mercoledì 21 dicembre 2011

Pensare che Elsa Fornero possa discutere con la Gelmini sul welfare è come far giocare a calcio Totti con un ottantenne

Il Ministro del Welfare Elsa Fornero
La manovra pensionistica ideata dall'eccellente Ministro/a Elsa  Fornero ha portato scompiglio e incertezza tra le persone.
Reminescenze, nozioni e termini sconosciuti ai più vengono usati per accaparrarsi la ragione e liberarsi del torto. Come sempre, la verità sta nella conoscenza e nella scomposizione dei problemi, per renderli più intelligibili. Le pensioni non fanno eccezione, anzi: la loro importanza all’interno della strategia del nuovo governo le ha portate alla ribalta e rese oggetto del dibattito.

Fare chiarezza sulla differenza tra i due metodi per il calcolo della pensione è di vitale importanza.

Il metodo contributivo, valido per coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, come suggerisce la parola stessa, consiste nell’erogare la pensione ad un individuo in base a quanto ha versato durante la sua vita lavorativa: in poche parole, più contribuisci, più prendi quando vai in pensione. In esso la somma dei contributi versati e degli interessi maturati sul capitale ogni anno costituisce il montante contributivo, il quale va moltiplicato per il coefficiente di trasformazione (che ovviamente progredisce con l’età: a 57 anni è il 4,419%, a 60 il 4,789% e a 65 e oltre il 5,620%). Sui coefficienti di trasformazione si veda Gronchi su lavoce.info

Il metodo retributivo, invece, valido per tutti gli altri con i criteri della Riforma Dini, prende in considerazione la media delle retribuzioni negli ultimi anni di lavoro, aggiornate sulla base dell' indice d'inflazione: si dà quindi importanza all’ultimo periodo di attività.

La crescita del percorso di carriera è sì decisiva, ma solo per gli ultimi anni di lavoro. Si applica ai lavoratori con almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Essa si basa su tre elementi: l’anzianità contributiva, ossia il totale dei contributi che il lavoratore può fare valere al momento del pensionamento, la retribuzione pensionabile, ossia la media delle retribuzioni percepiti negli ultimi anni di attività lavorativa rivalutate sulla base degli indici Istat e l’aliquota di rendimento, pari al 2% annuo della retribuzione: ciò significa che, se la retribuzione non supera tale limite, con 40 anni di anzianità contributiva la pensione è pari all’80%% della retribuzione. In soldoni, se uno ottiene la promozione a dirigente negli ultimi cinque anni di carriera, avrà una pensione per nulla proporzionale a tutto l’arco della sua vita lavorativa.

Per fare una battuta, riprendiamo ciò che disse il finanziere truffaldino Bernard Madoff - vedere post Il caso Madoff e Unicredito - alle autorità di vigilanza. Disse che non si era inventato un bel niente. Investire, si fa per dire, i denari restituendoli ai nuovi investitori si basa sulla stessa logica del sistema retributivo - definito negli States "pay as you go".

Mai come adesso, in un momento in cui la trasparenza e l’urgenza sono primarie, è necessario ragionare e scegliere il giusto, il pulito, l’eguale. Giustizia, pulizia ed eguaglianza che sono richiesti sì dai mercati e dall’Europa, ma sono indispensabili per ridare credibilità e luce a un Paese intero. Come può un giovane, lavoratore o studente che sia, ritenere più equo il metodo retributivo a quello contributivo? E’ la legge più vecchia del mondo: più fai, più raccogli. Più ti impegni, più grandi saranno i tuoi risultati, come nella concorrenza e nella competizione, quella positiva. Il sistema contributivo è insomma meritocratico, termine che dovrebbe essere applicato a molti aspetti del nostro paese.

A tutti coloro che protestano per l’introduzione pro-rata del metodo contributivo a partire dal 1° gennaio 2012, rispondo con una proposta.

Nel cedolino della pensione che presenta il lordo della pensione, le imposte sul reddito e il cedolino netto, vorrei che si aggiungesse un’informazione che l’INPS ha: quanto sarebbe la pensione maturata comprensiva di contributi versati e rivalutazione degli stessi.

Tutti coloro che hanno – in molti casi in modo immeritato perchè non ne hanno alcun bisogno visto il reddito familiare elevato – un sussidio di fatto, potrebbero così evitare di protestare e invece ringraziare lo Stato Sociale.

Perchè nella maggioranza dei casi, chi riceve una pensione calcolata con il metodo retributivo si troverà per esempio un netto di Euro 1.000 quando la pensione meritata, effettiva - risultante dal montante moltiplicato per il coefficiente di traformazione che incorpora le aspettative di vita - dovrebbe essere di 700 Euro. E i 300 Euro di differenza vengono pagati dalla fiscalità generale.
Non voglio togliere alcunchè in modo retroattivo. Ma è utile che le persone abbiano contezza del beneficio che viene pagato dalle generazioni future.

