mercoledì 26 gennaio 2011

27 gennaio 1994: autobomba allo Stadio Olimpico di Roma

Quando parlo con i miei amici della bomba non esplosa allo Stadio Olimpico, mi guardano con occhi sbigottiti. Peraltro i miei interlocutori sono persone informate, lettori “forti” - come si dice in gergo di coloro che leggono più di 30 libri l’anno – e disincantati al punto giusto. Però sull’attentato fallito allo Stadio Olimpico di Roma il 27 gennaio 1994 l’informazione pubblica è molto scarsa. Parliamone.

Così il magistrato romano Giancarlo De Cataldo (autore dello splendido Romanzo Criminale, Einaudi, 2002) nel suo romanzo Nelle mani giuste (Einaudi, 2007) racconta: “Pino Marino parcheggiò l’autobomba fra una vecchia Uno e il furgone di un panettiere. Dal vicino stadio Olimpico esplodevano, a tratti, gli scoppi d’ira o di entusiasmo dei tifosi. Angelino, dal sedile di guida della sua Saab, vide che il picciotto armeggiava nel vano motore. Starà controllando il contatto, si disse. Erano nei pressi del cancello G-8. La partita era appena iniziata. Fra un’ora e mezzo o poco più, i tifosi avrrebbero preso a defluire. Invadendo le strade circostanti.

L’autobomba era piazzata proprio lungo una di queste strade. Appostati in una piazzola a cento metri, Pino e Angelino avrebbero dato il via alle danze al passaggio della colonna di automezzi dei Carabinieri che smontavano dal servizio di ordine pubblico. Doveva essere una carneficina. Duecento, cinquecento, forse mille tra militi e tifosi”.

E' opportuno fare una digressione storica. Nel 1993 con il Governo Ciampi avvengono in Italia diversi attentati. Il più grave a Firenze in Via dei Georgofili.
La strage di via dei Georgofili è un attentato di stampo mafioso attribuito all'organizzazione Cosa Nostra.


Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, a Firenze, viene fatta esplodere una Fiat Fiorino imbottita di esplosivo nei pressi della storica Torre dei Pulci, tra gli Uffizi e l'Arno, sede dell'Accademia dei Georgofili.
Nell'immane esplosione perdono la vita 5 persone.

La strage viene inquadrata nell'ambito della feroce risposta del clan mafioso dei Corleonesi di Totò Riina all'applicazione dell'articolo 41 bis che prevede il carcere duro e l'isolamento per i mafiosi. Due mesi dopo, il 27 luglio, altri attentati mafiosi vengono compiuti a Roma (alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro) e a Milano, in via Palestro, dove un'autobomba provoca cinque morti: tre vigili del fuoco e un vigile urbano intervenuti sul posto, e un cittadino straniero che dormiva su una panchina.

Successivamente il pentito Gaspare Spatuzza ha espresso "malessere" nei confronti di questo attentato e chiesto "perdono" alla città di Firenze.


Le risultanze del processo poi tenutosi a Firenze - per via del collegamento con le bombe in via dei Georgofili, accanto agli Uffizi nel maggio 1993 - portano a ritenere che l’attentato sia fallito per cause indipendenti dalla volontà degli ideatori. Per essere più precisi, un congegno elettronico non funzionò. Sentiamo Pier Luigi Vigna, Procuratore di Firenze nella sua testimonianza: “Era tutto pronto, la macchina con l’ esplosivo era lì. Grazie a Dio, non è partito l' impulso elettrico”. E’ giusto parlare non solo delle stragi avvenute, ma anche di quelle progettate. Perchè a differenza di altri Paesi dove pure esistono mafie forti, qui Cosa Nostra arriva a costituirsi come temibile contropotere dello Stato?”-


Il Presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel suo Da Livorno al Quirinale (Il Mulino, 2010) scrive: “Una caratteristica del mio governo (Ciampi giura davanti al Presidente della Repubblica il 29 aprile 1993, ndr) è stata quella di essere contrassegnato dalle bombe. Non faccio in tempo a formare il Governo che la prima bomba scoppia in via Fauro. Subito dopo, il 27 maggio, le bombe di Firenze in via dei Georgofili. Poi, nella notte tra il 27 e il 28 luglio, le due bombe di Roma a San Giorgio al Velabro e a San Giovanni, e contemporaneamente a Milano (in via Palestro, davanti al PAC, ndr), dove ci furono dei morti. Poi c’è stato l’attentato all’Olimpico, fallito solo perchè non scattò l’innesco dell’esplosivo. Si scoprì poi il progetto di fare un attentato alla torre di Pisa, per il quale avevano già procurato l’esplosivo”.

L’Italia è piena di misteri. Stragi senza colpevoli. Famiglie distrutte senza un perchè. “La democrazia non è soltanto governo “del popolo”, ma anche governo “in pubblico”, sostiene il giurista Stefano Rodotà. “Per questo la democrazia deve essere il regime della verità, nel senso della piena conoscenza dei fatti da parte di tutti. In democrazia, la verità è figlia della trasparenza”.

Louis Brandeis
Allora non possiamo non citare il mitico giudice della Corte Suprema americana degli Anni ’30 Louis D. Brandeis, autore di Other people's money and how the bankers use it  (must read): “La luce del sole è il miglior poliziotto. La luce elettrica il miglior disinfettante”.

P.S.: per approfondimenti si consiglia Nelle mani giuste, Giancarlo De Cataldo, Einaudi, 2007.

1 commento:

  1. Un mio lettore assiduo, saggio, attento e con l'agenda alla mano, mi ha scritto un commento interessante, che voglio condividere con voi: "un dettaglio illuminante di questi attentati che mi illuminò quando dai processi emerse che erano stati organizzati dalla Mafia, fu che non solo quella organizzazione aveva fatto una cosa strana dal punto di vista della loro storia ma, soprattutto, che non l’avevano rivendicata e che l’avevano preparata con ordigni non riferibili all’armamentario mafioso noto. Mi parve evidente che l’obiettivo di chi compie un attentato ma non vuol farselo attribuire non può consistere in un vantaggio ottenuto direttamente dalla vittima( lo Stato e i cittadini di esso) ma attraverso qualcun altro che dovrebbe incassare il vantaggio e ripagare l’attentatore dissimulato dietro parvenze sovversive.

    Sapevo che per la Magistratura non sarebbe stato sicuramente facile individuare con certezza processuale quel qualcuno, visti i precedenti da Piazza Fontana in poi, ma immaginavo che ipotizzarne la casella approssimativa sulla scacchiera politica da parte dei cittadini non sarebbe stata fatica titanica, agenda alla mano.

    Pare invece che quei morti e mancati morti interessino a pochissimi, fuori dalle Corti di Giustizia.

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