Io sono solito portare a lezione in Università delle integrazioni, per far capire allo studente la realtà che ci circonda, economica e non e per raccontare di persone dell'Italia migliore. L'ultima lezione ho portato in prima pagina un ritaglio di un’intervista di Repubblica a Walter Bonatti, alpinista fenomenale, di levatura mondiale nonchè esploratore e scrittore, scomparso ieri all’età di 81 anni.
Ho chiesto agli studenti ventenni se qualcuno aveva mai sentito parlare di Bonatti e nessuna mano si è alzata.
Leggiamo Bonatti e capiamo quanto il suo pensiero sia attuale: “I miei maestri sono stati Hemingway, Jack London, Defoe, Melville, ai quali devo dire grazie se non ho paura di invecchiare. La loro avventura è stata la mia. Anche se oggi è una parola abusata. Chi sta veramente solo? C' è sempre un telefono satellitare per gridare e chiedere aiuto. Dal mare, dalla montagna, dal deserto, dalla gola del vulcano. Devi stare solo con i tuoi mezzi, con le tue incertezze, per scoprire il tuo carattere, senza possibilità di aggrapparti a qualcosa o a qualcuno. La solitudine è angosciosa, ma è un percorso, acutizza le sensibilità, ti forza a cercare in te stesso la soluzione. Devi essere onesto, guadagnarti i tuoi saperi, costruirti con la prudenza e l' esperienza. La scimmia si è staccata dall' albero per curiosità. Lasciate il cellulare a casa e andate nel bosco. Io non avevo nulla, ho fatto il giramondo per proseguire l' alpinismo, psicologicamente è stata un' esperienza di vita. Ho cercato le risposte, non credo alla fortuna, un uomo è quello che vuole essere. Anche se oggi è difficile, soprattutto per i giovani, perché gli hanno tolto il futuro da sotto i piedi”.
Nato a Bergamo nel 1930, come alpinista Bonatti diventa noto nel 1951, quando riesce a domare la parete est del Grand Capucin, un obelisco di granito rosso nel gruppo del Monte Bianco, mai scalato prima. E inizia la nuova epoca, è la prima via che porta il suo nome.
Bonatti è stato protagonista della conquista della spedizione italiana del K2 - seconda montagna del mondo con i suoi 8.611 metri di altezza - nel 1954. Raccontiamola perchè merita, e perchè Bonatti ha scritto diversi libri su questa avventura, che ha segnato la sua vita.
Nel 1954 si costituisce la spedizione azzurra di alpinisti capitanati da Ardito Desio, soprannominato il "Ducetto". La spedizione il 31 luglio 1954 riuscì ad arrivare in vetta con Achille Compagnoni e Dino Lacedelli, ma grazie al formidabile contributo – negato per decenni - di Walter Bonatti, il quale è costretto a bivaccare all’addiaccio a 8.100 metri di quota a meno 50 sotto zero, e si salva miracolosamente grazie alla sua enorme capacità di resistenza fisica. All’hunza Madhi, lo sherpa nepalese della spedizione verrano amputate varie dita delle mani e dei piedi.
Bonatti non sfruttò l'ossigeno delle bombole che aveva portato in quota a Compagnoni e Lacedelli. I vincitori lo respirarono fino alla vetta. Le foto nascoste per anni lo hanno dimostrato. E da bastardi veri posero la loro tenda in una posizione diversa rispetto a quanto concordato con Bonatti. Evidentemente temevano che Bonatti volesse sostituirli il giorno dopo nell'ultima corsa al K2.
La giornata del 30 luglio per Bonatti ha dell'incredibile. Parte dal campo n. 8 a 7.627 metri di altezza alle 8 del mattino, scende al campo n. 7 a 7.345m dove si trovano le bombole di ossigeno. Riparte con l'hunza Mahdi alle 10.30 per il campo 8 dove arriva alle 13.00. Alle 15.30 riparte verso il campo n. 9 a circa 7.900m dove arriva verso le 18.30. Sono 700 metri di dislivello (200 in discesa e 500 in salita) in un giorno con 19 kg di bombole di ossigeno sulle spalle! Diventeranno 900m visto che il bivacco Bonatti-Mahdi è stato individuato ex post a 8.100m.
"Quella notte sul K2 io dovevo morire. Il fatto che sia sopravvissuto è dipeso soltanto da me".
Le liti si scatenarono quando nel 1964 venne pubblicato, sulla Nuova Gazzetta del Popolo, un reportage che metteva sotto accusa il comportamento di Walter Bonatti. Al giovane alpinista - aveva 24 anni al tempo della spedizione - erano stati preferiti Compagnoni e Lacedelli per l'attacco finale, pur essendo lui l'uomo sicuramente più in forma del gruppo. Rispettoso della gerarchia, Bonatti accettò comunque gli ordini di Desio. Assieme all'hunza Mahdi portò le bombole di ossigeno fin oltre gli ottomila metri, dove avrebbe dovuto incontrare i compagni. Il bivacco dei due - dotati di tende e coperte - era stato deliberatamente spostato.
