lunedì 27 gennaio 2020

L'Emilia Romagna respinge Salvini e azzera i Cinque Stelle

Gli sconfitti Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni
La vittoria del Partito Democratico alle elezioni regionali - in verità ha vinto il candidato Stefano Bonaccini, vero front-men, tosto come pochi - necessità di risposte.

Come poteva una delle regioni più ricche d'Europa, con la sanità tra le migliori al modo, con gli asili nido invidiati dovunque, bocciare l'amministrazione uscente - secondo i principali parametri - capace e seria, per dare il potere a una compagine che fa dell'odio e del disprezzo per l'avversario una caratteristica distintiva?

Avrebbero potuto contare due variabili, la paura - fomentata - dell'immigrazione e la sicurezza, due sfere di competenze che non spettano a coloro che governano le regioni. Come ha scritto Piero Ignazi su Repubblica, "proprio perché sazia e appagata, questa regione è, non da ora, alla ricerca di qualcosa di diverso, del brivido della novità, e persino dell'indicibile".

Sarebbe stato comunque inspiegabile come possa un'area economica che basa il proprio tenore di vita sull'apertura al commercio, sulle esportazioni fitte in tutto il mondo - dalle pesche alle apparecchiature medicali, dagli attrezzi da palestra di Technogym ai motori, dalla Ferrari ai tortellini - votare a favore di forze politiche che invocano il nazionalismo, "prima gli italiani", il "sovranismo" becero che non porta da nessuna parte.

Luigi Einaudi sul sovranismo ha scritto pagine bellissime. Nel 1945 scrisse: «lo Stato sovrano che, entro i suoi limiti territoriali, può fare leggi, senza badare a quel che accade fuor di quei limiti, è oggi anacronistico e falso. Anche le guerre diventeranno più rare, finché esse non scompaiano del tutto, nel giorno in cui sia per sempre fugato dal cuore e dalla mente degli uomini l’idolo immondo dello Stato sovrano».

Gli italiani ogni tanto, si fanno affascinare da persone di modesta qualità, che li portano nell'abisso. Così, tanto per dire, dopo la dichiarazione di guerra di Benito Mussolini a Francia e Germania del 10 giugno 1940, furono in molti a dover partire con le scarpe di cartone per la guerra. E quanti furono gli alpini a tornare dalla Russia? Ce lo dovremmo ricordare, ma quanti hanno letto "Il sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern?

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