martedì 27 marzo 2012

27 marzo 1985: Ezio Tarantelli assassinato in Università dalle Brigate Rosse

Ezio Tarantelli
Ieri sera il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano in un incontro in Nextam Partners SGR ha detto: "Il patto Lama-Agnelli del 1975 ci portò a uno spread di inflazione verso la Germania di 17 punti percentuali. Ve lo ricordate? Io sì, ed è per questo che non bisogna dimenticare i benefici dell'Euro per noi italiani, che ogni volta facciamo ricadere sull'Euro le nostre colpe ataviche nazionali".

Ho già ricordato in un precedente post come Monti stia applicando il suo programma scritto nel 1992, per cui più che colpe dell'Euro, bisognerebbe guardare dentro noi stessi. "Non esistono scorciatoie", scrisse Mario Draghi nelle sue ultime Considerazioni finali del maggio 2011.

Durante la lezione in Università di settimana scorsa ho parlato del Consiglio Europeo di Milano del giugno 1985, in cui Bettino Craxi riuscì a sconfiggere diplomaticamente Margaret Thatcher convincendo Francia e Germania a convocare una Conferenza InterGovernativa. La CIG sarebbe stata la base del progetto Delors che ci ha portati alla moneta unica.
Mi sono fermato un attimo e ho detto: "Qualcuno di voi ha mai sentito parlare di Craxi?" Una mano alzata (su 75 ragazzi) che ha ricordato la latitanza di Craxi post Mani Pulite. Ma certamente non sapeva che dobbiamo a Craxi il primo intervento forte di riduzione dell'abnorme inflazione italiana.

Infatti nel febbraio 1984 il Governo Craxi presentò - sulla base delle idee di Ezio Tarantelli - il cosiddetto Decreto di San Valentino con il quale venivano tagliati 3 punti di scala mobile e abolito il punto unico di contingenza. Si dette un colpo durissimo alla spirale prezzi-salari.
Il Partito Comunista italiano si oppose fermamente, raccolse le firme per indire il referendum abrogativo. Nella prima pagina di Repubblica qui a fianco, il titolo di prima pagina è "Sangue sul referendum" che si sarebbe tenuto il 9 e 10 giugno, due mesi dopo l'omicidio di Ezio Tarantelli. Fortunatamente gli italiani votarono NO.


Ermanno Rea nello splendido L’ultima lezione (Einaudi, 1992) scrive: “In luglio 1984 il Pci avvia le procedure per il referendum sulla scala mobile: In ottobre la Camera, dopo aver discusso le conclusioni dell’inchiesta sul caso Sindona, boccia una mozione radicale in cui si chiedono le dimissioni di Giulio Andreotti, accusato di aver sostenuto oltre ogni decenza il bancarottiere siciliano....In dicembre un’ennesima strage insanguina l’Italia: due esplosioni sventrano il treno 904 in galleria tra Firenze e Bologna. Quindici i morti; oltre cento i feriti. Il 27 marzo dell’anno successivo, il 1985, le Brigate Rosse ammazzano Ezio Tarantelli: quasi sotto gli occhi di Caffè.


E’ una mattina sfolgorante. Sulla ripida scalinata di accesso alla facoltà di Economia e commercio marzo è di tepore irresistibile, tanto è vero che non si contano i giovani corpi discesi al sole, qualche libro per cuscino sotto la nuca. La raffica fa sobbalzare tutti: è un rumore attutito ma inconfondibile anche per le orecchie di chi non ha mai sentito, se non al cinema, crepitare un’arma da fuoco automatica. Si odono delle grida....In una Citroen rossa, la testa inondata di sangue, un uomo giace col busto riverso sul sedile accanto a quello di guida sul quale ha preso posto. E’ stato il facile bersaglio di uno sconosciuto che imbracciava una mitraglietta Scorpion e che prima di colpirlo lo ha chiamato per nome: “Professor Tarantelli!””.

Il torto di Tarantelli - agli occhi dei terroristi – era di voler proporre un rimedio, buono o cattivo che fosse, contro la disoccupazione.

In una lettera che Tarantelli scrisse a Modigliani nel 1983 si legge: “...Ma non ho alcuna intenzione di cambiare linea. Costi quel che costi ai miei rapporti con il sindacato e fuori”. Sembra di leggere Giorgio Ambrosoli nella lettera alla moglie Annalori, quando scrive: “E’ indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell’Umi (Unione Monarchica Italiana, ndr) , le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito.[…] Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa”.

In un mio precedente post Modigliani, Baffi e Tarantelli - ripresi la testimonianza del premio Nobel Franco Modigliani: “Tarantelli venne ucciso perchè, con coraggio, diceva la verità sulle aberrazioni della scala mobile e del punto unico. Fu lui, con me, a lanciare l’idea dell’inflazione programmata e della contrattazione tra le parti sociali, basandosi sul modello che comincia contrattando il salario nominale, sulla base di un obiettivo per l’inflazione futura...Quella strada si concluse nel 1993, quando finalmente anche la CGIL, grazie al lavoro di Carlo Azeglio Ciampi, accetta il principio di negoziare il salario nominale”.


