domenica 25 dicembre 2011

Omaggio a Giorgio Bocca, incredibile giornalista

Giorgio Bocca
La scomparsa di Giorgio Bocca mi lascia attonito. Ci lascia un testimone pazzesco degli ultimi 70 anni di storia.
Per ricordarlo adeguatamente, ripropongo il post a lui dedicato del 13 gennaio 2011, "Soldi per far soldi per far soldi".

“Soldi, per fare soldi, per fare soldi: se esistono altre prospettive, scusate, non le ho viste” (Il Giorno, 1962). Questo il memorabile incipit del reportage di Giorgio Bocca sul distretto calzaturiero di Vigevano.


Nel suo ultimo libro – Fratelli coltelli (Feltrinelli, 2010) - il grande giornalista ormai novantenne ripesca un suo articolo del 1984 (Vini d’autore) dove leggiamo: “Se pensate che i grandi del vino langarolo lo facciano per i soldi non vi sbagliate di molto, ma c’è anche la sfida contro gli altri, contro i tappi, contro la terra”.

Ecco il tema di oggi. Se si vuole avere successo in un’impresa, l’ultima cosa a cui pensare sono i soldi. Chi lo fa, fallisce nel suo tentativo, che non a caso viene definito impresa per via delle difficoltà da superare.

Umberto Ambrosoli
Nel novembre 2010 ho avuto la fortuna di partecipare al convegno “Responsabilità nell’impresa” (in onore di Vittorio Coda) organizzato dalla fantastica imprenditrice Linda Gilli (Cavaliere del Lavoro, beninteso) di INAZ. I relatori del convegno erano numeri uno come Marco Vitale, Guido Corbetta e Umberto Ambrosoli. Al termine degli interventi, un inaspettato dono di Linda Gilli ha indotto il prof. Coda a intervenire.

Vittorio Coda
In relazione alla perdita di senso e al solo obiettivo di fare soldi, riporto quindi il suo pensiero – tratto da Responsabilità nell’impresa (Piccola Biblioteca Inaz, 2010): “Sono convinto che noi, per vivere felici, abbiamo soprattutto bisogno di senso, di dare senso alla nostra vita...Ciò che conta è essere vivi, animati da una fiamma che ci portiamo dentro, ci appassiona e ci riscalda il cuore, la quale in definitiva è un valore o ideale per cui merita di spendere la propria esistenza. Giorgio Ambrosoli aveva questa fiamma, che ha sempre alimentato e l’ha portato a coltivare la sua professionalità e a impegnarsi con amore ricco di intelligenza.

Il bisogno di senso non riguarda solo la vita di una persona, ma è molto importante anche per la vita di un’impresa. Uno dei casi che avevamo considerato nel nostro corso di strategia alla Bocconi, ricordo, è quello della General Motors, dove a un certo punto, agli inizi degli anni Settanta, era stato nominato come capo azienda un uomo di finanza, il quale aveva teorizzato che General Motors non era nel business di fare automobili, ma in quello di “fare denaro”. Questa missione aberrante, che stravolge il senso del fare impresa – ignorando che la ragione d’essere di qualsiasi azienda consiste nella produzione di beni o servizi per soddisfare bisogni dei suoi clienti – ha progressivamente portato General Motors in una spirale di crisi che ben possiamo definire come “crisi da perdita di senso”.

Quando leggiamo le dichiarazioni dell’amministratore delegato di turno, o meglio di CEO modello “faso tuto mi”, che si riempie la bocca di affermazioni del tipo “Vogliamo creare valore per gli azionisti”, “Vogliamo adottare un piano di stock options per motivare noi stessi”, “Vogliamo diventare più grandi con una bella fusione per crescere”, stiamo molto attenti. Siamo vicini a una disfatta. Basta solo aspettare.

Bocca nel corso della sua vita ha sempre avuto come obiettivo di chiarire al lettore quello che succedeva. Senza infingimenti, senza retorica, con un linguaggio secco e asciutto.
Non ha mai pensato ai soldi come altri giornalisti. Di Bruno Vespa disse: "Non lo considero un giornalista".


Caro Giorgio Bocca, ti sia lieve la terra.

2 commenti:

  1. Evviva Faust che pensa all'impresa come
    a iniziativa di cuore e di pancia senza
    snaturarla avendo come unico scopo il denaro.
    Non che non sia importante, ma in questi anni tristi bisogna riscoprire l'entusiasmo in quel che si fa anche se ti trovi a farlo in un non luogo come il Principato da cui scrivo.
    Intanto mi accontento di succhiare la scia a Faust sul Sarezza anche se non dotato di casco Poc!
    Un assiduo lettore.

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  2. Ricevo e volentieri pubblico.

    Non condivido la tua analisi. Di anime belle ne ho conosciute pochissime. Nel mondo degli affarri poi praticamente nessuna. Un imprenditore vuole fare i soldi. L'obiettivo e' quello. Lo può fare in modo più o meno intelligente. Può, deve, in questo senso ti do ragione, avere anche altri obiettivi, un'idea, a volte una missione, se non una vera ossessione. Ma al fondo cerca il successo, il cui riconoscimento universalmente accettato e in qualche modo "oggettivo"
    e' dato dai "dane'".

    Credo sia umana natura. Per chi crede e' il segno della forza potente di Satana, principe di questo mondo. Lo scandalo di Gesù -di cui oggi si celebra, senza capirne il senso- la mnascita e' qui: uno sconfitto della Storia che ha sistematicamente rifiutato il denaro e le sue lusinghe.

    Alessandro

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