martedì 21 settembre 2010

Vuoi passare l'esame? Segui il metodo Ciampi


Visto che la sessione d'esame di venerdì scorso all'Università di Bergamo - dove insegno Economia e Tecnica degli Scambi Internazionali - si è rivelata così così - nel senso che gli studenti presenti NON frequentanti sapevano ben poco, per stemperare un po' il mio malumore, voglio farvi conoscere il Metodo Ciampi per superare in modo brillante gli esami universitari.

Il nostro Presidente Emerito Carlo Azeglio Ciampi nel suo recente Da Livorno al Quirinale. Storia di un italiano (Il Mulino, 2010) così racconta: "Ormai avevo una mia tecnica per gli esami: riuscivo il più delle volte a condurre l'esame sui sentieri che mi erano favorevoli. Mi accorsi che anche con una preparazione superficiale riuscivo a fare ottime figure, tant'è che presi trenta e lode in tutti i biennali di legge più importanti.
La mia tecnica era questa: quando mi si faceva la domanda, se era una domanda alla quale era facile rispondere non rispondevo subito, pigliavo tempo e dicevo:
"Ritengo opportuno promettere alcune cose", e allungavo i tempi della mia risposta. Partendo dall'idea che tanto l'esame dura un certo tempo, diciamo una mezz'ora, quanto più lo occupi, meno domande hai a cui rispondere. Se poi la domanda per me non era facile, partivo dal'idea che premettendo altre cose si perdeva tempo e spesso il professore si dimenticava della domanda fatta".

Per non ingenerare l'impressione che Ciampi fosse uno studente pigro, è d'obbligo aggiungere alcune cose:
1) Ciampi si è laureato in Lettere alla Scuola Normale di Pisa - come noto eccellente centro di formazione. "Queste piccole furbizie non le conoscevo quando facevo lettere, ero uno sgobbone e basta...Effettivamente si studiava come dei pazzi".
2) Ciampi iniziò la carriera di insegnante e poi si è laureato in Giurisprudenza;
3) Ciampi - quando iniziò la carriera in Banca d'Italia - studiò macro, microeconomia e statistica da solo "In cui all'inizio non capivo niente. Fu un periodo in cui veramente lavorai come un matto".

Per chiudere, vorrei esaltare la figura di Carlo Azeglio Ciampi. Ho sempre la pelle d'oca quando a lezione porto agli studenti l'articolo del 26.11.1996 del Financial Times - The quest for Emu: Italy home but not dry, di Lionel Barber - in cui in occasione delle negoziazioni per il rientro della lira nel Sistema Monetario Europeo, i diplomatici tedeschi con l'arcigno Governatore della Bundesbank Tietmeyer dissero: "Ciampi gave the performance of his life". Per la cronaca, la lira italiana rientrò a 990 contro marco (mentre i tedeschi insistevano per valori vicini alle 900 lire per un marco) per tutelare le ragioni delle nostre imprese esportatrici. Questa parità sarà poi la parità definitiva per la definizione delle parità contro il nascente Euro.

E agli studenti evanescenti e superficiali ripeto le parole di Carlo Azeglio: "Studiare come un forsennato vuol dire scavare i problemi, capirli, non mandare meccanicamente a mente nozioni". Noi professori dobbiamo spiegare ai giovani la bellezza e la durezza della realtà, dello studio, del lavoro, della vita: il discrimine tra la vacanza e il lavoro, tra la ricreazione e l'impegno, tra "stare al mondo e vivere" (Seneca).

2 commenti:

  1. Vorrei precisare che il "metodo Ciampi" non è così semplice da utilizzare.. Quando si inizia una frase con "vorrei premettere", bisogna anche dire qualcosa dopo.. e non si può certo parlare del tempo o di come è andata la partita di calcio ieri.. Bisogna dire qualcosa di sensato, pertinente.. E solo uno studente preparato può farcela per questa strada (perchè magari non si ricorda il dettaglio, ma sa di cosa si sta parlando).
    Sconsiglio il metodo a chi, invece, non ha aperto libro e non ha seguito nessuna lezione.. sarà subito chiaro al professore che non avete la più pallida idea di quello che state dicendo.. della serie: meglio stare zitti e lasciar credere di non sapere nulla, piuttosto che aprire la bocca e togliere ogni dubbio..no?

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  2. Concordo nel dire che il "metodo Ciampi" raramente dà i suoi frutti. Tutt'al più trovo irritante la situazione in cui il classico studente pigro (ma dalle grandi doti carismatiche!) riesce ad ottenere risultati migliori di coloro che, invece, si sono applicati con costanza e diligenza allo studio.
    D'altro canto, capisco anche il risentimento del professore esasperato da tanta superficialità.
    Non mi stancherò mai di dire che per approfondire una materia non servono nozioni, ma casi pratici. "Studiare come un forsennato vuol dire scavare i problemi, capirli, non mandare meccanicamente a mente nozioni": la teoria ha di certo la sua importanza, ma lo studio (e la comprensione!) di una materia non può basarsi solo di essa, come, invece, fin troppo spesso accade.

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