mercoledì 21 marzo 2012

Febbraio 1992, appello di #MarioMonti. 2012 #Monti applica il programma del 1992. Siamo un Paese dai processi decisamente lenti

Nel corso della prima lezione all’Università di Bergamo, quest’anno ho chiesto agli studenti cosa pensavano dell’Euro, della Grecia e della Merkel. Massimo 15 righe scritte di getto. Uno studente, rigorosamente anonimo perchè in università gli studenti hanno paura di esprimere il loro pensiero – segno inequivocabile che le università sono un disastro – ha scritto: "L’euro è una cosa positiva però da quando c’è l’euro i prezzi sono aumentati quasi del 100% quindi l’euro è un fatto negativo”.

A parte l’espressione un po’ disarticolata, ormai è luogo comune dopo 10 anni dall’introduzione dell’Euro di carta (1.1.2002) l’idea che l’euro sia la causa dei nostri mali.

Prima ho citato l’ottimo libro di Lorenzo Bini Smaghi (Il paradosso dell’euro, Rizzoli, 2008), nel quale l’ex membro del comitato esecutivo della Bce, scrive: “Da quando è entrato in vigore l’euro ci ha permesso di superare il frenetico alternarsi dei governi e l’emergenza dell’11 settembre, la guerra in Iraq e lo shock petrolifero, la bolla virtuale e la crisi dei mutui subprime, tenendo testa alle principali crisi politico-economiche di quest’ultimo decennio”.

Al fine di rendere più interessante e documentata la lezione successiva, ho cercato nel mio archivio cartaceo #MarioMonti. Ho ripescato in una cartelletta consumata un articolo ingiallito del 27.2.1992: "Appello ai partiti, scegliete l’Europa" di Mario Monti e Luigi Spaventa (Corriere della Sera e Repubblica, ripeto 27 febbraio 1992. Cazzo, 20 anni fa).

Sentiamo cosa scrivono Monti e Spaventa. Sembrano osservazioni scritte oggi.

1) Concorrenza: "In Italia i settori internazionalmente protetti sono anche tutelati da pratiche e norme che ostacolano la concorrenza e creano le condizioni per una bassa produttività e un’inefficiente allocazione delle risorse...Si trata di rivedere norme che rendono i mercati poco contestabili: quelle che sanciscono di fatto una situazione di vero monopolio; quelle che ostacolando l’entrata, perpetuano la sopravvivenza di una molteplicità di imprese con eccesso di capacità e costi troppo alti; quelle che, imponendo inutili vincoli, sono causa di inefficienza e di costi impropri...Tale vaglio è necessario per impedire che, mentre si realizza un mercato unico europeo, si perpetui una pluralità di mercati (o non mercati ) nazionali".

Monti nel 2012 presenta il decreto liberalizzazioni, che viene tenacemente contrastato in Parlamento. Alessandro De Nicola scrive ieri su Repubblica: “Diciamo la verità: il decreto liberalizzazioni del Governo Monti è un’opera incompiuta. Era partito benino e poi a furia di emendamenti ispirati dalle lobby e inserimenti di lobby dirigiste inventate da deputati con scarsa conoscenza delle regole dell’economia ne è uscito un po’ malconcio”.

2) Finanza pubblica: "La crescita del debito continua ad eccedere quella del prodotto. Peggiora la situazione patrimoniale del settore pubblico perchè solo una frazione del debito serve a finanzaire nuovo capitale sociale: del maggior debito contratto nel 1991 meno di un terzo ha finanziato spese per investimenti; la maggior parte ha finanziato spese correnti....Ogni rinvio fa crescere il debito e dunque il costo dell’aggiustamento".

Monti nel 2012 cerca - con la forte opposizione dei partiti, morti che camminano - di tagliare la spesa pubblica.

3) Tassazione: "Vi è qualche spazio per aumenti delle aliquote formali, soprattutto nell’imposizione indiretta (nel 2012 inva è passata dal 20 al 21%; da ottobre passerà al 23%, ndr). Si deve recuperare base imponibile...un’area amplissima è costituita dai redditi da attività finanziarie".
La tassazione sui redditi da capitale dall’1.1.2012 è passata dal 12,5 al 20%.

4) Sistema previdenziale: "Una riforma radicale del sistema previdenziale è indispensabile per impedirne la bancarotta in un futuro non troppo remoto. Le modalità di computo dei trattamenti pensionistici nel settore privato consentono e incentivano comportamenti collusivi ai danni della previdenza: è possibile, e non pare certo iniquo, intervenire per evitarli".

