Il leader della Lega Matteo Salvini – evocando
le parole di Benito Mussolini del 1922 – nel mezzo dell'estate, accecato dalla tracotanza, ha chiesto “pieni poteri” agli
italiani, stufo dei “no” del Movimento 5 Stelle, delle pastoie della politica,
dimenticandosi che la democrazia ha delle regole, che siamo in una repubblica
parlamentare, che esiste un Presidente della Repubblica che non lavora sotto
dettatura, un sistema democratico di contropoteri, di “check & balance”,
che rendono il nostro sistema immune a un’altra dittatura.
La stampa deve funzionare da quarto potere,
svolgere il compito determinante di far comprendere all’opinione pubblica le
questioni che contano. L’economista Paolo Sylos Labini,
invitava sempre a discernere, ad andare in profondità, stabilendo la corretta
gerarchia dell’ordine delle priorità.
Una volta caduto il governo giallo-verde (Conte I) ci chiediamo cosa avrebbe potuto farne Salvini
dei “pieni poteri” a livello di politica economica. Avrebbe certamente mantenuto
come consiglieri due anti-Euro come Claudio Borghi e Alberto Bagnai, pericolosi assai soprattutto per il contribuente il quale ha pagato con lo spread maggiori costi sul debito pubblico. Quali
alleanze avrebbe costruito in Europa? Avrebbe ascoltato gli industriali del Nord
che sono competitivi a livello mondiale o coloro – piccoli imprenditori - che
auspicano ancora il binomio svalutazione & deficit pubblico?
Fortunatamente il nuovo governo giallo-rosso ha ricominciato a dialogare con
l’Europa, nell’ottica di rappresentare un’Italia come forza europea. I nostri
mercati di esportazione sono Germania, Francia e Inghilterra. Non Ungheria e
Polonia. Come Paese fondatore della Ue, come abbiamo potuto porci sempre all’attacco
delle istituzioni europee? Quando la sola regione Sicilia ha più dipendenti di
tutta l’Unione Europea, Salvini appena ha potuto ha sostenuto che tutta la colpa della
mancata crescita economica italiana sta negli “odiosi euroburocrati” che non ci
consentono di sforare i parametri di Maastricht.
La verità – che fa male – come cantava
Caterina Caselli, è un’altra: il motore della nostra economia è inceppato da
venticinque anni: criminalità, sistema pubblico inefficiente, nanismo della
imprese, familismo amorale hanno bloccato la crescita, che non può riaversi con
prebende e sussidi concessi in deficit. La ricetta del reddito di cittadinanza
è stata fallimentare perché ha alimentato l’idea che stare in panciolle ha più
senso (e reddito) che lavorare.
Fabrizio Saccomanni - una vita in Banca
d’Italia come civil servant fino alla
direzione generale (non divenne Governatore solo per il veto di Silvio Berlusconi),
scomparso quest'estate, uno dei tanti costruttori dell’Italia europea -
era ben consapevole dell’importanza dei rapporti internazionali e criticava
l’irresponsabile strategia della “sedia vuota” (come quella seguita dal
generale Charles De Gaulle negli anni sessanta per sabotare le funzioni del Consiglio
europeo ). E’ invece stata la linea scelta dai due ex vice-premier, che non hanno mai partecipato ai vertici europei, come quelli sulle politiche migratorie previste
dal trattato di Dublino e al contempo hanno biasimato l’Europa in modo autolesionistico
senza cercare alleanze e compromessi.
W l'unione europea, pensata nel 1940 da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi in esilio fascista a Ventotene.
W l'unione europea, pensata nel 1940 da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi in esilio fascista a Ventotene.
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