Per anni il CAI, Desio, Lacedelli e Compagnoni negarono di essere arrivati in quota grazie alle bombole portate da Bonatti. Anzi, non contenti, accusarono Bonatti di aver consumato le bombole di ossigeno: "Per quel colpo di testa di Bonatti rischiammo di perdere il K2", dissero le due merde, Lacedelli e Compagnoni.
In Italia le facce toste fanno carriera.
Dopo un lungo caso giudiziario, sia i Tribunali sia lo stesso Cai riconoscono - la versione di Bonatti come l'unica vera.
Walter Bonatti uscì distrutto da questa vicenda. La fiducia nell' uomo la perse sul K2 a 24 anni. “Dove sono stato ingannato, imputato, calunniato. Se ti capita una cosa così da ragazzo, il tuo carattere cambia per sempre. Per questo io con me stesso sono in buona compagnia”.
Negli anni seguenti compie altre imprese sul Monte Bianco (pilastro sud-ovest del Petit Dru, la Poire, il Pilone centrale del Freney) prima di chiudere la carriera con la prima scalata invernale in solitaria del Cervino nel 1965. Successivamente si dedicò alle attività di esploratore e reporter, inviato del settimanale Epoca.
Bonatti è un puro, ha sempre seguito le sue idee, la propria testa, senza mai cedere alle lusinghe del denaro: “Non mi dispiace non aver avuto un figlio, ne avrei fatto un disgraziato, perché avrei cercato di educarlo con i miei principi, che non contemplano il denaro. Io non mi sono mai sentito stupido per non aver fatto i soldi. E non ho mai cercato sponsor”.
Emanuela Audisio ha scritto: “Bonatti è un mito che non si è mai sporcato, è sceso dalle montagne per attraversare giungle e deserti, ha navigato fiumi e correnti per allontanarsi da un turismo dell' avventura sempre più plastificato. Ha rischiato, vissuto, fotografato”.
Come ci ha suggerito ieri un sincero estimatore di Bonatti, speriamo che l'anima di Bonatti possa prendere a calci in culo Lacedelli, Compagnoni e Ardito Desio, protagonisti di un falso storico avvilente.
Caro Walter Bonatti, ti sia lieve la terra.
P.S.: per approfondimenti si consiglia di Walter Bonatti:
K2. La verità 1954-2004, Dalai Editore
Montagne di una vita, Dalai Editore
Terre alte, Rizzoli
Una vita così, Baldini e Castoldi
Da quando andiamo a Cham ho abituato i miei figli a guardare verso Les Dru da Montenvers. Lí sopra alla Mer de Glace c'é un gruppo di cippi fatti mettendo pietre una sopra l'altra e qualche bandiera tibetana. Ai margini di questo spontaneo 'sacrario' un cippo ricorda le imprese del 'grande italiano'. Per salire lassù negli anni cinquanta ci mise tre giorni e si prese qualche rischio di troppo. Qualche tempo fa alla biblioteca di Cham ho visto un film dove un giovane alpinista di Cham sale l'aguille in maglietta, senza corde e tutto in mezza giornata compresa la discesa! La tecnologia concentrata nei pochi centimetri delle suole delle sue scarpette assicura la stessa presa degli scarponi, chiodi e corde che usava Walter. Ma il cuore non conosce evoluzioni tecnologiche e il sorriso di Walter ci indica la strada della libertà interiore, della fatica premiata per sempre. Un caro saluto. Alex
RispondiEliminaLa sua vita è stata anche segnata da lunghe polemiche, incomprensioni, scontri giudiziari, come quelli avvenuti in seguito alla conquista italiana del K2 nel 1954, quando si trovò in conflitto con Lacedelli e Compagnoni, da lui accusati di averlo lasciato senza tenda a quota ottomila. Bonatti è stato il simbolo di un Italia felice, carica di futuro, che vedeva nell’alpinismo la metafora della crescita, della conquista di nuovi orizzonti per sognare. Marco Albino Ferrari
RispondiEliminaLa Stampa
Bonatti ha subìto uno sgarbo mortale, ma è un signore. Alla vigilia della spedizione ha firmato un contratto che lo obbliga al silenzio per due anni e non parla. Non ancora. Non prima che un giornalista lo accusi di essersi salvato la vita, in quella notte da streghe, attingendo alle bombole destinate a Compagnoni, il quale lamenta di averle trovate mezze vuote e di essere arrivato in vetta al K2 senza più ossigeno.
