Pierfrancesco Favino interpreta l'avv. Giorgio Ambrosoli |
Il film - diretto da Alberto Negrin - è tratto liberamente dal volume omonimo scritto dal figlio di Giorgio, Umberto Ambrosoli. Nella seconda edizione di Qualunque cosa succeda (Sironi, 2014), Umberto ha scritto una introduzione serrata e pregnante, dove racconta cosa gli hanno raccontato gli italiani nel corso delle (numerose) presentazioni del libro in tutta Italia. Umberto chiude i suoi ragionamenti con un insegnamento che gli ha insegnato suo padre, che vale per tutti: "Essere responsabili significa essere garanti del proprio agire".
Non posso fare a meno di segnalare la prefazione al volume di Carlo Azeglio Ciampi che ricorda l'operato del Governatore della Banca d'Italia Paolo Baffi, nei giorni seguenti all'omicidio dell'Avvocato Ambrosoli: "L'avvocato Ambrosoli lascia tre figli di giovane età, Francesca di anni 11, Filippo di anni 10 e Umberto di anni 7 e la vedova Anna Lorenza Gorla, la quale deve ora affrontare la grave responsabilità del mantenimento e della loro educazione senza più disporre dell'unica fonte di reddito, rappresentata dall'attività professionale del marito. (...) volendo rendere concreta la commossa solidarietà della Banca, il Governatore propone (...) che l'Istituto dia un sostanziale concorso al mantenimento e all'educazione dei tre orfani sino al compimento degli studi".
Nell'Archivio Storico della Banca d'Italia (ASBI), Carte Baffi, Governatore Onorario, quando Annalori Ambrosoli scrive al Governatore, ringraziandolo per il sostegno economico della Banca d'Italia a favore dei figli, si legge: "La ringrazio perchè i miei figli possono ancora credere in un Italiano come lei". A stretto giro di posta, Baffi risponde così - 31 luglio 1979: "Quanto mi preme ora dirLe è che i Suoi figli dovranno continuare ad avere fiducia ed a credere in quei tantissimi italiani che certamente li portano nel cuore". Questa la stoffa dell'uomo.
Paolo Baffi con Carlo Azeglio Ciampi, 31.5.1978 |
Nelle mie ricerche in ASBI - Carte Baffi, Governatore Onorario - ho trovato un intervento del 1983 di Adolfo Beria D'Argentine - procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano, riassunto così: "Di particolare interesse il richiamo del dr. Beria d'Argentine (allora segretario dell'Associazione Nazionale Magistrati, ndr)
al caso Baffi-Sarcinelli, come esempio tristemente noto
di un’azione giudiziaria irresponsabile che, oltre a provocare danni gravissimi
a persone oneste e ad un’istituzione tra le più stimate, ha segnato un momento
di decadimento per l’intera Magistratura”.
P.S.: Il titolo "Qualunque cosa succeda" è ispirato alla lettera che Giorgio Ambrosoli scrisse alla moglie Annalori (a cui Marco Vitale ha dedicato un ritratto commovente in Angeli della città, ESD, 2009) nel febbraio 1975 (4 anni prima del suo assassinio), dove si legge: "Anna carissima, sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. E' indubbio che pagherò a caro prezzo l'incarico (...) Qualunque cosa succeda, tu sai cosa devi fare e sono certo che saprai fare benissimo".
Ieri sera non ho voluto guardare, non ho potuto guardare; ogni volta mi prende un magone ed una tristezza per Lui e per la Sua famiglia e mi chiedo sempre come mi sarei comportato se avessi avuto l'opportunità e la responsabilità di un incarico cosi prestigioso e delicato come quello affidato al professionista Ambrosoli. Un curatore.
RispondiEliminaRicevo e pubblico:
RispondiEliminaConsiglio vivamente lo spettacolo AMBROSOLI con Luca Maciachini, la storia raccontata con l'appoggio della Fondazione Ambrosoli e della stessa famiglia,
A presto
Davide Colavini,
Piccolo Teatro Pratico
La parte piu' scioccante, ancorche' non sorprendente, e' lo spezzone di intervista che chiude il film prima dei titoli di coda, in cui un vergognoso Andreotti dice di Ambrosoli: "come si dice in romanesco, era uno che se l'andava a cercare". Non ho parole.
RispondiEliminaGiovanni