Sappiamo che il mercato, in modo semplicistico, distingue tra falchi - arcigni nemici dell'inflazione, il cui massimo esponente è stato Paul Volcker, capo della Fed dal 1979 al 1987 - e colombe, banchieri centrali più eterodossi e più disponibili a tenere in considerazione, oltre all'inflazione, anche la crescita economica.
Nata a Brooklyn nel 1946, laurea alla Brown University e PhD a Yale, debutta come assistant professor ad Harvard nel 1971. Poi si trasferisce a Berkeley, dove insegna macroeconomia.
La carriera pubblica inizia nel 1994 quando Bill Clinton la nomina nel board allargato della Fed. Nel 1997 viene nominata presidente del Council of Economic Advisers.
Nelle ultime riunioni del Federal Open Market Committee, l'organo decisionale di politica monetaria, Yellen ha sostenuto la posizione contraria al tapering, ossia alla riduzione graduale degli acquisti non convenzionali sul mercato dei bonds. La vicepresidente della Fed pensa che la ripresa in America sia ancora troppo gracile e che il sostegno di liquidità della banca centrale non venga interrotto. La disoccupazione al 7,5% è inaccettabile.
Pare che Yellen abbia portato a supporto uno studio proveniente da Berkeley University che evidenzia come nel 2012 il reddito disponibile sia sceso per il 99% della popolazione, e solo l'1% ha visto il proprio reddito salire.
In base agli ultimi dati portati da Edoardo Porter sul New York Times la famiglia media americana oggi ha un reddito di 51.000 dollari, sostanzialmente identico a quello di 25 anni fa. 36 anni fa gli americani sotto la soglia di povertà erano l'11,6% della popolazione. Oggi la percentuale di poveri è salita al 15%, da dal 1988 a oggi il Pil Usa è aumentato del 40%.
Così ha sintetizzato qualche tempo fa Barack Obama: "La maggior parte degli americani hanno goduto dei vantaggi offerti dalle nuove tecnologie, come gli smartphone o tante scoperte mediche, e tuttavia questo impressionante progresso tecnologico non si è tradotto in una maggiore sicurezza per la middle class".
Yellen è sposata con il premio Nobel per l'economia George Akerlof, il quale è conosciuto per i suoi studi di finanza comportamentale, ossia lo studio della psicologia applicata ai fenomeni economico-finanziari.
L'ultimo libro - che consigliamo - di Akerlof (con Shiller, 2009) è Animal Spirits: How Human Psychology Drives the Economy, and Why It Matters for Global Capitalism.
Sono decisamente convinto che Yellen sarà influenzata da Akerlof, in particolare in relazione all'importanza della narrazione e dello storytelling. Costretti a scegliere tra la verità e l'immaginazione, gli uomini continueranno a preferire le narrazioni seducenti e accattivanti.
Allora le considerazioni di Akerlof tornano attuali. Il quinto capitolo di Animal Spirits, intitolato Stories, inizia così: “The human mind is built to think in terms of narratives, of sequences of events with an internal logic and dynamic that appear as a unified whole. Life could be just one damn thing after another if it weren’t for such stories. The same is true for confidence in a nation, a company, or an institution. Great leaders are first and foremost creators of stories”.
Alan Greenspan |
Forse potremo archiviare il pensiero dell'ex chairman della Fed Alan Greenspan, che sosteneva: “ I know you think you understand what you thought I said but I'm not sure you realize that what you heard is not what I meant”.
P.S.: per gli amanti della statistica, solo 17 su 177 banchieri centrali sono donne.
P.S./2: da leggere l'opinione su Yellen di Luigi Zingales oggi sul Sole 24 Ore
P.S./3: editoriale del New York Times di oggi su Chairwoman Yellen
sicuramente la Yellen terrà vivo il discorso trasparenza (che è stato portato avanti in questi anni da un sottocomitato da lei guidato) con le nuove conference+Q&A post alcuni meeting della Fed e la pubblicazione delle previsioni dei membri del comitato su variabili macro e futuri andamenti dei tassi. Finora questo sistema ha spesso aggiunto confusione più che toglierla ma ritengo sia la direzione giusta. Inoltre porterà avanti la teoria del 'controllo ottimale' di inflazione e disoccupazione, una sorta di Taylor-rule più 'morbida' ed accomodante nei risultati. Qualsiasi cosa vada vada nella direzione di regole più meccanicistiche e meno discrezionali, e quindi si allontani da Greenspan è pure, a mio avviso, positivo. I banchieri centrali se lasciati operare discrezionalmente hanno dimostrato di saper fare dei bei danni.
RispondiEliminaRicevo e pubblico:
RispondiEliminaSono favorevole con quanti affermano (Krugman in primis) che bisogna sostenere l'economia reale con una politica monetaria accomodante, agganciando l'andamento dei tassi con un fondamentale (tipo il dato sulla disoccupazione, appunto),ma se una disoccupazione al 7.5% viene definita elevata negli States, mi domando quando questo dato può essere ritenuto accettabile. Dopo tutto gli Stati Uniti dallo scoppio della bolla finanziaria hanno avuto un solo anno di recessione (il 2009 con un calo del 2,6% del PIL e disoccupazione schizzata al 9%) e il picco PIL pre-crisi è già stato abbondantemente superato nel 2010. La recovery economica mi sembra già completata da un pezzo. Il problema che rimane è il fatto che dal 2009 ad oggi il 99% della popolazione ha visto il proprio reddito diminuire, mentre il restante 1% se l'è visto aumentare. Questo a mio parere è però una preoccupazione di Obama e della politica più in generale, piuttosto che di una banca centrale: la competenza di redistribuire il reddito spetta allo stato tramite la tassazione. Tassi bassi vita natural durante sono impensabili: oltre a spinte inflazionistiche, producono la perdita di capacità di valutazione del rischio negli investitori istituzionali. Tutti fanno la caccia al rendimento, nessuno si preoccupa dei rischi assunti. Abbiamo già visto che cosa ha prodotto tutto ciò in più occasioni (bolla dot com e catastrofe 2007-2008). Spero quindi che il nuovo governatore proceda senza timori nel tapering, senza dubbi e paranoie come il Bernanke degli ultimi tempi.
Altro discorso riguarda invece l'Europa, dove le scelte di Draghi su forward guidance sono pienamente condivisibili (forse anche un po' troppo prudenti?), alla faccia di Weidmann.
Per chiarire subito: non sono un falco, non sopporto i falchi della Bundesbank e la loro strizza per un inflazione sopra il 2%. La mia posizione si riassume in “In medio stat virtus”.
Matteo F.