Gloriana Pellissier |
Visto che la Strategia Europa 2020 prevede come obiettivo fondamentale la crescita inclusiva, non si può che partire dalla condizione di forte inferiorità della donna in Italia, che si trova a lottare con un tasso di ipocrisia vergognoso.
Riportiamo Ferrera: “Abbiamo circa tre milioni di donne che vorrebbero lavorare, ma non lo fanno. Il fattore “D” potrebbe essere un formidabile volano di sviluppo. Molti paesi delal UE hanno favorito l’occupazione delle donne rendendo più conveniente il lavoro fuori casa; senza un passo deciso in questa direzione, il volano da noi non può accendersi”.
Qualche pagina più in là, sempre sul Corriere, abbiamo letto la storia di Gloriana Pellissier - due figli, un marito e un lavoro part time, prima di entrare nell’esercito nel 2006 - la maratoneta (skyrunner) delle nevi, già vincitrice per quattro edizioni - e di quest'ultima! - del Trofeo Mezzalama , ritenuta la più massacrante tra le competizioni di sci alpinismo in alta quota: 45 km di gara, 2.812 metri di dislivello in salita, 3.145 in discesa.
Una donna tostissima, che dimostra come le donne multitasking siano degli esempi da imitare. Sentiamola: “Sono convinta che le donne saranno presto in grado di accorciare le distanze rispetto ai tempi degli uomini. In queste attività ci vuole determinazione, bisogna saper stringere i denti e utilizzare le proprie energie fino all’ultima goccia. La testa conta quanto il fisico. Pur essendo più forti, molti uomini mancano di questa determinazione. Del resto non è così anche nella vita? Io mi alleno tutto il giorno, ma poi devo tenere la casa, fare la spesa, lavare e stirare, fare la mamma e la moglie. E’ una scuola durissima, che mi viene buona in gara sui ghiacciai e sulle creste, quando capisco che anche i limiti più estremi possono essere superati”.
In un’altra intervista di anni fa Gloriana disse: “Gli allenamenti sono molto faticosi e più lunghi rispetto alla corsa classica, ma questo non mi spaventa, anzi mi dà nuovi stimoli per continuare. Sono una persona a cui piace emergere, vincere... e non esiste buon piazzamento che possa sostituire il profumo di una vittoria. Ogni vittoria mi regala una grande carica che mi spinge ad allenarmi di più. E' uno sport duro, il fisico ti chiede in continuazione di mollare invece devi resistere, soprattutto con la testa. Inutile far finta che non ci siano sacrifici da fare, ci sono eccome! Devo allenarmi tutti i giorni, anche per 3- 4 ore. Ed è faticoso, stancante, a volte doloroso. Ma la soddisfazione di superare i propri limiti è unica. Pian piano l' organismo impara a conoscere fin dove può arrivare e questo è bellissimo”.
Linda Gilli |
Linda Gilli in un agile intervento all’interno di Impresa responsabilità imprenditoriale e flessibilità del lavoro, (M. Vitale, P. Ichino, L. Gilli, Piccola Biblioteca d’impresa, Inaz, 2009) spiega: “Per la lavoratrice si tratta di trovare le condizioni di rientrare in azienda in un contesto favorevole e compatibile con la nuova condizione familiare. Per l’azienda si tratta di mantenere il più possibile le persone di valore in azienda. Per esempio, in un’azienda di servizi nell’area informativa come la nostra, le donne hanno un ruolo e un’influenza decisiva. Le donne hanno una cura quasi materna del cliente, e questo per noi è importante. Hanno un alto livello scolastico, spesso universitario, un’ottima conoscenza della normativa”.
Come ci spiega Daniela del Boca su lavoce.info “In Italia il tasso di occupazione femminile è pari al 48 per cento, dato non diverso da quello registrato all'inizio del decennio. I maggiori problemi per le donne italiane nascono, ancora, dalla difficoltà a conciliare lavoro e famiglia. Una difficoltà che mette le donne (e ancora solo loro) di fronte alla scelta tra avere un lavoro e avere dei figli. Il risultato è che sia il tasso di occupazione femminile sia il tasso di natalità continuano a rimanere bassi.