RispondiEliminaL'accusato si indigna e querela. E così la verità taciuta da tutti emerge nelle aule di tribunale. Bonatti non può aver utilizzato l'ossigeno per la semplice ragione che gli mancava la maschera per respirarlo. E Compagnoni, con la decisione scriteriata di spostare l'ultimo campo più in alto, ha messo a repentaglio la vita del collega-rivale per paura che costui lo sorpassasse, arrivando in cima per primo al posto suo. Soltanto Desio difende ancora il proprio pupillo, forse per difendere se stesso. Ma Bonatti adesso pretende tutta la verità. La spedizione del K2 è stata finanziata da soldi pubblici e quindi occorre renderne conto ai contribuenti, sostiene quel moralista romantico.
Gli ci sono voluti cinquantaquattro anni di lotte e di magoni prima che nel 2008 il Cai (Club Alpino Italiano) cancellasse dai libri sacri della montagna la versione di Desio e vi iscrivesse la sua. Bonatti ha passato la vita a combattere contro un'ingiustizia palese, ma nemmeno l'ingratitudine di tanti ha potuto impedirgli di realizzare i suoi sogni di alpinista, di uomo d'avventura, di uomo. Ed è stato tutto questo, e molto altro, a renderlo così poco e così meravigliosamente italiano.
Massimo Gramellini
La Stampa
Vorrei ringraziarla Professore per avermi fatto conoscere Walter Bonatti,partendo da quell'articolo portato da lei a lezione ho successivamente letto e visto altri racconti di Bonatti che per me ora è un esempio, un connazionale nonchè conterraneo che mi rende orgoglioso di essere italiano.
RispondiEliminaSergio
Ricordo ancora una giornata piovosa in montagna e un gruppo di amici intorno a un fuoco a leggere ad alta voce uno dei libri sulle imprese di Bonatti. Fu magico.
RispondiEliminacerte persone nella vita, ti accendono il cammino!Io non conoscevo Bonatti, e mi chiedo il perchè a 21 anni non si sente parlare di grandi esempi di vita, di persone che escono dall' ordinario per rientrare nell' essenza della vita!Mi stupisco di quanto sia strano. Bellissimo quando dice devi stare solo con i tuoi mezzi! Solo per scoprire davvero se stessi crescendo!..vento in poppa..!
RispondiEliminaFederico
Ti leggo sempre con grande interesse. L'omaggio a Bonatti (alpinista e uomo che ha da sempre avuto al mia più profonda considerazione) però mi ha anche emozionato profondamente.
RispondiEliminaUn salutone e a presto.
Matteo
Grande Beniamino,
RispondiEliminao la memoria è viva o non è
ciao, Fiorello
pezzo straordinario.
RispondiEliminaFrancesco
Bellissimo, conosco la storia di Bonatti che ammiro!
RispondiEliminaBravo Benia a fatto un magnifico elogio/omaggio ad un uomo che non meritava quello che gli é stato fatto da persone inette e senza coraggio che, dal canto suo, non si é mai fatto piegare dalle avversità della vita e dalla "cattiveria" della persone.
Luca
Se gli Italiani riconoscessero l'assoluto valore umano di uno sport eroico come l'alpinismo invece di uno sport da Colosseo come il calcio, gli "idoli" non sarebbero calciatori e veline in un contesto di totale amoralità e di declino socio-economico; ma sarebbero i Bonatti con il loro bagaglio di umiltà, rispetto, lealtà, giustizia, senso del sacrificio e profondo amore per la vita.
RispondiEliminaPer capire a fondo cosa significa ad esempio la sofferenza di una scalata al K2, leggete il libro di Bonatti o, meglio ancora, quello scritto da un "non addetto ai lavori" giornalista americano (No Way Down) circa la tragica spedizione sil K2 del 2008 a cui ha preso parte (con successo) il nostro Marco Confortola.
Allora si che gli Italiani avrebbero qualche chance in più per meritarsi un governo migliore...
NON BISOGNA MAI ARRENDERSI..
RispondiEliminahttp://www.robydamatti.it/
ciao mario
come poter essere così grandi? nessuno lo insegna purtroppo, solo il vivere con se stessi in assoluta onestà e combattere le avversità di origine antropica, superando i propri margini terreni e i propri confini celebrali ... piuttosto bisogna aver necessità delle controversie di Madre Natura, isolati nella società civile è assai difficoltoso poter scorgere l'obiettivo assoluto.
RispondiEliminacon grande interesse ho potuto leggere questo Suo appunto da blog e i collegamenti del Suo intervento, che desiderio di evadere dall'ambiguità contemporanea. Pequod
Spero tanto anch'io che Walter Bonatti prenda a calci nel deretano lacedelli,compagnoni e desio.
RispondiEliminaLa ferita inflitta fu tremenda.
Lui ce la fatta.
Il Bene ha trionfato.
Grazie di averci narrato questa bella storia.
Lucia.
