L'ineffabile ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi riesce sempre a far parlare di lui. Eravamo da un po' impegnati a parlar d'altro, ad affrontare questioni serie, ma l'annuncio del suo ritorno in campo ci obbliga a qualche riflessione.
L'altra mattina sulle sue reti, a Mattino 5, Berlusconi è intervenuto al telefono dicendo: "Lo spread è un imbroglio e un’invenzione con cui si è cercato di abbattere una maggioranza votata dagli italiani e che governava il paese. Prima non ne avevamo mai sentito parlare, se ne parla solo da un anno, e cosa ce ne importa?".
Ma quale imbroglio? Sullo spread BTP-BUND abbiamo scritto più volte. Leggasi qui.
Commentiamo invece, partendo da lontano, l'affermazione assurda per cui dello spread se ne parla "solo da un anno". Io vado indietro all'11 dicembre 1991, esattamente 21 anni fa. Il Trattato di Maastricht, infatti, è stato definito dagli sherpa economici dei diversi Paesi europei nel dicembre 1991. E tra i parametri del Trattato - ma guarda un po' - si parla di spread.
Maastricht, cittadina olandese sulla Mosa |
Entrai nella sala della Maggioranza...posi sul tavolo rotondo il testo del Faust, e spiegai il valore simbolico di quel gesto. Nella seconda parte del Faust, Mefistofele consiglia all’Imperatore di finanziare le proprie guerre contro l’Antimperatore stampando banconote senza preoccuparsi della loro quantità. La Corte è in preda all’euforia per l’invenzione della banconota e per la possibilità di moltiplicare magicamente il potere d’acquisto, con il solo atto della firma dell’Imperatore....Il denaro risveglia la città imperiale “già quasi muffita e mezza morta” come il soffio rivitalizzante del favonio. Il popolo è felice. Consuma. La crescita dell’economia riparte. Il Medioevo finisce. E’ il Rinascimento. L’Imperatore è stordito dalle meraviglie che gli vengono prospettate. Obietta: ma che cosa garantirà il valore di quelle banconote? Faust replica: se mancherà l’oro e l’argento con i quali riscattare i biglietti al portatore, basterà garantirli con il sottosuolo ricco di miniere, di tesori, di gemme. E Mefistofele commenta: “Se manca moneta, basta scavare un po’...
Quella sussurrata da Mefistofele è la tentazione che tutti i Principi, tutti i potenti della storia hanno avuto: finanziare le proprie guerre, i propri fasti, stampando moneta senza preoccuparsi di garantirne il valore, la stabilità. Finanziandoli con l’inflazione. Il Trattato di Maastricht si propone proprio di allargare all’Europa la Costituzione monetaria della Repubblica Federale di Germania, che proibisce al Principe, vale a dire al governo, di stampare moneta a proprio piacimento. Costringe tutti ad assumere comportamenti non inflazionistici.
Mostrai il libricino e dissi: “Questo volume venne stampato per le scuole tedesche negli anni Trenta, e in esse diffuso e commentato. Questo vi testimonia quanto sia radicata nell’animo dei tedeschi l’ostilità per l’inflazione, dopo Weimar. Questo pilastro si estende oggi anche all’Europa”.
Guido Carli, Ministro del Tesoro |
E dopo aver letto il passaggio su Mefistofele, è più comprensibile l'atteggiamento della Merkel verso i Paesi inadempienti. La Germania ancora oggi ha una paura matta dell'inflazione e del debito eccessivo che porta a monetizzare il debito.
Maastricht è una piccola città sulla Mosa al confine tra l’Olanda, il Belgio e la Germania. A Maastricht si apriva il 9 dicembre 1991 lo storico Consiglio europeo che avrebbe dato vita al nuovo Trattato.
Nella prima giornata furono sciolti gli ultimi nodi sull'Unione economica e monetaria: entro il 1º gennaio 1999 si sarebbe avviata la terza tappa del calendario, con l'introduzione della moneta unica. Più difficile fu superare l'opposizione britannica a questa soluzione e sulle questioni sociali. Venne sancita così la clausola di opting-out attraverso la quale la Gran Bretagna avrebbe potuto rimanere nella futura Unione europea pur senza accogliere le innovazioni che il suo governo avesse rifiutato.
