mercoledì 15 settembre 2010

Derivati, arma di distruzione di massa


Il Sole 24 Ore di oggi segnala che la NTV – Nuovo Trasporto Viaggiatori S.p.A., la società (tra i soci Montezemolo, Della Valle) che porterà un po’ di concorrenza nel settore del trasporto ferroviario a partire da settembre 2011 – ha in bilancio una posizione in derivati sui tassi di interesse con un mark-to-market negativo a fine 2009 di 15.599.469 euro. Siamo andati a verificare. Il bilancio 2009 disponibile sul sito www.ntvspa.it informa che si tratta di quattro operazioni collar con un cap del 5% e un floor del 4,15% per un valore nozionale di 60 milioni di euro. Traduciamo. Se i tassi scendono sotto il 4,15% (oggi siamo intorno all’1,1%) NTV, invece di beneficiare di tassi di interesse estremamente favorevoli, è costretta a pagare la differenza tra l’Euribor a 6 mesi e il 4,15%.
Può avere senso coprirsi dal rischio di rialzo tassi, come il cap al 5%. Ma assicurarsi se i tassi scendono non è certamente un’operazione intelligente.
A leggere queste notizie sembra che la crisi sia passata invano. Se – come pensiamo – la crisi è una crisi di omologazione del pensiero, non vediamo miglioramenti. Tutti come pecoroni – herd effect, per essere più aulici – seguono i consigli degli intermediari che spingono per la vendita di derivati. Naturalmente la forte asimmetria informativa porta - nella stragrande maggioranza dei casi – ad avere un mark-to-market negativo per l’impresa che sottoscrive il contratto dove i derivati la fanno da padrone. Vengono definiti derivati perchè il prezzo del prodotto deriva dal prezzo di una attività sottostante (tassi d’interesse, tassi di cambio, prezzo di una commodity,.....). Il legame tra i due prezzi è stabilito da complessi algoritmi matematici. I creatori di questi prodotti – soprannominati dalla stampa anglosassone quants - sono stati mirabilmente così definiti da Edward Chancellor: “Nome dato a matematici e fisici di second’ordine che hanno superato i dubbi e gli scrupoli che la scienza impone, in cambio di una Porsche”.
Ogni qualvolta viene pubblicata una tabella con le posizioni mark-to-market, le controparti degli istituti di credito – imprese, pubblica amministrazione, investitori – sono sempre in perdita. Warren Buffett rimane sempre inascoltato: “I derivati sono armi di distruzione di massa”.
Torniamo ai classici per riconquistare un po’ di sano buon senso. Lo scrittore Pontiggia – di cui si consiglia La morte in banca, Oscar Mondadori, titolo vagamente indicativo - mirabilmente scrisse che “Il parco buoi è formato da quei minuscoli investitori che ha la tendenza perversa a comperare quando la Borsa sale e a vendere quando scende. L’euforia per una ascesa che si spera infinita è pari al panico per una flessione che si teme illimitata. Nessuno è mai diventato ricco in questo modo”. Se fosse ancora vivo, Pontiggia – gli sia lieve la terra - ci direbbe: “Vale anche per i derivati”.

2 commenti:

  1. Sembra incredibile come "la caccia al derivato" sembra sul punto di tornare in auge, quando ancora stiamo pagando lo scotto della crisi. Questa crisi ci ha insegnato così poco?!
    In un suo articolo del Sole24ore, Donato Masciandaro, a questo proposito, scrisse: "Il primo pilastro è rappresentato dalla necessità di definire mercati regolamentati per ogni tipo di transazione finanziaria significativa, a partire dai mercati dei prodotti derivati. (...) I cosiddetti contratti derivati hanno avuto un sviluppo formidabile: in aggregato, il loro valore teorico ha raggiunto dimensioni che sono dieci volte più grandi dei tradizionali mercati dei cambi. La diffusione dei contratti derivati ha avuto però un effetto aggregato indesiderato: l'incertezza circa la produzione e la distribuzione del rischio tra i diversi settori e i diversi paesi. Deficit di informazione e dubbi sulla solvibilità delle controparti si sono intrecciati in una spirale viziosa."
    Si tratta di un articolo dell'ottobre del 2009, di certo non del secolo passato.
    Si sa, HIGH RISK - high return, ma, attualmente, possiamo assumerci un rischio tanto elevato?

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  2. Il tempo passa ma a Italo non imparano niente...
    Dall'ultimo bilancio (2011)

    La Società risulta esposta al rischio di oscillazione del tasso di interesse Euribor a 1
    mese.
    Al fine di mitigare tale rischio sono stati sottoscritti quattro contratti per altrettanti
    strumenti finanziari di copertura con MPS, Efibanca, Banca Popolare di Lodi e ISP. I
    contratti, che hanno decorrenza 26 settembre 2008 e scadenza 31 dicembre 2016, si
    sostanziano in quattro operazioni finanziarie “collar” a costo zero (senza commissioni di accensione). L’operazione prevede un CAP del 5% ed un Floor del 4,15%.
    La politica adottata dalla Società nel rispetto di quanto sancito dal Contratto di finanziamento prevede una copertura mediamente pari al 60% dell’esposizione finanziaria e degli importi garantiti.
    A far data dal 1 luglio 2011 il nozionale di copertura dei derivati contrattuali è passato da Euro 85 milioni del 31 dicembre 2010 ad Euro 245 milioni in osservanza a quanto previsto dal Contratto di finanziamento e all’art. 2 della Hedging Policy Letter siglata in data 24 giugno 2008.
    Alla data del 31 dicembre 2011 il fair value degli strumenti detenuti risulta negativo
    per 42,37 milioni di Euro


    Sempre peggio!

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