mercoledì 7 marzo 2012

Niente cultura, niente sviluppo. Nulla è dovuto al fato. Sta in noi. Non esistono scorciatoie. La vita va avanti

Holland House Library (Corbis)
Tre domeniche fa Il Sole 24 Ore ha lanciato il Manifesto della cultura, dove si sostiene il ruolo della cultura nella rinascita civile italiana. Cultura intesa come musica, teatro, danza editoria, archivi storici, memorie, scienza, letteratura, musei, innovazione.

Se vogliamo davvero ritornare a crescere, se vogliamo ricominciare a costruire un'idea di cultura sopra le macerie che somigliano assai da vicino a quelle da cui è iniziato il risveglio dell'Italia nel secondo dopoguerra, dobbiamo pensare a un'ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione dei saperi, delle culture, puntando in questo modo sulla capacità di guidare il cambiamento. La cultura e la ricerca innescano l'innovazione, e dunque creano occupazione, producono progresso e sviluppo. La cultura, in una parola, deve tornare al centro dell'azione di governo. Dell'intero Governo, e non di un solo ministero che di solito ne è la Cenerentola. È una condizione per il futuro dei giovani. Chi pensa alla crescita senza ricerca, senza cultura, senza innovazione, ipotizza per loro un futuro da consumatori disoccupati, e inasprisce uno scontro generazionale senza vie d'uscita”.

La crescita deve ripartire da qui. Niente cultura, niente sviluppo.

Illustrazione di Guido Scarabottolo (Sole 24 Ore)
L’immagine simbolo scelta dal Sole 24 Ore è fantastica. E’ la foto della Holland House Library di Londra a seguito dei bombardamenti del 1940, conseguenti alla Battaglia d’Inghilterra, che durò dal 10 luglio al 31 ottobre 1940.

Ricordiamo anedotticamente l’affermazione del primo ministro inglese Winston Churchill : “Mai così tanti uomini (popolo inglese, ndr) dovettero così tanto a cosi pochi uomini (i piloti della RAF, Royal Air Force, ndr)".

E’ una giornata di settembre 1940. Nel quartiere di Kensington, è crollato il tetto della biblioteca, una delle più preziose d’Inghilterra, frequentata - tra gli altri - da Dickens, Byron, Disraeli.

Come scrive Stefano Brusadelli “A rendere straordinaria la fotografia (scorrete il mouse per tornare ad osservare la foto con attenzione, ndr) sono tutti i suoi particolari. Il contegno dei tre visitatori, assorti e del tutto indifferenti, anche nella postura del corpo, al contesto di distruzione e di pericolo nel quale si trovano. Il rispetto con il quale osservano e maneggiano i volumi, pure ormai privi di protezione. Il loro volgere le spalle al muro nero di rovine che occupa il centro della scena, emblema della guerra e della violenza. La rappresentazione della biblioteca – miracolosamente rimasta intatta – alla stregua di cuore scoperchiato dell’edificio, e, per metafora, del mondo intero e della civiltà.


I personaggi si comportano come se si trovassero in un giorno qualsiasi all’interno di una delle tante librerie londinesi, niente li può distrarre da questo rapporto magico con i libri, niente può offuscare il gusto della conoscenza. Insomma: dai libri la vita riparte; lì c’è la salvezza. Anche, e soprattutto, nei periodi difficili e oscuri”.

Il messaggio che ci tramandano i tre fantastici lettori è: la vita continua, anche dopo il terribile bombardamento della Luftwaffe ordinato da Hitler nel settembre 1940.

Il 12 luglio 1991 Carlo Azeglio Ciampi intervenne all’Università Bocconi con un testo intitolato “I valori di Luigi Einaudi e il governo della moneta: alcuni motivi di riflessione”. La chiusura del messaggio di Ciampi è attualissima e ve la porgo in dono: “Preferisco concludere, facendo ancora una volta parlare Einaudi: “è necessario che gli italiani non credano di dover la salvezza a nessun altro fuorché a se stessi. ...Basta un atto di volontà” (passaggio tratto dalle Considerazioni finali di Einaudi del 31 marzo 1947).

Nulla è dovuto al fato. Sta in noi (Ciampi, cit.). Non esistono scorciatoie (Draghi, cit.).

La vita va avanti. Oggi dove c’era la Holland House Library c’è un meraviglioso parco pubblico – Holland Park - dove ho fatto dell'ottimo jogging nei lontani anni Novanta del secolo scorso.

2 commenti:

  1. "Le radici della cultura sono amare, ma i frutti sono dolci". Lo ha detto un certo Aristotele (e un grazie a Diogene Laerzio per avercelo fatto sapere) e questo Aristotele la sapeva lunga.
    Troppe volte la cultura viene dipinta come qualcosa di astratto, che sia etereo o aria fritta poco importa, conta che non serve a nulla. "Con i libri non costruisci i muri" è una frase diffusa tra la gente della zona d'Italia dove vivo io.
    Niente di più sbagliato. Ogni cosa che facciamo, anche la più banale, esiste perchè qualcuno prima di noi l'ha pensata, l'ha ideata, è andato a fondo del problema.
    E' impensabile dire che la cultura non serva al rilancio del paese. Parole d'oro quelle nel post: "Chi pensa alla crescita senza ricerca, senza cultura, senza innovazione, ipotizza per loro un futuro da consumatori disoccupati, e inasprisce uno scontro generazionale senza vie d'uscita”.
    Gli ideatori di Google, Facebook e Twitter (che fanno bene all'economia Usa e non solo) è gente preparata, che ha studiato, che ha ricercato. Insomma, non ha voltato le spalle alla cultura.
    Non dovrebbe mai farlo nessuno.

    RispondiElimina
  2. Sul Sole 24 Ore di sabato 10 marzo hanno pubblicato il nostro post in forma ridotta. Chapeau
    http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-03-10/tutta-energia-mente-futuro-081617.shtml?uuid=AbY7tU5E

    RispondiElimina