Sabato scorso 24
novembre il Corriere della Sera ha
aperto con “Europa, frattura Nord-Sud.
Sei Paesi guidati da Berlino e Londra bloccano il rilancio”.
In sostanza i
capi di Stato e di Governo non hanno trovato l’intesa sul Bilancio 2014-2020
dell’Unione Europea (Ue). Tutto viene rinviato al 2013.
La cosa che
proprio evidenzia come l’Ue sia ancorata al passato e per nulla proiettata sul
futuro è lo spazio che le politiche agricole giocano ancora oggi sul bilancio.
Si parla di sussidi all’agricoltura. Si parla di PAC, ossia Politica Agricola
Europea.
Sebbene nel 1980
il peso della PAC sul bilancio era del 75% ed oggi è quasi dimezzata al 40%,
non ha assolutamente senso si privilegino i rentier agricoli, invece di
investire in infrastrutture e sugli incentivi alla competitività.
La strategia di Lisbona ha definito le priorità:
-
investire
nella conoscenza e nell’innovazione;
-
liberare
il potenziale delle imprese, in particolare le PMI;
-
investire
nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro.
E’ bene che l’opinione pubblica sia informata sui maggiori beneficiari della
Politica di sussidi all’agricoltura.
Se ci si
documenta, come visitando il sito www.farmsubsidy.org,
si scopre che dove vanno i milairdari sussidi della Ue.
Il 18% più ricco
dei beneficiari riceve l’84% dei sussidi. La filosofia è: più abbiente sei, più
fondi ottieni. I maggiori beneficiari sono gli individui e le aziende che
posseggono la maggiori quantità di terre, poi le grandi aziende dell’alimentare
e quelle dello zucchero. In cima alla classifica ci sono l’olandese Campina e
la danese Arla Foods Amba, colossi del settore caseario che hanno ricevuto
rispettivamene 1,6 miliardi di euro dal 1997 e quasi un miliardo di euro dal
2000. Segue la britannica Tate & Lyle
Europe: 827 milioni di euro dal 1999.
Nella parte alta
della classifica troviamo la Regina Elisabetta, Nestlè, il principe Adam II del
Lichtenstein, Alberto di Monaco e la Duchessa de Alba, spagnola.
Relativamente ai
sussidi ricevuti dalle aziende italiane, alla pagina http://www.farmsubsidy.org/IT/ vediamo come le prime 4 sono:
-
Eridania
(dal 2002 ricevuto 225 milioni di euro);
-
Italia
Zuccheri S.p.A. (209 milioni di Euro)
-
S.F.I.R.,
Società Fondiaria Industriale Romagnola (194 milioni di euro);
-
Istituto Centrale Banche Popolari (180 milioni di euro). Alle banche i
sussidi agricoli, come siamo messi male.
Nella proposta
del Presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy (il quale prima ha tagliato 25
miliardi di euro e poi ne ha aggiunti 8 su pressione di Hollande, che ha
tutelato i suoi ricchi agricoltori) il peso della politica agricola è di 372
milioni di euro, di cui 278 per la PAC, che pesa quindi (278/971) il 28,6%. Una cifra esagerata.
Tony Blair aveva
cercato anni fa invano di riequilibrare le spese a favore di innovazione e
competitività. Il premier Cameron ha spinto, secondo noi a ragione, per
ridurle.
Sull’inefficienza
dalla Politica Agricola Europea tornano ancora utili le parole di Paolo Baffi, Governatore di Banca d’Italia dal 1975 al 1979: “Nel settore agricolo, il
Mercato comune, in luogo della concorrenza, ha instaurato un pesante apparato
protezionistico che si distingue per l’entità dello distorsioni produttive ed
uno spreco di mezzi finanziari in cui alligna la frode” (Il
passo è tratto da Paolo Baffi, Ente
per gli studi monetari bancari e finanziari Luigi Einaudi, 1989, p. 53).
Era comunque tutto scritto in un rapporto commissionato dieci anni fa da Prodi - allora Presidente della Commissione Europea - a un gruppo di lavoro diretto dall'economista Andre Sapir, il quale aveva raccomandato di ridimensionare significativamente la spesa agricola, concentrando le risorse verso impieghi "di valore aggiunto europeo", capaci di stimolare la crescita e la produttività.
Paolo Baffi, Governatore integerrimo |
Come dice bene Stefano Micossi, "purtroppo hanno prevalso l'inerzia e gli interessi costituiti".
Ha ragione,
ancora una volta, Angela Merkel, la quale ha lasciato Bruxelles dicendo: “The possibility of trying and failing to reach
agreement was extremely unattractive”. Meglio non raggiungere un accordo
che firmare un pessimo accordo.
Per dare competitività all'agricoltura europea basterebbe chiedere ai prodotti importati le stesse garanzie richieste ai prodotti U.E. Per cominciare, vietare l'importazione di prodotti agricoli trattati con pesticidi banditi in U.E. Secondo, passare allo stesso controllo i prodotti alimentari.
RispondiEliminaGli strumenti ci sono, basterebbe utilizzarli.
Andrea