose all'italiano medio non interessano.. Ci sono problemi ben più importanti a proposito della religione, come l'eterno dilemma sul crocefisso nelle aule.. Quando inizieremo a preoccuparci dei veri problemi?

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