mercoledì 19 gennaio 2011

Marchionne tutta la vita

Sergio Marchionne
Dopo la vittoria nel referendum a Mirafiori, nell’intervista a Ezio Mauro di ieri, l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne dice: “...Ma ho capito che eravamo sopra una torre di Babele. Io parlavo una lingua, loro un'altra. Tutti facevamo riferimento alla realtà: ma io alla realtà di oggi, così com'è nel mondo globale, la Fiom alla realtà del passato, quella che si è trascinata fin qui impantanandoci fino al collo, come Italia".


Mi è tornato alla mente una riflessione di Tommaso Padoa-Schioppa tratta dalla prefazione di La veduta corta (Il Mulino, 2009): “Il passato è uno, il futuro è molteplice. Il futuro non giace in oziosa attesa sulle ginocchia di Giove, né sta scritto in alcun luogo; siamo noi a scriverlo con le nostre azioni e le nostre scelte, trasformando il molteplice in uno. La storia insegna che anche il passato lo era. Ecco perchè il presente è la linea della nostra libertà. Per plasmare il futuro dobbiamo pensare e volere un futuro possibile, uno tra quelli contenuti in germe nel passato e nel presente e suscettibili di essere sviluppati e fatti crescere. Ciò che dobbiamo sforzarci di leggere non è un futuro non ancora scritto; è la realtà, i vincoli che essa ci one, le srade che ci preclude, quelle che ci apre. L’uso che facciamo della nostra libertà influirà, infatti, sul corso della storia solo se si collocherà entro i vincoli del reale”.

Quale futuro vuole il sindacato? A quale realtà fa riferimento?

Come è possibile che in Italia si gridi contro Marchionne e negli Stati Uniti Obama lo ringrazi come salvatore di Chrysler? Se lo chiede anche Marchionne: “Ci sono due voti che mi preoccupano: quello di chi ha votato no su informazioni sbagliate e quello di chi ha votato sì per paura. Voglio convincerli, spiegare chi sono. E' impossibile che negli Usa dicano che gli ho salvato la pelle e qui la pelle vogliano farmela".

Una cosa è certa. Noi siamo con Marchionne. Un italiano - spesso in senso dispregiativo viene definito italo-canadese per sostenere che è uno straniero che non fa gli interessi degli italiani - che ha un solo obbiettivo: tenere in vita in modo profittevole e non assistenziale la prima azienda del Paese.
I sindacati confermano di vivere in un’altra realtà. Una realtà – per parafrasare Padoa-Schioppa - che Marchionne vuole costruire per il futuro, con grande difficoltà, come ammette lui stesso: “E invece ha preso spazio la tesi opposta, l'entitlement, e cioè il diritto semplicemente ad avere, senza condividere il rischio. Ma questo va bene per uno statale, non per un'azienda privata che deve lottare sul mercato".

Un'ultima riflessione. Nella Lex Column del Financial Times di ieri – Fiat’s big victory –  leggiamo: “Eurozone politicians and bondholders should be particularly relieved by the result. Investors are on the lookout for any sign that highly indebted Italy cannot deal with its economic challenges”. E' verissimo. Il successo di Marchionne è il segnale che anche in Italia il cambiamento è possibile. La vittoria è un'iniezione di fiducia, una spinta alla riduzione dello spread Btp-Bund.
Alla parte più reazionaria (Fiom) del sindacato – che tutela solo coloro che il lavoro ce l’hanno e non gli outsider, non i giovani, i cocopro e i consulenti a progetto – non rimane che tutelare i lavoratori anziani e garantire loro una pensione esagerata rispetto ai contributi versati, grazie al metodo retributivo. Tanto il metodo contributivo vale solo per i giovani. W gli anziani! Il Paese così va a meraviglia! Il futuro ci sorride.

Forza Marchionne, tutta la vita.

6 commenti:

  1. Ho letto l'intervista di Ezio Mauro a Marchionne, che ha risposto in maniera non ideologica a talune domande tendenzialmente ideologiche.
    Il sindacato oggi è palesemente una delle principali barriere all'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e un freno enorme dello sviluppo competitivo delle imprese: dietro al populismo ed alla demagogia Ventoliana della Fiom ,esiste solo l'ultimo disperato tentativo di difesa del potere (vale lo stesso per la Confindustria ormai rimasta indietro di 30 anni). Parte dei sindacati fortunatamente sta comprendendo che il mondo è piatto.
    Quello che mi preoccupa è che buona parte della sinistra italiana asseconda ancora la demagogia della Fiom, invece di porsi in maniera progressista e realmente riformista come alternativa al Berlusconismo...

