lunedì 10 novembre 2014

Montanelli, Falcone e i "professionisti dell'antimafia"

La pagina di Società Civile del novembre 1989
In queste settimane l'opinione pubblica ha dedicato molta attenzione alla deposizione del presidente Giorgio Napolitano nel corso del processo in corso a Palermo che ha al centro la presunta trattativa tra Cosa Nostra e apparati dello Stato.

E' interessante da un punto di vista storico ricordare come la stampa seguì gli eventi e quale posizione presero i quotidiani più importanti.
Mentre Repubblica si schierò decisamente a favore dei magistrati siciliani - Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in primis - il Corriere della Sera attaccò duramente i giudici di Palermo. Con un editoriale di prima pagina (10 gennaio 1987) la penna prestigiosa di Leonardo Sciascia diede al via a una forte polemica sui "I professionisti dell'antimafia". Tutto nacque dalla promozione di merito quale Procuratore della Repubblica di Marsala – caso raro al Consiglio Superiore della Magistratura, che fonda le sue valutazioni sull’anzianità – di Paolo Borsellino.
Lo scrittore siciliano si scagliò contro questa nomina invitando il lettore a prendere atto che "nulla vale più, in Sicilia, per far carriera nella magistratura, del prender parte a processi di stampo mafioso".  Borsellino commentò (o lo citò) solo dopo la morte di Falcone: "Tutto incominciò con quell’articolo sui professionisti dell'antimafia".

Che bella carriera hanno fatto Falcone e Borsellino!

Recentemente gli storici Sandro Gerbi e Raffaele Liucci nel loro pregevole volume Indro Montanelli. Una biografia (1909-2001) - Hoepli, 2014 - raccontano la politica editoriale di Montanelli, che - dalle pagine de Il Giornale - criticò per lungo tempo i magistrati impegnati sul fronte del contrasto alla criminalità.
Dopo il fallito attentato dell'Addaura a Falcone (21 giugno 1989), Montanelli capì di non aver ben compreso la posta in gioco e cercò di cambiare la politica del giornale. Contattò il sostituto procuratore di Milano Armando Spataro, al quale chiese una lettera a difesa del pool antimafia, che però non venne mai pubblicata.
Spataro - oggi procuratore capo a Torino - scrisse (lettera pubblicata dal mensile Società civile nel novembre 1989): "Lei è conosciuto e stimato per la sua indipendenza di giudizio, la sua autorevolezza è fuori discussione: faccia in modo che l'una e l'altra non siano strumentalizzati da chi ha interesse a distorcere la verità. Si faccia promotore, personalmente e attraverso le colonne del quotidiano da Lei diretto, di una campagna nuova, che miri a creare un fronte antimafia unitario, che non tenga conto del colore politico o della professione di quanti vi parteciperanno, ma solo dell'onestà del loro impegno; si adoperi per ricucire una spaccatura fin dove è possibile e perchè, finalmente, a trovarsi isolata risulti la cultura mafiosa".

Spataro partì per le vacanze in Grecia, cerco con fatica di comprare Il Giornale, per vedere se Montanelli gli dava spazio, ma la lettera non venne mai pubblicata. La redazione evidentemente si oppose.

Montanelli farà una parziale virata, ammettendo pubblicamente di essere stato "tratto in inganno dal giudizio che ne dava il mio fraterno amico Leonardo Sciascia" (Un errore riconosciuto, Il Giornale, 27 giugno 1993).
Falcone e Borsellino erano già all'altro mondo.

P.S.: martedì alle 18 alla libreria Hoepli, in via Hoepli a Milano, Sandro Gerbi e Raffaele Liucci presenteranno il loro volume Indro Montanelli. Una biografia (1909-2001).

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