L'intitolazione a Cattaneo è quanto mai azzeccata. L’economista d’impresa Marco Vitale, tra i promotori della Carlo Cattaneo LIUC, non manca mai di citarlo. Pochi, purtroppo, conoscono Cattaneo, figura poliedrica: patriota, scrittore, insegnante, federalista, pensatore. Allora cerchiamo di colmare una lacuna e parliamone.
Cattaneo, verso la fine del 1820, “trovandosi
per sopravvenute angustie di famiglia impotente a proseguire la già tanto
avanzata carriera degli studi”, rinunziò a frequentare l’Università di Pavia ed
entrò insegnante di grammatica latina in una scuola comunale di Milano.
Nel 1839 fondò, in compagnia di alcuni amici, la rivista
"Il Politecnico" e ne fu redattore e direttore per tutti i cinque anni di vita.
Il Politecnico voleva diffondere la cultura
scientifica (quanto ne abbiamo ancora bisogno in questo Paese dove ancora in molti credono al Prof. Vannoni e alla cura Di Bella) e promuovere le applicazioni pratiche della scienza. Cattaneo
pensava che le discipline che riguardano la società non debbano essere escluse.
E la letteratura non era esclusa.
Quando nel 1860 riprese la pubblicazione del “Politecnico”, scrisse mirabilmente:
“Ragionar di scienza e d’arte non è sviare le menti dal supremo pensiero della
salvezza e dell’onore della patria. La legislazione è scienza; la milizia è
scienza; la navigazione è scienza. L’agricoltura, vetusta madre della nostra
nazione, sta per tradursi tutta in calcolo scientifico. Scienza è forza”.
E’ da rileggersi con attenzione, quando la finanza viene attaccata, questo passaggio di Cattaneo sull'abolizione del capitale:
“Immaginatevi che oggidì d’un sol colpo si
annullassero tutti i prestiti, le accomandite, le ipoteche, i vitalizi, gli
sconti, i respiri, i cambi marittimi, le assicurazioni, le sicurtà dei
fittajuoli, le sovvenzioni ai possidenti ed ai filatori, le operazioni
bancarie, le casse di risparmio, i monti di pietà. Che avverrebbe nelle nostre
case mercantili, delle banche, delle manifatture, degli affitti rurali, delle
costruzioni e delle speculazioni d’ogni sorta? Si arresterebbe ogni
circolazione; la vita economica della società rimarrebbe spunta; una irruzione
orrenda di miseria e disperazione divorerebbe i popoli e ridurrebbe in poche
generazioni l’Europa a una landa inculta sparsa di ruinosi abituri”.
Quando si entra al bar della LIUC si viene subito colpiti dalle citazioni a muro di Cattaneo, che considerava giustamente l’intelligenza e la volontà come fonti di
ricchezza: "Non
v’è lavoro, non v’è capitale, che non cominci con un atto d’intelligenza. Prima d’ogni lavoro, prima d’ogni capitale, quando le cose giacciono
ancora non curate e ignote in seno alla natura, è l’intelligenza che comincia
l’opera, e imprime in esse per la prima volta il carattere di ricchezza":
Cattaneo invita ad osservare la storia e
spesso, la ricchezza è cresciuta in ragione inversa dalla fatica, se prima c’è
stato un atto d’intelligenza: "Ricchezza e
riposo sono frutti d’un atto di intelligenza. Se il
pastore è più agiato del selvaggio, ciò avvenne solamente per la scoperta deli
animali pastorecci. La nuova ricchezza fu dunque il frutto d’un nuovo atto
d’intelligenza. E nuovamente la ricchezza crebbe in ragione inversa del lavoro".
Infatti Cattaneo scrive: “Falso è dunque che il lavoro per sé sia il padre della ricchezza, come
pensò Adamo Smith e come dopo di lui viene ripetuto dal vulgo. La vita del
selvaggio è sommamente faticosa e sommamente povera. La fonte d’ogni
progressiva ricchezza è l’intelligenza: l’intelligenza tende con perpetuo
sforzo a procacciare a un dato numero d’uomini una maggior quantità di cose
utili, o la stessa quantità di cose utili a un numero d’uomini sempre maggiore”.
Nelle lezioni tenute al Liceo cantonale di
Lugano nel 1853-54 Cattaneo esaltò l’intelligenza come “la fonte d’ogni
progressiva ricchezza”. Come scrisse nel 1857, nei trattati d’economia gli atti
d’intelligenza avrebbero dovuto essere classificati come atti “di valore per sé, quanto il lavoro e il
capitale”.
Il capitale, quindi , non è frutto del
risparmio, ma di atti d’intelligenza. Il lavoro, senza l’intelligenza è impotente
a creare nuovo valore senza l’applicazione del pensiero creativo.
“Quindi vediamo quanto sia erroneo il detto
comune degli economisti che il capitale si forma con il risparmio. Egli è come
dire il frumento nasce sul granaio. Se l’atto d’intelligenza non avesse dato l’acquisto
del capitale, non si avrebbe avuto l’occasione di farne risparmio. Il risparmio
conserva ciò che l’intelligenza acquista”.
“Nulla accade nella sfera delle ricchezza che non riverberi in essa dalla sfera delle idee”.
Luca Meldolesi, Carlo Cattaneo e lo spirito italiano, Rubbettino, 2013
Carlo Cattaneo, Le più belle pagine scelte da Gaetano Salvemini, Donzelli, 1993
Franco Della Peruta, Carlo Cattaneo politico, Franco Angeli, 2001
Interessante.
RispondiEliminaMi permetto (che spero l'emerito Cattaneo mi conceda) di contribuire con un'integrazione: l'Intelligenza, richiamata giustamente come origine delle iniziative:
- o esiste, e in questo caso è "sufficiente" volerla (o doverla) mettere a frutto
- o va costruita (e allora implica una ragione sottostante ancor più forte che può essere o la Voglia o il Bisogno)
Il Bisogno (quello vero!) in genere è motore forte.
La Voglia può esser parzialmente minata dal "non saper far le cose", che talvolta rappresenta un ostacolo; come per un bambino che spesso si blocca se non ha mai fatto una tal cosa.
Per questo ho osservato che conviene investire sempre in parallelo in Cultura ed Energia. L'una alimenta l'altra, e non si rischia di dipendere solo dall'una o solo dall'altra. Allo stesso modo non c'è prevalenza tra cultura e sport. Entrambi sono elementi necessari (o utili, la si veda come si vuole, nel senso del "dovere" o della "convenienza") per avere sempre un motore che spinge.
Paolo