mercoledì 28 maggio 2014

L'insuccesso dei fondi pensioni nell'ultima relazione COVIP. Necessario puntare sull'educazione finanziaria

L'odierna relazione dell'autorità di vigilanza sui fondi pensione, la COVIP, è piena di informazioni utili per chiunque, ma soprattutto per coloro che sanno che la pensione calcolata con il metodo contributivo sarà nell'intorno del 50% dell'ultimo stipendio (se il Pil riprende a crescere, poichè i contribute maturati sono rivalutati alla crescita media del pil degli ultimi 5 anni). E quindi è assolutamente rilevante pensarci presto per evitare di subire un calo del tenore di vita al momento della pensione.
I fondi pensione sono uno strumento formidabile, a basso costo, con un forte credito fiscale, per tutti i lavoratori italiani. Peccato che solo pochi li utilizzino.

Qualche informazione di base.

Quanto gestiscono complessivamente i fondi pensione italiani?

"Alla fine del 2013, le risorse destinate alle prestazioni erano pari a 116,4 miliardi di euro, l’11,6 per cento in più rispetto al 2012; esse si ragguagliavano al 7,5 per cento del PIL e al 3 per cento delle attività finanziarie delle famiglie".

Dove è investito il patrimonio dei fondi pensione?


Soprattutto in obbligazioni governative. La storica avversione al rischio dei lavoratori italiani porta ad avere dei portafogli dove i titoli di Stato la fanno da padrone.

"Alla fine del 2013 il patrimonio delle forme pensionistiche complementari era per il 61 per cento impiegato in titoli di debito, percentuale stabile rispetto al 2012; i quattro quinti delle obbligazioni totali era formato da titoli di Stato.
L’esposizione azionaria, calcolata includendo anche i titoli di capitale detenuti per il tramite degli OICR, è salita al 24,9 per cento". Sempre poco rispetto ai fondi pensione di matrice anglosassone.
Con il forte calo dei rendimenti delle obbligazioni degli ultimi anni, nel prossimo futuro i fondi pensione avranno grossi problemi nel garantire un rendimento soddisfacente. Solo con quote maggiori di azioni, sarà possibile avere delle pensioni degne di questo nome.

Che rendimenti hanno dato i fondi pensione nel 2012?

"I rendimenti sono stati pari al 5,4 per cento nei fondi pensione negoziali e all’8,1 nei fondi pensione aperti. I PIP attuati tramite prodotti unit linked di ramo III hanno reso il 12,2 per cento mentre un risultato inferiore, pari al 3,6 per cento, è stato registrato dalle gestioni separate di ramo I, caratterizzate tipicamente da una gestione prudenziale degli investimenti.

A fronte di rendimenti complessivamente positivi, le differenze riscontrabili nelle performance delle diverse forme pensionistiche complementari sono state determinate soprattutto dalla diversa asset allocation adottata. Risultati migliori sono stati conseguiti dalle forme pensionistiche con una maggiore esposizione azionaria, sostenute dal buon andamento dei principali mercati azionari mondiali: l’indice delle azioni mondiali in valuta locale, calcolato tenendo conto dei dividendi, è cresciuto del 21,9 per cento".
 
Credo che il dato più rilevante presente nella relazione COVIP sia la bassa partecipazione dei giovani: "Soltanto il 15 per cento delle forze di lavoro con meno di 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare. Il tasso di partecipazione sale al 23 per cento per i lavoratori di età compresa tra 35 e 44 anni e al 30 per cento per quelli tra 45 e 64 anni. Nel complesso, l’età media degli aderenti è di 45,2 anni, rispetto ai 42,1 delle forze di lavoro".


Le cause di questo disastro?
1. scarsa conoscenza della previdenza complementare;
2. bassissima cultura finanziaria;
3. incapacità di risparmiare con contratti a tempo determinato;
4. diffidenza atavica verso i mercati finanziari;
5. mancata conoscenza dell'incredibile beneficio fiscale.

In relazione alla cultura finanziaria, io faccio il possibile partendo dal basso e andando nelle scuole elementari e medie - oltrechè in Università - per portare un po' di consapevolezza finanziaria in un Paese crescituo troppo rapidamente come reddito e ricchezza per poter studiare in modo accorto il mondo della finanza complementare.