L’11 dicembre i dodici Paesi della Comunità Europea sottoscrissero il Trattato di Maastricht, che perfezionato nel febbraio 1992 e ratificato nel 1993, porterà alla nascita dell’Unione Europea (1° novembre 1993).
Dopo la creazione dell'Istituto monetario europeo (IME), sarebbe nata da esso la Banca centrale europea (BCE) e il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) che avrebbe coordinato la politica monetaria unica. Venivano distinte due ulteriori tappe: nella prima le moneta nazionali sarebbero continuate a circolare pur se legate irrevocabilmente a tassi fissi con il futuro Euro; nella seconda le monete nazionali sarebbero state sostituite dalla moneta unica. Per passare alla fase finale ciascun Paese avrebbe dovuto rispettare cinque parametri di convergenza (denominati parametri di Maastricht, per l’appunto):
• Rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%.
• Rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60%.
• Tasso d'inflazione non superiore dell'1,5% rispetto a quello dei tre Paesi più virtuosi.
Italia-Germania alias spread BTP-BUND |
Caro Berlusconi, torni a studiare, non ci venga a raccontare delle panzane senza senso. Il quarto parametro di Maastricht definisce i limiti degli spread dei singoli Paesi.
• Permanenza negli ultimi 2 anni nello Sistema MOnetario Europeo (SME) senza fluttuazioni della moneta nazionale (questo parametro l'Italia l'ha raggiunto grazie al Capolavoro di Carlo Azeglio Ciampi, leggasi post sulla "performance of his life").
Secondo Carli “Nel Trattato confluiscono le idee di Luigi Einaudi, idee contraddistinte dall’obiettivo di consolidare la pace in Europa organizzando il vecchio continente secondo il principio federalista, ossia secondo il principio che ogni Stato membro mantiene la propria identità, ma ammette di restringere la sovranità nazionale nei campi della difesa e della moneta”.
Voi mi direte. Ma cosa vuoi che interessino a Berlusconi Einaudi, Ciampi, Carli e il Trattato di Maastricht? Beh, senza la conoscenza della storia, non si va da nessuna parte.
Buongiorno, nell'apprezzare la sua utile ricostruzione di come è nato e cosa ispirava il Trattato di Maastricht, e quindi nel concordare sostanzialmente con quello che Lei rileva, un ragionamento completo, sistemico, e quindi ancor più solido, a mio parere dovrebbe anche ammettere un aspetto ovvio.
RispondiEliminaChe "si parli" di spread da poco più di un anno, è sostanzialmente vero. Forse non tra gli specialisti, ma se ammettiamo che l'opinione pubblica è un agente molto importante per portare a certe decisioni, o quanto meno perchè essa possa restare adeguatamente informata, è certamente vero che la persona della strada (come me e il 99% delle persone che conosco, e frequento molte classi sociali) non era stato sottoposto prima di un anno e mezzo fa ad un tambureggiare continuo sullo spread. Quindi è vero, secondo me, che fino a metà 2011 non se ne parlava.
Ciò è comprovabile rivedendo titoli di giornali o rubriche dei TG che dimostrano che di spread non si parlava.
Ciò sostenuto, se di spread è giusto parlare, come ho cominciato a credere quando i media lo hanno mostrato giornalmente, dobbiamo come minimo dirci (soprattutto Politici, di qualsiasi sponda, Giornalisti, idem, ed operatori Economici) che abbiamo cominciato a parlarne un po' tardi. Abbiamo l'abitudine di scandalizzare e scandalizzarci con Azioni Correttive, senza mai nessuno ammettere che si dovevano fare Azioni Preventive. Non è una critica rivolta a Lei, in quanto è possibile che nei suoi interessanti blog in passato avesse già parlato più volte dello spread, ma di certo alla massa questo tema non era stato mai propinato con l'insistenza Preventiva che serve per educare un popolo.
Questo modo di operare ha portato con sè a mio parere due conseguenze:
- siamo stati informati tardi ed abbiamo capito tardi questo aspetto (c'è anche una responsabilità del cittadino ad "andarsi a cercare" le informazioni e gli indicatori utili, lo sostengo da sempre, ma è indubbio che il mondo prima se chi dicesi esperto di un tema, eticamente e professionalmente coinvolge altri)
- PUO' sorgere il sospetto che, oltre all'oggettiva importanza del tema, vi sia anche una volontà politica precisa.