Mi perdoni,
RispondiEliminaSa, non mi è piaciuto il punto in cui, un professore come lei, si augura che Bonatti prenda a calci nel di dietro quei due. che sia un augurio o una fantasia, l'ha messa nero su bianco.
Lei non ha capito nulla dell'uomo, sogna solo di poter essere come lui tentando di entrar nel personaggio ed identificarsi con un eroe nazionale che ritengo, avrebbe meritato i funerali di stato, ma Bonatti non prenderebbe a calci nessuno e forse è meglio che sia rimasto tra amici piuttosto che circondato da personaggi discutibili ricevendo onorificenza per il suo essersene andato.
Il suo è, da un lato un buon modo per far conoscere la figura di un uomo ai più giovani, dall'altro invece ricompare la conferma di un'italianità vendicativa che nulla di buono porta al nostro paese.
mi spiace
franco
Mi spiace per Franco, ma rimango della mia opinione. Lacedelli e Compagnoni per puro egoismo hanno attentato alla sua vita in quella notte sul K2. E poi hanno denigrato Bonatti per tutta la vita. Non meritano nulla.
RispondiEliminaGrazie degli interventi. Numerosi. Beniamino Piccone
Ho letto negli ultimi giorni "Viaggio nello sport italiano di Michele Uva e Marco Vitale" (ESD, 2011). Ho trovato un passaggio su Bonatti che ritengo la corretta risposta a Franco che mi rimbrotta sostenendo "lei non ha capito nulla dell'uomo Bonatti". Ecco Vitale che faccio mio completamente: "Lo sport è vita....Chi ha praticato l'alpinismo ad alta quota ha osservato, accanto a gesti di grande solidarietà e umanità, anche gesti di grande egoismo, al limite della FEROCIA. La CATTIVERIA e l'EGOISMO di Compagnoni e Lacedelli che, sul K2, nel 1954, fecero in modo che il poco più che ventenne Bonatti passasse una notte al gelo degli ottomila metri, pur di non averlo tra loro come possibile rivale per la tratta finale per la conquista della prestigiosa vetta, non è un fatto isolato.....Ed ancora oggi, salendo lungo la valle del Karakorum, i figli e i nipoti dei portatori che salirono con la spedizione italiana nel 1954 NON ti parlano di Compagnoni e Lacedelli, ma di Bonatti, e in una certa località ti fanno vedere un grande masso attraversato da una fessura, ancora oggi chiamata fessura Bonatti, perchè su di essa Bonatti insegnava ai loro padri i rudimenti dell'arrampicata".
RispondiEliminaNon c'è nessun intento vendicativo da parte mia, solo la corretta analisi dei fatti. Lacedelli e Compagnoni sono e rimangono due grandi merde, feroci ed egoisti.
Caro Beniamino Andrea Piccone,
RispondiEliminaconcordo pienamente quando Lei dice ..."quelle due merde di compagnoni e lacedelli"...e concordo anche con l'estimatore di Bonatti che si augura .. "possa prendere a calci in culo compagnoni lacedelli e desio".
La gente ipocritamente, per squallido e finto perbenismo, non usa mai quelle terminologie che INVECE rendono così bene l'idea; anzi - come ho letto nel suo blog - se ne scandalizza e la accusa.
Naturalmente - avrà notato - sono tutti squallidamente ANONIMI. Vergogna per tutti loro.
Ha tutto il mio PLAUSO per averle scritte e divulgate. L'unico grande rammarico è che Bonatti non abbia potuto leggerle.
La cosa che lei NON HA EVIDENZIATO MA E'GRAVISSIMA, è il comportamento del CAI di allora (e di tutti quelli che si sono succeduti per più di 40 anni); un comportamento VERGOGNOSO e CIALTRONE tenuto per sudditanza psicologica nei confronti di una persona arrogante e senza alcun senso di giustizia (desio).
Il CAI, quale organo ufficiale di uno sport PURO come l'alpinismo,
avrebbe dovuto essere lui PROPUGNATORE di giustizia e NON avere bisogno di una petizione pubblica per fare il suo TARDIVO DOVERE!
Con stima e simpatia Una sportiva della montagna.
Franca Razore
Cara Franca, non c'è da essere rammaricati perchè Bonatti le cose che ho scritto le ha lette in una lettera che gli scrissi anni fa. E la sua risposta - scritta con una Olivetti Lettera 22 - la tengo incorniciata vicino al mio letto. Un caro salute, Beniamino
RispondiEliminaQuando non sai cosa scegliere... compra il meglio e non te ne pentirai. Scopri orologio da parete coloured watch. Vai su http://www.vitalbios.com/A/MTQ4NzY2MzQ3NSwwMTAwMDA1OSxvcm9sb2dpby1kYS1wYXJldGUtY29sb3VyZWQtd2F0Y2guaHRtbCwyMDE3MDMyMSxvaw==
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