Elsa Fornero
La riforma del miglior ministro del Governo Monti, Elsa Fornero, rivoluziona il sistema previdenziale passando per tutti dal metodo retributivo, pay as you go, al contributivo. Per approfondimenti si rimanda al post Pensare che Elsa Fornero possa discutere con la Gelmini sul welfare è come far giocare a calcio Totti con un ottantenne

5) Costituzione economica: "Si deve accogliere nelle istituzioni e nei fatti il modello di Costituzione economica stabilito nel Trattato di Maastricht....In sede di riforme istituzionali si potrà sancire il divieto di indebitamento per spese correnti con una modifica dell’art. 81 della Costituzione".
Nel marzo 2012 viene approvato il fiscal compact in sede europea che prescrive ai Paesi UEM il pareggio di bilancio in sede costituzionale. La Camera ha già approvato la modifica costituzionale, ora il testo è al vaglio del Senato.

Patto generazionale: Bossi e il Trota
6) Patto generazionale: "Le vere scelte politiche: noi e i nostri figli. Abbiamo indicato alcune questioni urgenti. Eliminare le anomalie italiane nella finanza pubblica, nella costituzione economica non è solo un esercizio di disciplina. E’ condizione necessaria per porre fine a una graduale emarginazione della nostra economia, che ha effetti negativi sulla produzione (19.3.12 L’Istat conferma la recessione, fatturato e ordinativi ai minimi dal 2009, Corriere della Sera ) colpita dalla concorrenza estera".

La scelta politica vera non è se e quando si debba pagare. La scelta vera è fra l’onere che siamo disposti a sopportare noi oggi e quello che altrimenti dovranno sopportare i nostri figli e le nuove generazioni. Quello che noi oggi non siamo disposti a pagare oggi lo pagheranno loro, maggiorato di salati interessi e di crude sanzioni: lo pagheranno in tasse e contributi, in minori servizi, in minore crescita, e non ce ne saranno grati.

Alla politica si chiede di non essere miopi; di riconoscere i problemi da affrontare anche quando farebbe comodo dimenticarli; di valutare le conseguenze nel tempo di azioni e omissioni”. Firmato Mario Monti e Luigi Spaventa, 27 febbraio 1992

Siccome la politica è stata non solo miope, ma disastrosa, con un’operazione capolavoro nel novembre 2011 Giorgio Napolitano ha nominato Mario Monti presidente del Consiglio.

Mario Monti, dopo 20 anni esatti, con il sostegno degli italiani, sta portando a termine il suo programma - scritto con Luigi Spaventa - nel febbraio 1992.

L’Italia è un Paese dai processi decisamente lenti. 20 anni per attuare le riforme strutturali che sono necessarie per tornare a crescere.

P.S.: il problema non è l’euro, siamo noi italiani.

6 commenti:

  1. Diceva bene Karl Marx, affermando che "Le idee non possono realizzare nulla. Per realizzare le idee, c'è bisogno degli uomini, che mettono in gioco una forza pratica." Queste parole sono applicabili perfettamente all'Italia. Spesso i migliori soggetti del Paese hanno le idee giuste, quelle che possono portare alle soluzioni migliori (come Monti nel 1992, mancano però i mezzi, ma soprattutto la volontà, di metterli in atto. Insomma, tra il dire e il fare c'è in mezzo il mare, e che mare!
    E' impressionante vedere come Mario Monti, 20 anni fa, aveva già individuato le mosse per permettere all'Italia di ritornare in carreggiata, per tornare a crescere, mentre oggi, nel 2012, c'é gente che ancora non comprende la qualità e soprattutto l'importanza di queste scelte. Se il mondo cambia, è normale che ognuno di noi debba fare lo stesso, non è forse l'applicazione della legge di selezione naturale? Per sopravvivere ed andare avanti nel migliore dei modi sono necessari dei cambiamenti e delle svolte che, anche se non sono condivise ed accettate da tutti, devono essere effettuati.
    Per quanto riguarda l'Euro, esso è, a mio avviso, una comoda scusa per chi non vuole ammettere che se la vita del paese va male è colpa dell'atteggiamento di buona parte degli italiani: corruzione, burocratizzazione. A chi vorrebbe tornare alla Lira suggerisco di immaginare oggi l'Italia con il vecchio conio. Pagheremmo di meno la vita? non credo.

    FP

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  2. L'Italia non è un paese dai processi lenti. È un paese immobile. E già definirlo paese é a volte azzardato, visto che ancora a 151 anni dall'unificazione l'unica cosa che ci rende un paese è l'appartenenza alla stessa penisola: una pura questione geografica, insomma. Faccio questa premessa perché oltre ad essere lenti (quasi immobili), ci muoviamo da sempre ad, almeno, due velocità. Nord e sud. Ma non solo: le divisioni sono molteplici: giovani esclusi dal mercato del lavoro (forse ora cambierà qualcosa?) e immobili nella scala sociale, contro adulti (e adulti in Italia si diventa a 55 anni almeno) che proteggono i loro privilegi, e preservano per sé i posti più alti nella "piramide del potere".

