venerdì 2 novembre 2012

Il ricordo di mio padre, nel giorno dei morti



Oggi è il giorno dei morti, in cui si dovrebbe riflettere sulle persone che non ci sono più. 


Ma le persone importanti per noi non muoiono, sono sempre presenti. Con i valori, le letture, i suggerimenti, le riflessioni, i ricordi, le emozioni vissute insieme.

Mio padre nasce nel 1926 a Grazzano Badoglio (Asti). Fino al 1939 si chiama Grazzano Monferrato poi, fu cambiato in Grazzano Badoglio per accontentare il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, nato colà nel 1871, primo ministro dopo la defenestrazione di Mussolini da parte del Gran Consiglio del fascismo il 25 luglio 1943. 
A soli 17 anni sale in montagna come partigiano. Ma cosa spinge un ragazzo a scegliere da che parte stare a soli 17 anni? Cosa fa oggi un ragazzo a quell’età? Sta attaccato a Facebook tutto il giorno? Altri tempi.



Così racconta Giorgio Bocca (Fratelli Coltelli, Feltrinelli, 2010, p. 38): “Che cosa è stata per chi l’ha fatta la guerra partigiana? La scoperta della libertà? Una felice illusione? Venti mesi di libertà dai legami dell’esistenza, dal posto della tua vita già deciso dagli altri, dai tuoi genitori, dal loro censo, dai loro calcoli e desideri. E anche la libertà fisica di andare dove ti portano le gambe, di giorno e di notte in un mondo ritornato immenso, dove puoi scegliere anche la tua morte, dove puoi vivere senza una lira in tasca, come il santo Francesco, e riscoprire ciò che la vita in società ti ha nascosto, quel desiderio del valico da superare verso il nuovo e l’ignoto. E dentro questo vago ma inebriante senso di libertà, tutti i ferrei doveri che hai liberamente scelto: il coraggio in guerra, la solidarietà con i compagni di lotta, la scoperta degli altri, dei poveri, dei deboli, l’intransigenza verso gli oppressori......La guerra partigiana era per i giovani arrivati dal lungo viaggio dentro il fascismo la scoperta della ragione, della conoscenza, l’uso, finalmente, della ragione e della conoscenza che la dittatura non aveva cancellato, ma sospeso dietro gli opportunismi e gli inganni”.

Piero Calamandrei
Un giorno mio padre mi raccontò la sua fuga. Era stato catturato dai tedeschi, ma riuscì a scappare in circostanze avventurose. Si salvò.

Al termine del racconto, mi citò Pietro Calamandrei (che ho avuto modo di leggere e apprezzare più avanti): “Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzioneandate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì col pensiero perchè lì è nata la nostra Costituzione” (Discorso sulla Costituzione, Milano, 26 gennaio 1955).


Luigi Einaudi
Nel saggio del Governatore della Banca d’Italia e Presidente della Repubblica Luigi Einaudi – Lezioni di politica sociale (Giulio Einaudi Editore, 1949) – che mi ha lasciato mio padre, ho trovato significativa una nota di Einaudi (che scrisse il libro nel 1944 quando esiliò in Svizzera durante il fascismo): “Compito della scienza non è d’inculcare una fede, ma d’insegnare il metodo di osservare i fatti (economici od altri) e di ragionare correttamente intorno ad essi”. Questo è proprio l’insegnamento che mi ha lasciato mio padre.

Come sapete, mio padre mi ha insegnato fin da ragazzo a tenere un archivio cartaceo con i migliori articoli della stampa italiana. E’ dall’archivio che pesco spesso qualche chicca per voi lettori.

A mio padre piaceva molto il filosofo Umberto Galimberti, e mi invitava a leggerlo la domenica sul Sole 24 Ore. E io ho continuato a leggerlo (e ritagliarlo).

Umberto Galimberti
Quando ho iniziato a insegnare in Università, ho capito un messaggio più volte reiterato da Galimberti: “Attraverso la cultura si offre agli studenti la possibilità di evolvere dall’impulso, a cui corrisponde come reazione il gesto (come il bullismo insegna), all’emozione, e dall’emozione a quella forma ancor più evoluta che è il sentimento dove i giovani si orientano davvero poco...Occorrerebbero dei test di personalità per vedere se il futuro insegnante, oltre a sapere, sa anche comunicare e affascinare, perchè, come ci insegna Platone quando parla di Socrate, in età giovanile si apprende per fascinazione” (La distanza tra la cattedra e i banchi, 27 giugno 2009).

