mercoledì 20 luglio 2011

Omaggio a Boris Biancheri, diplomatico eccezionale, scrittore, uomo d'altri tempi

La scomparsa ieri all'età di 80 anni di Boris Biancheri crea un vuoto nella comunità milanese. Il diplomatico e Presidente dell'Istituto di Studi di Politica Internazionale - che ha sede in uno splendido Palazzo con gli affreschi del Tiepolo - era grande animatore di dibattiti non urlati e dove si usciva arricchiti dalla sua conoscenza, esperienza, sobrietà, eleganza.

Dal 1956 nella carriera diplomatica, era stato negli anni Ottanta ambasciatore italiano a Tokyo e a Londra, e tra il 1991 e il 1995 a Washington. Fu anche, al Ministero degli Affari Esteri, direttore generale del Personale e direttore generale degli affari politici, nella cui veste è stato negoziatore italiano del Trattato sulla Cooperazione Politica Europea nell'ambito dell'Atto Unico Europeo, che costituisce il fondamento su cui poggia il Trattato di Maastricht.

Il direttore dell'ISPI, Paolo Magri, ha scritto ieri: "Quindici anni fa Boris Biancheri accettò l’invito di Leopoldo Pirelli ad assumere la Presidenza dell’ISPI.
Fu una scelta coraggiosa, che alcuni non capirono visto il suo immenso prestigio personale e le condizioni difficili in cui versava in quegli anni l’Istituto. Non lo conoscevano forse a sufficienza.


Non conoscevano il suo profondo senso delle istituzioni, lo spirito di servizio, la sua generosità, i suoi slanci. Doti che tutti noi abbiamo potuto apprezzare in questi lunghi anni di lavoro comune sotto la sua guida lucida e serena.
Lavorare per lui e con lui è stato per la comunità ispina un privilegio raro; il privilegio di poter osservare da vicino un uomo che sapeva fondere visioni e senso pratico, profondità d’analisi e capacità di sintesi, curiosità intellettuale e concretezza. Sempre con una semplicità, una signorilità e una simpatia che affascinavano gli interlocutori, in ogni occasione.


Ci mancherà, caro Presidente, ci mancherà molto, anche se ci rimarranno i suoi libri, il suo esempio di correttezza e di stile, le sue parole affettuose e serene anche negli ultimi giorni".

Io, da assiduo frequentatore dell'ISPI e lettore, colgo l'occasione per riproporre un mio post di aprile dove commentavo l'ultimo libro di Biancheri.

Ho appena finito di leggere Elogio del silenzio (Feltrinelli, 2011) dell’Ambasciatore Boris Biancheri. Biancheri è Presidente dell’ISPI , Istituto per gli Studi di Politica Internazionale fondato da Alberto Pirelli, quando gli imprenditori investivano nella ricerca e nelle istituzioni. Oggi investono nelle squadre di calcio.

Non tutti sanno che Ugo Stille - Direttore del Corriere della Sera dal 1987 al 1992 – fino alla Seconda Guerra Mondiale si chiamava Mikhail Kamenetzky. Poi per sfidare i tedeschi, decise di chiamarsi Stille, silenzio, quiete, a cui i tedeschi volevano ridurlo.

 Wikipedia: “...Nei primi anni '40 la famiglia Kamenetzky dovette emigrare di nuovo per sfuggire alla leggi razziali fasciste promulgate nel 1938. Il 4 settembre 1941 i Kamenetzky si imbarcarono perciò per gli Stati Uniti, grazie ad un visto ottenuto tramite l'intercessione di Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI, e si stabilirono a New York”.

Il protagonista di Elogio del silenzio è Felix, un brillante bambino che non parla fino a 4 anni, e poi scopre che ha la capacità di memorizzare qualsiasi fatto e numerarlo per ricordarlo alla perfezione. “Aveva messo insieme più di cinquemila ricordi, ognuno con un numero progressivo che pronunciava sommessamente quando voleva rievocarlo”.

Felix viveva due vite allo stesso tempo. Una reale dove accadevano poche cose, regolari e ripetitive...L’altra vita di Felix era costituita dall’organizzazione della memoria, che invece lo appassionava. Allo stesso modo in cui la medesima frase, detta da una persona qualsiasi, si perde tra le mille banalità quotidiane senza che nessuno vi faccia attenzione ma si carica di significato e di mistero se è pronunciata da un attore su un palcoscenico. La mente di Felix era dedita infatti a una continua rappresentazione teatrale a ritroso”.