Un altro problema è la chiarezza, in particolare sul futuro: la maggioranza delle persone non sa che ne sarà della pensione, quando inizierà a riceverla e quanto sarà consistente. Non serve chiaramente una sfera di cristallo, ma solo nuove idee. Oppure idee altrui particolarmente brillanti, e non serve guardare lontano. Nell’europeissima Svezia, i cittadini ricevono la cosiddetta busta arancione - leggasi post sulla busta arancione - con la quale vengono informati ogni anno con una stima sulla pensione futura: una persona può decidere se è il caso di investire in fondi pensionistici, se lavorare di più e altro ancora. Serve però un cambio di mentalità: non è un caso infatti che il presidente dell’INPS Antonio Mastropasqua abbia dichiarato che “Se dovessimo dare la simulazione della pensione dei parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”. Fortunatamente il Ministro Fornero ha annunciato che vuole al più presto informare i cittadini tramite l’INPS con la maggior trasparenza possibile.

Francesco Totti
Chiarezza, praticità e sguardo al lungo termine. E nessuna sfera di cristallo. Le pensioni non sono solo uno strumento di welfare, ma sono anche un indice di progresso, di razionalità e di atteggiamento al futuro: elementi fondamentali per uscire bene da una situazione negativa come quella attuale.

Le parole del ministro Fornero racchiudono appieno questo concetto: “Nel complesso la manovra è equa anche se, è amaro ammetterlo, impone sacrifici alla generazione presente. Ma lo fa per riequilibrare in favore delle generazioni future”. Serve gente che dia spazio all’equilibrio e al futuro, non coniugandoli. Lo hanno capito in molti ora, un commento su tutti quello di Roberto Cotroneo, giornalista, su Twitter: “Una tv dove si può credere che Fornero possa discutere con Gelmini sul welfare è come far giocare a calcio Totti con un ottantenne”. Qualcosa sta cambiando.

Buone vacanze a tutti i lettori. Arrivederci al 2012.

P.S.: ringrazio il mio tesista Fabio Pedroncelli per la fattiva collaborazione

6 commenti:

  1. Ottimo articolo. Aggiungo solo che 30 anni fa in Cile hanno risolto il problema in modo definitivo. Ecco l'intervista al fautore della riforma, Jose Pinera http://www.youtube.com/watch?v=wIgDpxA7KYI

    Ultima cosa. Come sono investite le pensioni dell'INPS ?

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  2. Caro Beniamino,

    innanzitutto con un ottantenne Totti ci può comodamente giocare per quanto ormai è scarso, quindi il paragone non è calzante. Poi, per favore, non mandarmi più le facce dei membri – è il caso di dirlo – di questo governo, perché la loro sola vista mi provoca conati di vomito modello Esorcista. Sii gentile.

    Grazie e a presto,Eugenio

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  3. Alla domanda su come sono investite le risorse dell'INPS, mi riservo di approfondire.
    Si può già dire che uno dei problemi impellenti è la remunerazione annuale dei contributi versati, i quali, secondo le regole attuali, sono indicizzati alla media della crescita del pil degli ultimii 5 anni. Quindi tutti i contributi versati in questi anni di crescita anemica non hanno avuto alcuna remunerazione. Come la mettiamo?

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  4. Siamo sicuri che i 300 € di differenza vengono pagati dalla fiscalità generale?
    saluti,
    Andreas Copper

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  5. I veri penalizzati della manovra sono i cosiddetti "esodati".

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  6. Premesso che sono assolutamente d'accordo che l'unico metodo corretto è quello contributivo e che andrebbe indicato chiaramente la pensione maturata in funzione dei contributi versati ho le seguenti osservazioni:
    a) Il rendimento legato all'andamento del PIL italiano è discutibile. Di fatto non differenzia il rischio come farebbe un fondo pensione.
    b) L'esempio della progressione di carriera con promozione a dirigente negli ultimi anni si applica solo alla quota di retribuzione inferiore ad € 39k lorde. Infatti il coefficente del 2% scende fino al .9% (i.e pensione uguale al 36% della media degli stipendi per 40 anni di contributi..) per la quota di retribuzione sopra € 74k inoltre la media è calcolata sugli ultimi 10 anni.
    c) l'imposizione sulle pensioni complementari è del 11% mentre quella sulle pensioni INPS è pari alle aliquote Irpef (fino a 4 volte maggiore...)
    Marco

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