lunedì 7 ottobre 2013

Dai panettoni di Stato alle mense gestite dal Sindaco: il caso senza senso di Milano Ristorazione

Qualche decennio fa l'economia mista italiana ci ha regalato il caso, pessimo a livello gestionale, dei panettoni Motta e Alemagna gestiti dall'IRI, Istituto per la Ricostruzione Industriale, creato da Mussolini nel 1933 e chiuso negli anni Novanta grazie al grandissimo Beniamino Andreatta (accordo Andreatta-Van Miert, per chi vuole approfondire).

Per quanto riconosca un ruolo importante dello Stato nell’economia come attore e mediatore di squilibri di mercato, l’esistenza di Milano Ristorazione non trova alcuna giustificazione. La scuola è pubblica ma non capisco perchè il mangiare dei bambini deve essere gestito da una S.p.A. partecipata al 100% dal Comune. Ma non sarebbe meglio affidare la gestione delle mense scolastiche a cooperative che danno lavoro a persone non nominate - dagli amici degli amici - ma assunte?

A livello comunale, destra e sinistra condividono l'idea che le mense delle scuole milanese vengano gestite dal Comune. Infatti nel 1999 la Giunta Albertini creò una nuova partecipata, Milano Ristorazione, con l'obiettivo di fornire i pasti a tutte le scuole e asili milanesi. Con tutte le partecipate del Comune di Milano, se ne sentiva proprio il bisogno!

Con tutti i problemi che ha il sindaco di Milano, è possibile che debba gestire anche le mense? Non si può lasciare questo compito al mercato? Perchè deve essere il Comune a nutrire i nostri figli? Dobbiamo pensare che il Comune sia più bravo e faccia da mangiare meglio? Non è evidentemente così.

Perchè Milano Ristorazione non può funzionare bene? Per mancanza di concorrenza. Qualsiasi fenomeno economico funziona per incentivi. Se questi non ci sono o sono distorti, l'economia non funziona. Siccome il Comune di Milano non può revocare il mandato della fornitura alle mense a Milano Ristorazione, questa partecipata non avrà alcun incentivo a fare bene, a migliorare il servizio, che lascia molto a desiderare. Solo con un enforcement bello e chiaro, Milano Ristorazione funzionerebbe.
Significa che se e solo se il Comune di Milano potesse dare disdetta al contratto di servizio, Milano Ristorazione, motivata da tale minaccia, sarebbe costretta ad essere competitiva. Invece non è così. Qualsiasi disservizio - l'ultimo è un'assemblea sindacale nel corso della mattinata che ha impedito di fornire il servizio mensa - non ha un costo tangibile, una conseguenza concreta. Se un genitore ha il figlio malato paga lo stesso il servizio mensa. Se il servizio non c'è per sciopero, si paga lo stesso. Se il cibo è immangiabile, il fornitore non si può cambiare. E' e sempre sarà - nei secoli dei secoli - Milano Ristorazione. Come nella Russia di Breznev, o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra.

Se anche ci fosse sul mercato un competitor che fornisse un servizio mensa a cinque stelle con lo stesso costo, il Comune non potrebbe utilizzarlo perchè Milano Ristorazione senza il mandato del proprio azionista - il Comune di Milano, appunto -, chiuderebbe seduta stante.

E' di questi ultimi giorni la notizia che l'iniziativa di Milano Ristorazione della giornata del cibo vegano è stata fallimentare. E' la solita gauche caviar che vuole estendere la mission delle società partecipate del Comune. In questo caso Milano Ristorazione non deve solo organizzare le mense scolastiche ma anche educare i bambini agli stili alimentari mondiali. Vaste programme, direbbe il Generale De Gaulle.

Il nutrizionista Giorgio Calabrese, con il quale sono in totale sintonia, ha dichiarato in passato: “Se la mole di cibo avanzata è di vasta portata, forse vale la pena riflettere sul tipo di menù proposto: le zuppe e le verdure i bambini non le mangiano nemmeno a casa. Hai mai sentito un bambino che ama il cavolfiore o l’orzo? Mi sembra che ci siano troppi alimenti di questo tipo. Non sono abituati a questi gusti, anche se sono ottimi per la salute finiscono per essere rifiutati e i bambini saltano parte del pranzo".

Nella giornata del menù vegano Milano Ristorazione ha speso 21.000 Euro per grano saraceno e tofu e 3.700 Euro per la salsa di soia. I miei figli mi hanno riferito che la totalità delle classi e degli insegnanti - dopo aver assaggiato il tofu - si sono astenuti dal continuare per manifesta incommestibilità.
Il paradosso è che con questa pessima qualità del cibo, le giornate educative diventano diseducative, perchè mai e poi mai un bambino diventerà vegano (meno male, eh).

Preparatevi alla prossima giornata fallimentare: 27 novembre, menù mediorientale. Genitori, segnatevi la data perchè alla sera i vostri figli saranno affamati!

Un'ultima notazione. Il consumo di frutta nelle mense scolastiche rasenta lo zero. Perchè Milano Ristorazione non copia McDonald che offre la frutta tagliata (e buonissima, provare per credere) in piccoli sacchettini? Basta scegliere un fornitore tra i tanti che consegnerebbe la frutta tagliata nelle singole scuole. E i consumi si impennerebbero. Allora sì che si farebbe una scelta educativa.