Sul tema dei benefici fiscali, il lavoratore non si deve focalizzare sull'andamento dei mercati, ma sulla deducibilità fiscale del contributo annuo che ha un limite annuo di 5.165 euro. Con un'aliquota media del 35%, significa che ogni anno, se si versano 5.165 euro in un fondo pensione aperto, il beneficio fiscale cash è 1.807 euro, senza contare la crescita degli asset all'interno del fondo. Anche la tassazione al momento del riscatto è molto più favorevole rispetto ad altre forme di risparmio.
Analoghe considerazioni valgono per il TFR, ma rimando a post precedenti.

Conoscere per deliberare, diceva Einaudi. Quindi stasera a cena, subito discutetene con il vostro partner. Chi pensa in advance, si regalerà una pensione piena di viaggi in giro per il mondo.

5 commenti:

  1. Ricevo e pubblico:

    Mah... forse più necessario che abbiano un lavoro per accantonare risparmio e pagare le rate... o no?
    Questo è il tipico esempio marxiano di rovesciamento ideologico della realtà!
    Con immutata stima e amicizia,
    Alex

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    1. Il dato di adesione del 15% per i giovani si riferisce a chi il lavoro ce l'ha! Quindi anche chi ha un lavoro, non aderisce al fondo pensione. E sbaglia.

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    2. Ricevo e pubblico:
      Ah, allora la faccenda è del tutto diversa e ha a che fare con gli stipendi bassissimi di chi lavora ... Anche io quando iniziai a lavorare non guadagnavo abbastanza nemmeno per riscattare gli anni di laurea. Il mercato finanziario dovrebbe inventare un prodotto che tenga conto delle reali condizioni del mercato invece che piangere senza capire che lì c'è un'opportunità concreta e chi la coglie batte tutti.

      Ciao,

      Alex

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  2. Ricevo e pubblico:
    Se l’azienda paga il contributo per il lavoratore, il vantaggio è ancora maggiore in quanto non l’ammontare di 5165 euro è esentato anche da Contributi Previdenziali e non solo da IRPEF.
    Ciao
    Giovanni

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  3. Aggiungerei un punto 6.
    I giovani italiani, nel 2014, non versano soldi ai fondi pensione perchè hanno di fronte a sè 40 anni di vita lavorativa. Qualcuno pensa che nel 2054 l'Inps pagherà le pensioni a quelli che versano i contributi adesso? Che molte delle banche/SGR attuali saranno ancora in piedi? Che, soprattutto, i ventenni di oggi manterranno un lavoro per 40 anni di fila e andranno sereni in pensione in un Paese dove la disoccupazione giovanile è al 30 per cento?
    Le risposte, per molti giovani e meno giovani, sono no a tutte e tre le domande.

    Ben venga la diffusione della cultura finanziaria: mentre il metodo pensionistico retributivo era un metodo solidaristico, il metodo contributivo (di cui i fondi pensione sono la componente privata) non è altro che un risparmio forzoso: verso dei soldi obbligatoriamente per 40 anni, qualcun altro se li gode e li investe, e -se sono ancora vivo e se va tutto bene- dopo 40 anni rivedo i miei soldi con gli interessi.
    A questo punto, non si capisce che senso abbiano i fondi pensione e l'Inps: è roba che sta in piedi solo perchè drogata (per ora) dai benefici fiscali e viene gestita da gente che prende laute commissioni per non riuscire neanche a replicare gli indici benchmark.
    Un uomo adulto che potesse decidere razionalmente e liberamente non verserebbe nulla nè all'Inps nè ai fondi: si terrebbe i propri soldi, risparmierebbe per conto proprio quanto e quando vuole (in base alla sua condizione, alla sua famiglia, alle sue necessità, alla sua salute), e magari a 50 anni mollerebbe tutto e andrebbe a vivere con poco nel sud del mondo. Oppure investirebbe in appartamenti da affittare e da lasciare ai figli. Oppure si mangerebbe tutto in bacco tabacco e venere prima di morire di infarto a 40 anni.

    Se manca (come ormai manca) il vincolo solidaristico, allora non ha più economicamente senso parlare di pensioni e di età pensionabile. Si parla di rendita: la rendita è una funzione del capitale e gradirei - da italiano adulto e vaccinato - essere lasciato libero di utilizzare il mio capitale duramente guadagnato come meglio credo.

    Con stima
    Andrea

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