lunedì 18 ottobre 2010

Forza Europa!

Non se ne può più delle continue critiche all’Europa. Mentre la crisi - partita dagli Stati Uniti – ha dimostrato la bontà del modello europeo di capitalismo ben temperato, i soliti soloni – the usual suspects – ci continuano a dire che dobbiamo seguire il modello americano.

Finalmente leggiamo il 9 ottobre 2010 un pensiero controcorrente di Gianfelice Rocca, Presidente del Gruppo Techint - Cina-Ue: più del cambio conta la tecnologia (Il Sole 24 Ore, 9 ottobre 2010).

Gianfelice Rocca
Subito Rocca sottolinea – visto che sui giornali si parla di guerra valutaria con il dollaro debole, l’euro forte (e la moneta cinese renmimbi che mantiene il peg con il dollaro, scontentando l’Occidente) che “Il cambio è un elemento rilevante ma ce ne sono altri. Concentrarsi su quello è un po’ come guardare solo la schiuma della birra, che non è la birra”.

Rocca prosegue: “L’Europa esce dalla crisi meglio di altri. Con il 21% del PIL mondiale contro il 20% degli Stati Uniti e il 13% della Cina. Con la bilancia commerciale in pareggio contro il profondo deficit americano. Con meno debito, 80% contro il 100 degli Usa e 200 del Giappone. Risparmio privato positivo. Con 174 grandi imprese contro le 139 americane e 21 nelle prime 50, contro le 20 degli Usa. Con livelli educativi nella media e una distribuzione dei redditi meno sbilanciata di quella di Stati Uniti e Cina”.

Secondo le ultime stime dei principali centri studi, la Germania nel 2010 dovrebbe segnare una crescita del PIL del 3,5%, il massimo da 20 anni.

Mi torna alla mente un libro di Tommaso Padoa- Schioppa, Europa, forza gentile (Il Mulino, 2001). Il banchiere centrale affronta il tema del “tentativo che da mezzo secolo l’Europa ha intrapreso per darsi unità e pace opponendo alla forza rozza delle armi e dell’istinto quella gentile del diritto e della civiltà...Si tratta proprio di forza, sostantivo polivalente che trae significato preciso da un aggettivo qualificativo o dall’intera frase; ma di forza gentile. Non violenza, ma fermezza; non potenza, ma destrezza”.

Da parecchi anni l’Europa procede da un Trattato all’altro: Lussemburgo 1986, Maastricht 1992, Amsterdan 1996, Nizza, 2000, Lisbona 2007. Vediamo con occhi obiettivi che la magnifica traiettoria ascendente tracciata da Lussemburgo e Maastricht si è quasi appiattita a Amsterdam, Nizza e Lisbona.

Bisogna andare avanti. L’Europa non si deve fermare. Deve proseguire nella strada della limitazione dei poteri sovrani. La velocità del mondo rendono urgenti il consolidamento istituzionale, la politica estera, la difesa, la revisione - con maggiore enforcement per i Paesi inadempienti - del Patto di stabilità e di crescita.

Per l’Italia è stata una manna la politica delle mani legate (copyright Giavazzi, Pagano). Solo con i lacci imposti dall’Europa siamo riusciti a sradicare molte debolezze nostrane.

Siamo in linea con la posizione di Rocca: “I problemi stanno nelle divergenze interne all’Unione, nel fatto che i vari sistemi nazionali hanno resistito alla crisi in modo asimmetrico”.

Questo la sintesi dell’ultimo Bollettino Economico (Ottobre, n. 62) di Banca d’Italia http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/bollec/2010/bolleco62/bollec62;internal&action=_setlanguage.action?LANGUAGE=it : “Nell’area dell’euro la crescita è diseguale tra paesi e tende a rallentare - I divari di crescita tra i maggiori paesi dell’area dell’euro tendono ad ampliarsi. Nel complesso dell’area il PIL è cresciuto dell’1 per cento nel secondo trimestre rispetto al primo (contro lo 0,2 del periodo precedente); l’accelerazione ha riflesso quella delle esportazioni e degli investimenti, mentre la dinamica dei consumi delle famiglie, benché positiva, è stata ancora frenata dall’incertezza delle prospettive sull’andamento dell’occupazione.
In Germania l’incremento del PIL è stato molto più deciso (2,2 per cento nel secondo trimestre); dal punto di minimo ciclico l’economia tedesca è finora complessivamente cresciuta del 4,2 per cento, circa tre punti più della media degli altri paesi dell’area; in Francia e in Italia il recupero è stato solo dell’1,9 e dell’1,3 per cento, rispettivamente. L’accresciuta capacità delle imprese tedesche di competere nei mercati più dinamici si è riflessa in una espansione delle loro vendite all’estero nettamente superiore a quelle degli altri paesi dell’area”.

Carlo Azeglio Ciampi, grande europeista (e ottimo nuotatore)
Non possiamo non chiudere che con l’opinione di Carlo Azeglio Ciampi, il nostro più grande europeista, che ci spiega cosa intende per zoppia: “Alla moneta unica non si è accompagnato un coordinamento della politica economica europea. Si è fatto l’eurogruppo, il gruppo dei Paesi dell’Unione Europea membri dell’Unione monetaria, e avanti come moneta l’euro. Ma l’eurogruppo non si è mai istituzionalizzato in maniera piena; non ha assunto poteri maggiori. All’interno dell’Ecofin, l’eurogruppo funziona come organo di consultazione; ma ripeto, non ha mai avuto poteri decisionali, a cui debbano adeguarsi tutti i paesi dell’euro” (Da Livorno al Quirinale, Il Mulino, 2010).