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  2. Un appunto sull'articolo per la frase: Quale futuro vuole il sindacato?
    Preciserei che se ha vinto il sì è perché la maggior parte dei sindacati hanno indicato quella scelta.
    Non esiste solo la CGIL (Fiom) in Italia.
    Bene Marchionne perchè il proprio lavoro lo sa fare, e gran bene.
    A questo punto però anche il governo deve fare la sua parte per abbandonare il modello di crescita industriale auto-centrico...
    Questo significa basta incentivi per la sostituzione di auto che funzionano per acquistare auto che inquinano il 20% in meno.
    Gli incentivi vanno dati alla ricerca per costruire auto veramente ecologiche e veramente da energie veramente rinnovabili, che la FIAT attualmente non produce (il metano e il GPL non sono fonti rinnovabili).
    Per concludere vorrei mettere al centro della discussione la strategia del ricatto, sia da parte di FIAT, che da parte di FIOM: è accettabile un simile modello di contrattazione?
    Andreas Copper

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  3. Gli incentivi non vanno dati. Punto. Altrimenti torniamo al punto di partenza. Le industrie devono concentrarsi sui prodotti, sui clienti, sul servizio. Se puntano a coltivare la politica, torniamo al modello Termini Imerese, gente in cassa integrazione IN DEROGA da oltre 20 anni. Pagata da chi? Dai contribuenti, come lo stipendio mensile di circa 19.000 euro a favore dei consiglieri regionali lombardi, come Nicole Minetti.

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  4. Caro Benny, stupendo articolo (come sempre). Condivisibile al 100% tutto quello che scrivi, anche il risposta al gentile lettore Andreas Copper. Marchionne rappresenta quanto di meglio il nostro paese possa offrire. Speriamo che nessuno gli proponga di entrare in politica, altrimenti si rovina pure lui. Nel senzo che perderebbe la sua grandissima capacità manageriale.
    Sandro Bagatti

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  5. sono capaci tutti a fare il manager fiat che taglia alcuni diritti ai lavoratori; il problema della fiat non è la quantità di minuti delle pause a mirafiori, il problema della fiat è che, al di fuori dell'Italia, vende pochissime auto fiat. Andate a vedere i dati e ditemi se Marchionne è un bravo manager...

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  6. Mi permetto di correggere il lettore Fabrizio nel suo ultimo post. Il bilancio della "vecchia Fiat" (ante scissione), oltre ai dati economici evidenziati, mette in risalto i mercati dove la Fiat a venduto più auto nell'anno fiscale 2010. Tra questi non c'è l'Italia. Anzi nel nostro paese la Fiat a perso quote di mercato, cosi come in altri paesi Europei (tranne in Spagna, Portogallo, Belgio). I volumi di vendita maggiori vengono effettuati fuori dalla UE (si veda Brasile il secondo mercato di riferimento per il gruppo).
    Dunque secondo me, Marchionne è un grande manager. Poi si potrebbe aprire un dibattito su che cosa chiede in cambio Marchionne hai lavoratori di Pomigliano e Mirafiori. Pochissimi (tra giornalisti, sindacalisti e/o opinionisti) a letto fino in fondo l'accordo proposto da Marchionne ai lavoratori.
    A me non sembra assolutamente un taglio dei diritti dei lavoratori. Anzi forse si potrebbe azzardare la parola "razionalizzazione" dei diritti. Che comportano però anche dei "doveri".
    Se poi consideriamo che la maggioranza dei sindacati ha firmato questo accordo, vuole dire che "schiavi dei padroni" forse non lo sono. Io direi "furbi a servizio degli interessi dei lavoratori". La vecchia logica "padrone sfruttatore-operaio sfruttato" secondo me,non esiste più.
    Dunque Marchionne, per me, è un "Grandissimo Manager con la M maiuscola"
    Sandro Bagatti

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