Ho passato un bellissimo week-end con la mia famiglia a Mondello, a due passi da Palermo, ospite di amici. Sicilia, terra irredimibile, sosteneva Leonardo Sciascia. E oggi ancora più di allora visto che, oltre alla terribile Assemblea Regionale Siciliana, vero simbolo dello sfacelo italico, la Sicilia deve affrontare le migliaia di immigrati che sbarcano sulle coste.
In una interessante intervista del direttore della Stampa Maurizio Molinari al presidente tunisino Beji Caid Essebsi, emerge una questione che tendiamo a sottovalutare, il necessario appoggio dell'Europa alla difesa della laicità in Tunisia, baluardo fondamentale per il Nord Africa. Infatti l'ISIS sta pianificando attacchi di terra in Tunisia dai campi della Libia.
Come dice Essebsi, "La Tunisia racchiude più identità, laiche e religiose, abituate a convivere nel rispetto reciproco...Ciò che conta è rafforzare i diritti delle donne, sconfiggere l'analfabetismo e la disoccupazione". Che ossigeno, che belle intenzioni!
Cosa dice il presidente tunisino, erede di Habib Bourghiba a proposito dell'islamismo? "L'islamismo non è un movimento religioso bensì politico il cui unico intento è la conquista del potere. Si tratta di persone violente, di terroristi che non hanno nulla che vedere con i musulmani perchè l'Islam è per il rispetto di tutti, nei testi fondamentali dell'Islam non c'è nulla di quanto i terroristi predicano all'unico fine di imporre il loro potere sugli altri".
La chiusura dell'intervista di Molinari à da ritagliare e conservare. Mentre guardavo il mare cristallino - dove Giovanni Falcone ogni tanto (all'Addaura) sognava di potersi immergere beato - pensavo al Commissario Montalbano, che si ritrova (mentre nuota di prima mattina) un corpo di un naufrago tra le braccia: "La Tunisia è come un albero: i suoi rami si allargano in tutta Europa, le sue radici affondano nell'Africa. Senza i rami l'albero non cresce e non dà frutti, ma se non si curano le radici muore".
Allora non possiamo chiudere gli occhi davanti alla tragedia del Mare di Sicilia. La strategia migliore è supportare gli stati come la Tunisia che cercano di venire fuori da soli da una gestione del potere che mira a distruggere l'economia locale.
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