Solo completando il suo Risorgimento l’Europa potrà dare ordine a sé e promuovere il proprio modello oltre i propri confini.

4 commenti:

  1. Questo articolo mi è piaciuto molto, forse perché mi (ci) ricorda di essere parte di qualcosa di funzionante di cui andare fiero(Europa), dimenticando per qualche momento di essere prima di tutto, purtroppo per me (noi), parte di qualcosa di poco funzionante (Italia). Proprio oggi, alla radio, ascoltavo con preoccupazione gli auspici della BCE riassunti nel piano di rientro del debito entro il 60% del PIL, 1/20 del gap all'anno, che significa 3%/PIL all'anno (o il raddoppio del PIL!): mala tempora currunt... L'onorevole Bossi poche settimane fa, in occasione delle dimissioni di Profumo, dava l'allarme sull'avanzata dei tedeschi, e io aggiungo: MAGARI!!!
    Andrea Copper

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  2. Alcune delle "assumptions" dell'articolo lasciano, come dire, perplessi. Ad esempio: denigrare gli squilibri americani è vagamente naif, visto che è stato quel mercato ad assorbire una fetta importante delle esportazioni europee degli ultimi 20 anni. Non avessero consumato loro, anche a leva, noi qua saremmo fermi al GDP di 20-25 anni fa, visto che da noi i consumi non crescono da decenni.
    Tornando all'attualità, la Germania s'è già fermata (vedi indice IFO) e guarda ad est per il suo supply, non più a sud. La situazione delle aziende italiane è drammatica sul fronte ordini dopo la fiammata del primo semestre.
    Il problema dell'Europa è IMHO duplice: i) strutturale-giuridico, ovvero è una costruzione disfunzionale sia dal punto di vista democratico che soprattutto da quello dell'accountabilty; ii) le politiche protezionistiche sono apparentemente non sradicabili.
    Forse faranno in tempo a ristrutturare l'impalcatura prima che avvenga un collasso monetario, ma non ci scommetterei.

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  3. Marcinkus,

    io all'inizio ho scritto "the usual suspects". e tu sei sicuramente tra questi! Troppo comodo essere liberisti e tifare per il Too big to fail (TBTF). Senza il tanto odiato governo, le banche usa e la loro economia sarebbe bella che morta. Altro che Tea Party.
    Ci vorrebbe un bel commento di Galbraith sulle comodità delle classe agiata, che vuole l'intervento dello Stato quando ne ha un beneficio personale

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  4. Beniamino,
    noi liberisti siamo i primi a dire che non doveva essere fatto alcun bailout delle banche, tanto per intenderci. Che io tifi per il TBTF è una TUA supposizione completamente sballata. Il TBTF ha fatto comodo ai banchieri che altrimenti sarebbero stati spazzati via dal collasso sistemico (e invece sono praticamente tutti al loro posto, salvo pochi casi utilizzati come capro espiatorio, tipo Dick Fuld), gli stessi banchieri che hanno ingigantito il pericolo di un collasso sistemico tutto da dimostrare, ma il cui spettro a loro ha fatto assai comodo.
    Il moral hazard è stato devastato dall'intervento dei governi, che peraltro sono i primi responsabili della crisi finanziaria a causa di regulation cretine e politiche deliranti (Clinton e la casa per tutti, tanto per fare il nome di uno dei trigger della crisi; stock di debito assurdi tipo l'Italia, politiche fiscali e di spesa pubblica autolesioniste tipiche degli stati sociali europei). Non è un caso che gli attuali governi stiano peggiorando la situazione con "riforme finanziarie" che, aggiungendo layers di complessità e opacità, non faranno che peggiorare la situazione, invece di fare quello che sarebbe razionale: deregulation, trasparenza e accountability.
    C'è un problema GRAVE di accountability, e nessuno sembra avere intenzione di cercare di metterci mano, anche perchè quel problema è pesantemente presente in primo luogo nei governi stessi.
    Tu non puoi dire che l'economia americana sarebbe morta senza TBTF (peraltro ti faccio notare che le corporations US sono assai meno levereggiate di quelle europee, tanto per mettere i puntini sulle i) perchè è una affermazione totalmente priva di fondamento fattuale. Peraltro, prendendo per assurdo l'ipotesi per buona, l'economia US avrebbe trascinato nel baratro anche tutte le altre, in primo luogo la Cina e poi l'Europa (che si trascina nel baratro da sola anche ora, senza necessità di grandi spinte).
    Ultima chiusa: le "classi agiate" sono proprio quelle che stanno traendo beneficio dall'attuale situazione, visto che il denaro non costa nulla (io sto pagando USD a 0.27% l'anno... prendendo corporate bonds in USD che rendono tra 7 e 12% mi stanno di fatto REGALANDO soldi... fatti i tuoi conti) e infatti si sta creando un nuovo carry trade su USD e EUR verso gli emergenti, mentre viene chiuso il carry su JPY, precisamente il motivo per cui sta ai massimi da 15 anni.
    Chi soffre e continuerà a soffrire sono i poveri e le classi medie, che non hanno alcun tipo di accesso (e conoscenza) alle soluzioni in grado di proteggerle dagli tsunami economici, né possono usufruire dei tassi a zero.

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