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  3. L'Italia non è un paese dai processi lenti. È un paese immobile. E già definirlo paese é a volte azzardato, visto che ancora a 151 anni dall'unificazione l'unica cosa che ci rende un paese è l'appartenenza alla stessa penisola: una pura questione geografica, insomma. Faccio questa premessa perché oltre ad essere lenti (quasi immobili), ci muoviamo da sempre ad, almeno, due velocità.
    Nord e sud. Distinzione banale ma sempre vera.
    Ma non solo: le divisioni sono molteplici: giovani esclusi dal mercato del lavoro (forse ora cambierà qualcosa?) e immobili nella scala sociale, contro adulti (e adulti in Italia si diventa a 55 anni almeno) che proteggono i loro privilegi, e preservano per sé i posti più alti nella "piramide del potere".
    Donne che ancora, nel 2012, devono combattere contro un sistema fallocentrico imperante in ogni angolo della società. Solo nell’insegnamento (elementare e scuole medie) sembra prevalere la presenza femminile, per il resto una donna deve ancora dimostrare di essere 10 volte più brava di un uomo per ottenere gli stessi riconoscimenti. Una cosa interessante che mi capita di notare sempre più spesso: gli uomini che hanno fatto carriera (professori, professionisti, politici, quello che volete) sono spesso sposati. Una donna che fa carriera difficilmente porta la fede al dito. E la spiegazione è molto semplice: in Italia se sei donna devi ancora scegliere tra la carriera e la famiglia. Roba da terzo mondo.
    Ci sono moltissime altre forti fratture nel paese. Classe ricca e classe operaia senza speranza di una mobilità sociale tra le due. Cittadini ed immigrati…
    Insomma, i problemi sono molteplici. E le idee per risolverli sono sempre stati a portata di mano: basterebbe seguire l’esempio di paesi più virtuosi. Non sono le idee che mancano, manca il terreno per realizzarle: sarebbe necessario cambiare la nostra classe politica sin dalle radici, rivoluzionare tutto, partire da zero. Un Monti può provare a mettere una pezza qua e là, ma da solo non può cambiare le cose. Riusciremo ad uscire dal pantano in cui l’Italia si trova solo quando tutti, e ripeto tutti, cambieremo mentalità.
    Visto che la cosa mi sembra alquanto improbabile, io intanto preparo le valigie, non vorrei restare incastrata in un paese morente, che prima o poi farà la fine della Grecia (che, per quanto ne dicano i giornali, è ormai fallita).

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  4. In realtà il suo anonimo studente - forse involontariamente - ha dato il giusto giudizio sull'Euro: una cosa allo stesso tempo positiva (per certe cose) e negativa (per certe altre).
    L'Euro è un fatto complesso, e in quanto tale è difficile giudicarlo.
    Estimatori e detrattori potranno trovare tanti argomenti rispettivamente a favore e contro.
    A riprova di ciò basti leggere la frase di Bini Smaghi che lei ha riportato: un insieme di opinioni che attribuiscono all'Euro meriti che in realtà non ha:
    - il frenetico alternarsi dei governi - quello è più merito del sistema maggioritario e del fatto che c'è un'opposizione più forte di quella che avevamo nella prima repubblica
    - l’emergenza dell’11 settembre, la guerra in Iraq e lo shock petrolifero, la bolla virtuale e la crisi dei mutui subprime, tenendo testa alle principali crisi politico-economiche di quest’ultimo decennio - non vi è evidenza che paesi che non aderiscono all'unione monetaria europea siano usciti da quegli eventi peggio di quelli che ne fanno parte. Anzi vi sono prove del contrario.

    PS: L'articolo di Monti e Spaventa fu pubblicato su Corriere e Repubblica. A chi interessasse leggerlo, l'archivio online di Repubblica, a differenza di quello del Corriere che ne riporta solo la prima parte, lo offre nella sua integralità.

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  5. errata corrige: l'euro di carta è esistito dal 1 gennaio 2002, non 2001

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  6. L'errore di fondo che sento spesso, per i nostalgici della lira, è una frase che inizia con: "quello che oggi costa 10 euro una volta costava 10 mila lire"; bene, evitando qualsiasi accenno di economia (inflazione, per esempio) bisognerebbe forse ricordarsi che il cambio lira euro non era stato fissato a 1..

    Per quanto riguarda Monti, e chi lo critica, siamo sempre il paese del "senza memoria": oggi chi deve decidere è impopolare, mentre la lungimiranza di capire che chi abbiamo votato per anni ha fatto solo i propri interessi sarebbe un ammettere che forse abbiamo sbagliato, quindi Monti=ladro e va bene cosi, tanto lo dicono tutti (o meglio, quasi tutti).

    Siamo un Paese mediocre, guidato da una classe dirigenziale vecchia: in 20 anni, altri Paesi ci hanno raggiunto e superati.

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