lunedì 6 giugno 2011

Benessere senza lavoro, affari senza regole e diritti senza doveri

Ho avuto la fortuna di partecipare al Festival dell'Economia di Trento, quattro giorni di incontri e dibattiti intensi e stimolanti. I migliori economisti italiani e internazionali dibattono piacevolmente in modo semplice, cercando il dialogo con il pubblico, colto e preparato.
Ieri mi ha entusiasmato l'intervento di Bruno Tabacci, parlamentare di lungo corso. Nella prima metà degli anni Ottanta ha diretto l'ufficio studi del Ministero dell'Industria con Giovanni Marcora e, in seguito, la segreteria tecnica del Ministero del Tesoro. E' stato presidente della Regione Lombardia nel periodo 1987-1989.
In Parlamento ha presentato numerosi disegni di legge concernenti la riforma delle autorità di garanzia, regolazione e vigilanza. E' stato uno dei pochi ad opporsi in maniera decisa al Governatore Antonio Fazio.

Bruno Tabacci
A due passi dal Duomo di Trento, Tabacci, a fianco di Giovanni Floris, è stato invitato a parlare del libro I professionisti del potere, di Elio Rossi (Chiarelettere, 2011), nom de plume, un autore che non vuole (o non può)scoprire la sua identità.
In un crescendo di idee e argomentazioni, Tabacci è riuscito a scaldare il pubblico con queste parole:
"Gli italiani - più o meno consapevolmente - hanno compiuto negli ultimi 20 anni una scelta di furbizia, una scorciatoia, basata su tre premesse fallaci:
- benessere senza lavoro;
- affari senza regole;
- diritti senza doveri.

Quando osserviamo la Germania crescere del 5% di PIL all'anno, dobbiamo ricordarci che nel 1989 hanno assorbito la DDR al cambio alla pari di un marco dell'Ovest con un marco dell'Est. E noi italiani? Ci crogioliamo nella cultura dei pacchi, dove alla sera è sufficiente scegliere il pacco giusto per illudersi che la vita è facile. In passato per vincere da Mike a Lascia e Raddoppia era necessario conoscere in modo mirabile un'intera materia di studio. E c'era il Maestro Manzi a insegnare l'italiano all'Italia analfabeta. E adesso? Siamo davanti al Grande Fratello, alla De Filippi, al mondo dei pacchi".

Alcide De Gasperi
Tabacci coglie l'essenza e ci ricorda che la ripresa economica ha come precondizione la ripresa etico-morale. In modo non strumentale cita il trentino Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio del dopoguerra, che il primo maggio del '45 a Roma disse: "Ora più che mai le vostre virtù devono essere virtù di tutta l'Italia...abbiamo perduto il patrimonio di tre generazioni, siamo una famiglia in rovina, su una terra seminata di rovine..siamo caduti in una povertà estrema. Curvi sotto il peso del loro destino, gli italiani levano la fronte in cui risplende nobiltà antica".

Tabacci mi ha riportato alla mente un passo del grandissimo Carlo Azeglio Ciampi - Non è il Paese che sognavo (Il Saggiatore, 2010): "E' chiaro che il problema di oggi non è più il superamento dell'analfabetismo che fu la priorità del primo governo dell'Italia unita. Noi oggi dobbiamo impegnarci perchè la scuola, intesa nel senso più esteso, sia, oltre che la palestra per formare i nuovi cittadini dell'Italia e dell'Europa, anche il momento di creazione dei valori e dei principi di cittadinanza".

Io all'Università di Bergamo ce la metto tutta. Settimana scorsa è venuto a lezione con me Umberto Ambrosoli, che ha reso silente - perchè attenta - l'aula gremita per due ore filate, ricordando l'attualità della figura di suo padre, Giorgio Ambrosoli.

3 commenti:

  1. "Tabacci coglie l'essenza e ci ricorda che la ripresa economica ha come precondizione la ripresa etico-morale".
    Buon punto, ma focus (sottinteso) totalmente errato. La fonte dei problemi italici è la rottura del contratto sociale tra stato e cittadini. Lo stato non ha alcuna credibilità, dunque il cittadino non riconosce lo stato come interlocutore affidabile/serio/corretto (problema enorme della mancanza di stato di diritto, sempreché sia mai esistito in Italia, cosa di cui dubito). Per uscire da questo stallo l'unica via è che lo stato torni ad essere credibile, non che il cittadino conceda ulteriore credito ad uno stato ladro, corrotture e oppressore.
    Perché lo stato torni ad essere credibile ci vorrà un lavoro mostruoso che non è nemmeno iniziato, a partire dalla riforma della costituzione che attualmente nega i due principi basilari su cui si dovrebbe lavorare: responsabilità e accountability.
    Tabacci, peraltro, sono decenni che campa esattamente di queste inefficienze e, francamente, non brilla per competenza o conoscenze tecniche (una spanna sopra gli altri, è vero, ma gli altri stanno talmente in basso che la mediana risulta risibile).

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  2. Marcinkus carissimo,
    da qualche parte bisogna pur partire per interrompere il circolo vizioso. Se dovessimo partire dallo Stato e dalle persone elette con una pessima legge elettorale che impone agli elettori un listino costruito a tavolino (vedi Minetti e C.), non andiamo da nessuna parte. Io sono un forte supporter del metodo dal basso. "Sta in noi", ha ripetuto spesso CA Ciampi. Sta in noi, lo Stato siamo noi. Comportiamoci bene e poi le cose miglioreranno (S. Ambrogio).bp

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  3. Mah, per quanto mi riguarda non voto e non legittimo questa pletora di pagliacci rubagalline.
    Io non mi sento lo stato, lo stato è il nemico dei cittadini. Per cambiare questo stato di cose, DEVE dimostrarsi credibile a affidabile. Ci aveva visto benissimo FAvH in "The Road to Serfdom".
    PS: basta citare Ciampi, altro personaggio dalla DUBBISSIMA competenza (eufemismo).

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