Lo dico da non Berlusconiano. Ormai dobbiamo pensare tutti al "metodo giusto", che è quello sistemico che si spoglia della prospettiva unica e comprende che la verità viene dalla composizione delle prospettive e dall'indagine approfondita. E poi, garantito al cittadino nelle valutazioni e nell'informazione, l'approccio sistemico e completo di varie prospettive, si lasci concludere a noi cittadini: faremo delle scelte ed avremo quel che ci siamo meritati con le nostre capacità di comprensione. Saremo anche più stimolati a migliorarci, se ci verranno mostrati metodi completi e credibili invece che sentirci propinare ogni giorno diverse presunte verità, quasi tutte incomplete, e che, in quanto tali, a poco, a mio modesto parere, servono.
Cordiali saluti e grazie ancora
Paolo
Paolo,
Eliminagrazie per il tuo commento.
Quando scrivi "PUO' sorgere il sospetto che, oltre all'oggettiva importanza del tema, vi sia anche una volontà politica precisa", la prima cosa che mi viene in mente per controbattere è sempre una affermazione di Guido Carli, che nel suo mirabile Cinquant'anni di vita italiana invita a non credere ai complotti e alla dietrologia. Men che meno ai sospetti.
Ecco il passaggio, tratto da un mio post
http://fausteilgovernatore.blogspot.it/2011/09/complotto-pluto-giudaico-massonico-no.html
Guido Carli, Governatore della Banca d’Italia dal 1960 al 1975 scrisse – in Cinquant’anni di vita italiana (Laterza, 1993) parole memorabili: “Una delle eredità più persistenti della cultura autarchica, fascistica, è senza dubbio la sindrome del complotto internazionale. Quando gli squilibri interni raggiungono una dimensione tale da intaccare la fiducia, ecco che scatta questa mentalità difensiva, ecco il complotto internazionale, ecco comparire gli speculatori, i disertori, i pescecani che portano all’estero interi pezzi della ricchezza nazionale...La tesi che denuncia piani destabilizzanti, orditi da circoli occulti della finanza internazionale, dimostra come dal profondo della cultura italiana emerga un rifiuto istintivo per l’apertura dei mercati, per le regole della concorrenza, della libera impresa, il rifiuto del principio secondo cui il cittadino ha il diritto di esprimere un voto quotidiano sull’operato del governo, della classe politica, scegliendo se convogliare il proprio risparmio sui Titoli della Repubblica o su quelli di altri Stati”.
saluti
Beniamino A. Piccone
Indro Montanelli soleva affermare che fra i tanti difetti o peccati degli Italiani, vi era quello di non conoscere la Storia e di persistere in questo deprecabile nonchè pericoloso atteggiamento
RispondiEliminaIO penso che non si può votare in maniera corretta se non conosci la Storia ed anche aggiungerei la Geografia.In quanto talvolta essa ha fatto la Storia.
Trovo molto scorretto approfittare dell'altrui ignoranza o smemoratezza per raggiungere i propri fini, specialmente se ciò viene attuato da chi è o vorrebbe tornare ad assumere posizioni di potere.
Lucia.
Beniamino, grazie dell'ulteriore prezioso contributo.
RispondiEliminaMolto semplicemente con quel "Può..." intendevo solo osservare che, affinchè l'imparzialità di metodo nel valutare sia totalmente credibile, suggerisco sempre che si dia anche parziale evidenza di certi aspetti oggettivamente veri, anche se a favore della parte rispetto alla quale si sta proponendo un'osservazione critica complessivamente corretta.
Ritengo ci sia molto bisogno (inconsapevole) di persone che parlino in modo sistemico, senza paura di dire, dal proprio punto di vista:
- in cosa la prospettiva A è giusta e in cosa è sbagliata
- in cosa la prospettiva B è giusta e in cosa è sbagliata
e lasciar poi decidere al cittadino. Ritengo che qui stia il vero progresso. Anche perchè sono un inguaribile credente nel fatto che tutti abbiamo qualcosa sia di positivo che di negativo e che quindi la migliore soluzione non possa che venire dalla composizione degli aspetti positivi.
Riscontro che sia un metodo con un alto ritorno sull'investimento; perchè un po' di investimento, di confronto aperto, lo implica; per taluni è più difficile, per me un piacere.
Buon Natale
Paolo