Io a lezione ci metto l'anima. Speriamo che i miei studenti se ne accorgano!

Caro Papi, la terra ti sia lieve.

10 commenti:

  1. Ricevo e volentieri pubblico:

    grazie Beniamino ,bellissima riflessione.

    Però non essere troppo severo coi ragazzi troopo interessati a facebook, noi più grandi

    non ci siamo ribellati a 20 anni di Berlusconismo e al suo tipo di educazione,

    tanto ancora avrei da aggiungere...

    Un abbraccio e tanta simppatia a te, ai tuoi pensieri,attenti, positivi,

    marirosa

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  2. Ricevo e volentieri pubblico:

    Bel ricordo Beniamino, bello il fatto di condividerlo,
    chissà che non lo faccia anch'io per i miei genitori.

    Ciao

    Fiorello

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  3. Ricevo e volentieri pubblico:

    Touche' caro Benji.

    Del filosofo Galimberti e' interessante leggere i 7 vizi capitali
    Una guida a mia giudizio molto valida alla comprensione del disorientamento non solo dei 17enni che vedono lamloro realta' attraverso FB, ma anche i "morti viventi" che si incontrano tutti i giorni, in particolare dal Lun al Ven.... Ossia tutti quei poveri (sfigati ndr) che non hanno mai vissuto un minuto di liberta' (copy&paste Bocca fino alla parola "gambe"... L'iPad non me lo fa fare...)... E che magari, anzi spesso, sono quelli con i quali dobbiamo fare dei compromessi per poter portare a casa la michetta....
    Enrico

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  4. Ricevo e volentieri pubblico:

    Il tuo Papi da lassù è sicuramente orgoglioso di avere un figlio simile!

    Bacione

    Monica

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  5. Ricevo e volentieri pubblico:

    ottimo (quel coglione di Galli della Loggia e dei suoi compari anti-azionisti avrebbero da ridire)

    Sandro

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  6. Ricevo e volentieri pubblico:

    Grazie benia.
    Sto andando a sanremo al funerale di mia nonna tere che e' mancata ieri...
    Certo a quell'eta' non e' mai 'inatteso' ... Anyway...

    Il tuo pezzo arriva quindi in un momento indicato per riflettere e contestualizzare.

    Un abbraccio
    A presto

    Ale

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  7. Ricevo e e volentieri pubblico:

    Caro ben,

    devo dire che la tua disponibilita' a mettere a nudo i sentimenti anche molto intimi mi ha commossa nel profondo. I genitori sono preziosi ma spesso anche faticosi e ingombranti e dedicare una cosi amabile apologia non e' da tutti...un abbraccio!
    claudia

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  8. Ricevo e volentieri pubblico:

    Ciao Beniamino,

    anche la mia famiglia ha fatto la sua parte in quegli anni. Sono storie incredibili oggi a ripensarci. Il mio bisnonno con suo figlio (il padre di mio padre) a combattere insieme sulle montagne. Il secondo purtroppo non tornerà. Quanta sofferenza ma quanto orgoglio…

    parliamone!

    Ciao

    Michele

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    1. Caro Beniamino,

      non sapevo che la storia di tuo padre fosse simile a quella di mio padre.
      Credo che l'eredità più importante che lui mi ha lasciato sia l'amore per la libertà e il rispetto delle persone. Di tutte le persone. Sempre e in qualsiasi condizione. Siamo stati fortunati ad avere genitori così.

      Gianni

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  9. Si dice che dal modo con cui ci prendiamo cura dei defunti si veda il livello di civiltà raggiunto da una società : seppellirli, celebrare messe, visitarli al cimitero portando fiori ed accendendo lumini..Ciò che più conta a mio avviso è insturare come diceva Ugo Foscolo "quella corrispondeza di amorosi sensi"con loro in modo da farli sempre vivere con noi e mai abbandonarli all'oblio. Meraviglioso inoltre tenere a mente la lezione dei valori e delle esperienze che ci hanno mostrato, insegnato,tramesso,cercando di perseguirla.I miei nonni furono deportati in campo di concentramento e la narrazione di quella fase della loro vita corsa sul filo degli anni perchè dolorosissima da raccontare tutta insieme è fra le cose più preziose che io possa aver ereditato. Sicuramente mi staranno guardando dal Paradiso.
    Lucia

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