Caro Pisapia, si concentri sul traffico, sull'Expo, sul servizio anagrafe digitale, sui vigili che sono sempre in ufficio, sul funzionamento della macchina comunale, sugli emolumenti abnormi dei collegi sindacali delle partecipate del Comune, e lasci stare il servizio mensa nelle scuole. Ha di meglio da fare. Si concentri sulla gestione caratteristica.

7 commenti:

  1. MI ha telefonato un mio amico e mi ha detto: "Ho chiesto a mia figlia che cosa le è piaciuto del menù vegano. Lei mi ha risposto: "La banana". Ahah

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  2. Ricevo e pubblico: Bravo Benni, se ne lamenta anche mio figlio ! Matteo

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  3. La giornata vegana sarà almeno stata utile per capire cosa non mangiare. Per il tofu del resto, con il massimo rispetto di chi lo cerca, chiede e apprezza, al 99% delle persone non piace. Se i bambini lo capiscono presto, tanto meglio per loro.

    Sulle verdure e la frutta andrei più cauto: da brianzolo attaccato alla cultura della carne, riconosco che quando non sono in forma o sto per ammalarmi e immediatamente sospendo tutto e mi attengo con disciplinata (nel senso di "valore", non di "fardello") solo a dormire di più, bere (anche a volte controvoglia) 2 litri di acqua al giorno mangiare solo verdure e frutti di stagione, crudi e bio, da 10 anni (la statistica pertanto è diventata ormai significativa!) tassativamente in massimo un paio di giorni mi metto a posto e scaccio l'influenza. Giuro! Resistere e provare per credere: è un nutristi anomalo per 2/3 giorni (monotono come categoria ma basta mangiar varie verdure e frutti per non stancarsi), ma è un metodo migliore e alla lunga più salutare dello Zerinol. In tutta la mia vita almeno una volta all'anno facevo 2/3gg di influenza. Da 10 anni non tocco una, e dico una, medicina. E il processo si ripete con successo quasi scientifico.

    Sarei più prudente su MacDonald. Al netto della frutta che non dubito potrà essere buona, direi che, anche alla luce delle recenti rivelazioni di ammoniaca nella carne, possiamo pensare a soluzioni migliori. Almeno come metodo preventivo: se devo cercare dove sta l'eccellenza del genuino, non mi vengono in mente gli States.

    Sul resto concordo: Einaudi diceva che ciò che si regola con la competizione nel tempo migliora; quanto c'è monopolio delle istituzioni, sosteneva che l'unico modo per ottenere un buon servizio ad un prezzo giusto era la partecipazione e fermezza di cittadini uniti (mi permetto di aggiungere "e ben preparati sull'argomento").

    Forza e buon mangiare e bere!

    Paolo

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  4. Uno dei miei figli mi ha detto buono il tofu, ho mangiato anche quello degli altri ... una mosca bianca.
    A dire il vero, anche se con un esperimento fallimentare, sono contento che l'abbiano fatta.
    Ma hai ragione, la MiRi ha rotto le palle è un chiaro esempio di inefficienza che deve finire. Pensa all'effetto incredibilmente positivo che avrebbe un educazione alimentare ben fatta a scuola, prendendo spunto dal marketing con strumenti più 'convincenti' come la frutta tagliata, e buona, o appunto le cucine di tutto il mondo presentate correttamente e dovendo rimanere eccellenti per non perdere il contratto.
    Bravo Benia.
    Giovanni

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  5. ciao
    penso che il tema del servizio sia risolvibile con un bello SLA con chiari livelli di
    servizio misurabili e sotto i quali la remunerazione del servizio possa essere ridotto o sospesa
    per il tema menu sperimentali sono molto incerto
    penso che l'educazione passi anche attraverso la conoscenza di strutture gastronomiche diverse dalle solite cure amorevoli che garantiamo ai ns figli ma li fa crescere molto viziati e non in grado di distinguere gusti diversi
    la diversity alimentare è molto complessa su bambini viziati soprattutto quelli milanesi abituati a pasta al ragu cotolette e pizze ! oltre al solito MAC
    ma perchè non testare anche il vegano o medioorientale ?
    al massimo tornano a casa e la mammina farà loro lattino con gocciole....
    o no?
    cioa
    Stefano

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  6. Sul tema SLa e livelli di servizio, rimando al mio precedente post dove si racconta come MIlano Ristorazione venga meno alla qualità insita nel contratto. C'è un ricorso al TAR pendente. Have a look http://fausteilgovernatore.blogspot.it/2012/04/papi-la-mensa-fa-schifo-e-bene-che.html

    Sui menù diversi dal solito, il problema è il COME. E se il come fa schifo, è controproduttivo farli. Provare per credere. Vai tu ad assaggiare il tofu ;-)

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  7. Ricevo e pubblico:

    d'accordo con il messaggio, specie quando insisti sul fatto che non vi sia motivo per cui le mense scolastiche debbano essere gestite dal comune anzichè essere messe a gara. La concorrenza fa, se ben progettata, bene. Si veda la virtuosa competizione che si è instaurata per il "car sharing".
    Sulla giornata vegana sono più incerto, nel senso che capisco lo spirito che la anima, anche se poi c'è il rischio di una componente idealogica. Dissento invece dal nutrizionalista da te citato: i bambono doverbbero abituarsi a mangiare tutto. Se li fai scegliere mangerebbero solo patatine fritte e nutella...

    Alessandro

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