A lezione ho citato questo passo di Biancheri: “Più importante che ricordare le cose, infatti, è capire perchè le cose accadono o perchè sono accadute le cose che si ricordano....Servono due cose: la memoria del passato e la consapevolezza del presente”.

In questi tempi urlati - come chiude Biancheri nel suo splendido libro - abbiamo bisogno di quiete, silenzio, spazio mentale per la riflessione: “La notte era chiara e Felix si sentì giunto a casa. Solo alcune domande su cui si era interrogato preparando il suo discorso – Cosa è la libertà, cosa è la verità? – gli vagavano ancora nella mente, come se attendessero risposta. Ma proprio in quel momento il vento cessò, il leggero mormorio dell’onda si tacque e su tutto scese il silenzio”.

Caro Biancheri ci mancherai. Ma le persone che ci hanno insegnato qualcosa, rimangono. Allora chiudo con il ricordo del Presidente Giorgio Napolitano: "Ho conosciuto e intensamente frequentato Boris Biancheri nel pieno del suo impegno di diplomatico d'eccellenza, che gli aveva guadagnato alto prestigio internazionale e generale rispetto in Italia. Era uomo di profonda preparazione specifica e cultura generale, di vasta esperienza e di eccezionale finezza e garbo, dal quale ho appreso molto e sono stato assistito con preziosa cura nelle mie missioni internazionali in diversi periodi della mia attività pubblica. Per le risorse intellettuali e morali che continuava a dispiegare anche dopo la conclusione del suo servizio attivo, e per l'esempio che impersonava di dedizione al Paese e alle istituzioni democratiche, la sua scomparsa al termine di un fulmineo decorso del male, rappresenta una grave perdita per l'Italia e personalmente per molti di noi".

5 commenti:

  1. Mario Calabresi, direttore della Stampa: ""Per ricordare Boris Biancheri è necessario utilizzare tre aggettivi desueti, di quelli che quasi non si usano più: era un uomo colto, cortese e incredibilmente per bene. È stato un vero gentiluomo. La sua cultura mescolava i libri con la vita, i giornali con le persone".

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  2. Eugenio Scalfari: "Ci mancherà e mancherà al Paese che ha così lungamente onorato"

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  3. "Mario Draghi e il Direttore di Banca d'Italia ricordano con stima e apprezzamento l'impegno diplomatico, giornalistico, di studioso di politica e di rapporti internazionali".

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  4. "La sua straordinaria capacità di comprendere, di cogliere le sfumature più lievi, di collegare mondi culturali diversi ne hanno fatto un grande Ambasciatore. Quasi come una conseguenza ovvia, ma non ricercata. E’ stato Ambasciatore d’Italia a Tokyo, a Londra, a Washington. Ha fatto tutto questo rappresentando il Paese con grande dignità, grande efficacia, grande autorevolezza. Ma è rimasto fondamentalmente un uomo di cultura e il suo successo è stato aiutato dalla levità, dal distacco e dall’ironia sottile e buona con cui ha affrontato il mondo". Antonio Zanardi Landi, Ambasciatore a Mosca

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  5. "A febbraio di quest’anno, Boris Biancheri presentava nella sede dell’Ispi il suo ultimo romanzo, L’elogio del silenzio . Sul palco era accompagnato da Romano Prodi e dal suo vecchio amico di sempre, l’ambasciatore Romano. Nella ricostruzione del racconto del libro, Sergio Romano a un certo punto dice che Felix, il protagonista del romanzo, ha «un erotismo assolutamente glaciale», quasi assente; e si volge verso Biancheri, quasi per averne una sorta di conferma. Biancheri, che lo sta ad ascoltare attento, le braccia conserte, la fronte aggrottata nella concentrazione, scuote leggermente la testa, forse sì forse no, poi, sorridendo, dice: «Chissà, può essere; ma… certamente quello di Felix non è un erotismo presidenziale». Ha parlato a voce bassa, non ha aggiunto particolari sottolineature né ammiccamenti, ma le traversie notturne di Arcore sono ben piantate nella cronaca di quei giorni di febbraio, e la sala scatta in una risata corale, dichiaratamente complice; l’applauso che subito segue conferma il piacere della citazione maliziosa e severa, che pure è appena sussurrata, senza nomi, senza voglia di infierire". Mimmo Candito, La Stampa

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