In un intervento di Mario Draghi leggiamo: “Le ripercussioni di shock esogeni di prezzo sulle economie dei paesi dell’area sono oggi molto contenute: gli aumenti del prezzo del petrolio tra il 2007 e il 2008 sono stati di entità comparabile, in termini reali, con quelli della fine degli anni Settanta, ma hanno generato un rialzo una tantum dei prezzi al consumo inferiore ai due punti percentuali, che non si è radicato in inflazione, diversamente da quel che in passato era successo in diversi paesi dell’area. Secondo nostre valutazioni, rispetto al decennio Settanta l’effetto inflazionistico in Italia di uno shock di questo tipo si è ridotto a un decimo. Vi hanno certo contribuito cambiamenti strutturali nei processi produttivi, ma la credibilità acquisita dalla politica monetaria e le modifiche che ne sono discese nelle modalità di determinazione di prezzi e salari hanno svolto un ruolo cruciale”.

E’ un omaggio postumo alle idee di Ezio Tarantelli, grazie al quale anche in Italia è stata sconfitta la spirale prezzi-salari.

La bici di Marco Biagi: illumina il futuro (Sole 24 Ore)
Ezio Tarantelli, Massimo D’Antona, Marco Biagi. Ma in quale Paese al mondo i giuslavoristi e gli economisti del lavoro vengono ammazzati o devono viaggiare sotto scorta, come l'autorevole Pietro Ichino?

Ah dimenticavo. Una delle massime folgoranti di Ezio Tarantelli era: "L'utopia dei deboli è la paura dei forti". Tenere a mente.

3 commenti:

  1. Ricevo e volentieri pubblico:

    Ho studiato e lavorato a lungo con Riccardo Fiorito. L’unico modello econometrico per il mercato del lavoro in Italia porta il nome di Tarantelli-Fiorito. Fiorito è scappato una vita, pubblicando sempre e solo con nomi anonimi, vivendo senza lasciare tracce. Un inferno. Una grande testa seppure distrutto da quello che successe a Roma, per sempre.

    Il lavoro è un argomento che scotta in Italia. Bisogna stare attenti anche ora.

    Francesca C.

    RispondiElimina
  2. Ricevo e volentieri pubblico:

    Quanta gente può e soprattutto vuole capirlo?
    Perché l' Italia è ancora affascinata dalle promesse mirabolanti e impossibili del sindacalismo massimalista?

    Marco Giovanniello

    RispondiElimina
  3. Ricevo e volentieri pubblico:

    Grazie Beniamino,
    avrei voluto scrivere io un pezzo in onore di Tarantelli, mi ero ripreso il suo libro "Il ruolo economico del sindacato", che ci faceva portare all'esame al Cesare Alfieri. Non ho fatto in tempo a tenere a mente l'anniversario, e comunque non avrei potuto scrivere niente di meglio.
    Posso solo aggiungere qualche ricordo personale e un aspetto del suo rapporto con Monti, che allora era al centro della discussione.
    Il ricordo personale è che la notizia della morte mi giunse mentre ero a fare il militare negli alpini, e mi fece piangere a dirotto. Ricordo due eventi a lezione. Faceva lezione dalle 6 alle 8, e quando a un quarto alle 8 ci spengevano la luce per tre volte, continuava a insegnare alla lavagna, urlando..."ragazzi, sto scrivendo questo...". Ricordo che un giorno, gli chiedemmo di toglierci un libro all'esame, e lui che ci disse, "non potete farmi questo, però votate ed io accetterò la vostra decisione", e si girò con il naso attaccato alla parete, come uno studente in castigo. Votammo, e il risultato fu che il libro rimase, e se ce lo avesse chiesto in quel modo, all'esame ne avremmo portato anche di più. Ricordo, l'anno successivo, di uno studente che si era laureato con lui e che si sentiva orfano (tutte le settimane teneva una riunione con i suoi tesisti, cui faceva approfondire aspetti del suo programa di ricerca, io pensando a quello ho sempre scelto un comportamento diverso: non voglio lasciare orfano nessuno, che abbia collaborato a una parte sola del mio lavoro). Infine, ricordo quando per caso alla televisione venne riportata la notizia dello scontro a fuoco in cui morì una dei partecipanti al gruppo di fuoco che aveva ucciso Tarantelli, e ricordo che il fatto che non fosse nemmeno coperta da un lenzuolo mi urtò profondamente. E ricordo che la moglie di Tarantelli dette voce alla stessa sensazione di ribrezzo. Disse una cosa del tipo: fin quando non avremo pietà per i morti, non avremo chiuso questa storia di violenza.
    Infine, Tarantelli e Monti. Ricordo, che alla proposta Tarantelli, allora Monti opponeva la cosiddetta "sterilizzazione della scala mobile dall'inflazione importata". Ricordo che Tarantelli disse a lezione. "Ho fatto i conti, e sono peanuts". Insomma, secondo lui la proposta di Monti interveniva sulla periferia del problema e non sul cuore. E mi viene sempre in mente questo, quando vedo Monti affrontare i taxisti e le farmacie. Mi dico. Ma se facciamo i conti, saranno peanuts?
    Invece sulla questione del mercato del lavoro, Tarantelli oggi starebbe con Monti. Ricordo che ci faceva portare all'esame un suo articolo (che mi maledico di aver cestinato solo un anno fa) in cui con un modello ad aspettative razionali mostrava che la flessibilità in uscita dal mercato del lavoro aveva l'effetto di aumentare la domanda di lavoro. E in tutti i dibattiti nei quali sento dire che non c'è nessuna teoria in merito, mi chiedo (io che non ho mai fatto economia del lavoro): ma possibile che su una cosa che noi portavano all'esame all'inizio degli anni 80 non ci siano stati sviluppi ulteriori?
    Ecco le due o tre cose che avrei aggiunto. Grazie ancora di cuore di averci dato questo ricordo.

    Umberto Cherubini

    RispondiElimina