Da ormai un decennio i tassi di fecondità in Italia si sono assestati intorno a 1,4 figli per donna. In attesa di una condizione lavorativa più stabile, i giovani postpongono sempre di più l’età in cui hanno il primo figlio e così la probabilità di non avere figli o di averne uno solo aumenta.
Il terzo nodo cruciale è la povertà infantile, il cui tasso, in Italia, si attesta al 15 per cento. La percentuale sale però al 22 per cento quando solo uno dei due genitori ha un lavoro. Il lavoro delle madri è un importante strumento di protezione dei figli dal rischio di povertà. Nei paesi dove le madri lavorano di più, i figli sono meno poveri. L'Italia, come si vede dal grafico 1, è uno dei paesi con più alti tassi di povertà e più bassi tassi di partecipazione. La flessibilità degli orari di lavoro svolge ancora un ruolo limitato nell’aiutare i genitori a conciliare lavoro e famiglia: meno del 50 per cento delle imprese con 10 o più dipendenti offre flessibilità ai propri dipendenti e il 60 per cento dei lavoratori dipendenti non è libero di variare il proprio orario di lavoro".
Nel Nord Europa – dove i tassi di occupazione femminile sono elevati – si tutela concretamente la famiglia. In Italia si parla di famiglia e poi non si fa nulla. Nel Sud Italia - dove non esistono nè asili nidi, nè il tempo pieno scolastico - i tassi di occupazione femminile sono tra i più bassi d'Europa.
A noi italiani piace parlare, bla bla bla. Solo chiacchiere e distintivo, direbbe Robert De Niro, vedi post Solo chiacchiere e distintivo . Quando ci occuperemo dei problemi veri e di come risolverli?
Quello del lavoro femminile e delle regole di maternità è un argomento molto complesso che in Italia si affronta con una certa superficialità.
RispondiEliminaInnanzitutto occorre notare che il livello di retribuzione solitamente preso in esame per stabilire come sia mediamente più basso per il lavoro femminile è lo stipendio lordo del soggetto. Sarebbe più corretto utilizzare il costo aziendale medio, ed il costo finanziato dallo stato, su di un periodo diciamo di 3/5 anni diviso per le giornate lavorate includendo un periodo di maternità. Tale dato moltiplicato per le giornate lavorative medie di un anno darebbe l’effettivo livello retributivo femminile.
Le regole per il cosidetto “Parental leave” sono moltissime e molto diverse a seconda dei paesi. I paesi che hanno un costo limitato per le aziende, sia perchè il piano di PL è molto limitato sia perchè le sovvenzioni statali sono molto elevate, hanno solitamente un’occupazione femminile elevata. Il numero delle nascite è sicuramente una questione sociale per cui per stimolarlo il costo deve essere a carico della società e non delle aziende. In Italia tale costo è principalmente del datore di lavoro per cui l’alto livello di protezionismo del lavoro femminile unitamente alla scarsezza di sovvenzioni statali provocano un livello di disoccupazione femminile molto elevato.
É inutile fare retorica: l’aumento delle nascite non è una priorità dei governi italiani dopo la caduta del fascismo, ultimo sostenitore della famiglia, per cui non possiamo aspettarci molto. Il sistema di PL in Italia è errato e causa solamente timori agli imprenditori in fase di assunzione.
Per chi volesse c’è un interessante ed ampio sull’argomento a questo link:
www.aeaweb.org/aea/2011conference/program/retrieve.php?pdfid=468
Ricevo e volentieri pubblico: "Mi fa molto piacere che faccia spesso riferimento allo sport. E' fonte inesauribile di insegnamenti fondamentali x la vita di tutti i giorni. Saper vivere lo sport nella sua competitività sia personale che di squadra, superare i propri limiti grazie all'allenamento assiduo e vedere i risultati dei propri sforzi crescere grazie alla costanza e alla volontà è qualcosa di estremamente formativo, aumenta l'autostima e la capacità di analisi e di strategia, non da ultimo è divertente:). Se siamo disperati in quanto ad esempi lo sport è una delle direzioni giuste in cui guardare". Laura Gualandris
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