lunedì 17 giugno 2013

Le piccole imprese devono guardarsi dentro per poter rinascere

Nel suo Elogio della piccola impresa (Il Mulino, 2013) il sociologo e storico delle imprese Giulio Sapelli, con la consueta maestria sapienzale, ci dà un quadro antropologico della piccola impresa.

Come è noto, in Italia il 98% delle imprese sono piccole. Nel Belpaese ci sono oltre 3,5 milioni di micro imprese, il 94,5% del totale, contro il 92% della media europea. Le imprese italiane sono in tutto 3.765.825. di cui meno di 3.000 hanno più di 250 dipendenti.

"L’Italia – annota Sapelli – è il paese per eccellenza della piccolissima e piccola impresa perché è tra le società mondiali in cui è più pervasivo il predominio di quella società naturale che è la famiglia, che esercita un ruolo dominante su tutte le altre forme umane intermedie in cui si articola e differenzia la società...La piccola impresa è quindi da considerarre un tipico esempio di sviluppo endogeno, con una forte interazione tra sfera economica, sociale e politica, che ne fa una comunità, fondata su un sistema di valori quali l'etica del lavoro e l'appartenenza alla società locale".

La piccola impresa è in stato di forte difficoltà. Se la passa malissimo. Con la domanda interna in calo, sembra non ci sia speranza.

Il Governatore della Banca d’Italia Visco nelle sue ultime Considerazioni finali scrive: “Le imprese sono chiamate a uno sforzo eccezionale per garantire il successo della trasformazione, investendo risorse proprie, aprendosi alle opportunità di crescita, adeguando la struttura societaria e i modelli organizzativi, puntando sull’innovazione, sulla capacità di essere presenti sui mercati più dinamici. Hanno mostrato di saperlo fare in altri momenti della nostra storia. Alcune lo stanno facendo. Troppo poche hanno però accettato fino in fondo questa sfida; a volte si preferisce, illusoriamente, invocare come soluzione il sostegno pubblico”.

Questi rilievi però non sono rivolti alla piccola, ma sono più che altro diretti alla media impresa, che nelle parole di Visco deve avere la “capacità di innovare i prodotti e i processi, di esportare sui mercati emergenti, di internazionalizzare l’attività, anche guidando o partecipando a catene produttive globali”.

Ma allora cosa dovrebbe fare la piccola impresa, la micro-impresa? Deve seguire i consigli di Linkerbiz, alias Fabio Bolognini, che consiglia alla piccola impresa di concentrarsi su tre direttrici:

A) FARE I CONTI COME SI DEVE. In linguaggio aziendale si chiama ‘controllo di gestione’. L’assenza di minime nozioni e applicazioni informatiche usate per capire se l’impresa sta vendendo prodotti o servizi in perdita o in utile è straordinariamente diffusa. Non è la contabilità - peraltro tenuta esternamente con ampio ritardo dal solito tradizionale commercialista - è qualsiasi cosa aiuti il piccolo imprenditore a prendere decisioni su cosa vendere e a chi vendere basandosi su un calcolo veritiero del margine di profitto (non sul volume di fatturato) e sulla velocità d’incasso. Ripeto, una straordinaria carenza che spiega gran parte dei bilanci in rosso e delle crisi dei piccoli.

B) TROVARE NUOVI CLIENTI. Nelle piccole imprese, eccessivamente assuefatte a un ‘terzismo’ naturale, il calo del fatturato sotto il punto di pareggio è subito passivamente, non è contrastato con un’azione sistematica, organizzata per cercare nuovi clienti. Provate a fare la domanda ‘Scusi, come trova nuovi clienti?’ e otterrete risposte anche pittoresche. Senza un metodo, senza tempo dedicato i piccoli imprenditori non sono in grado rimpiazzare gli ordini persi da un cliente che riduce gli acquisti o uno che è fallito.

C) PIANIFICARE LE PROPRIE FINANZE. Infine rimane abbastanza inspiegabile la riluttanza delle piccole imprese nell’avere nel cassetto un piano del proprio andamento economico (il Budget) e delle entrate e uscite monetarie. Nessun budget ben costruito, nessun piano di tesoreria. Lo sforzo arruffone delle tante società di software è stato vano. Molte PMI non hanno capacità di fare (e controllare) un budget e non hanno neppure un foglio excel per tenere sotto controllo la tesoreria dei prossimi 2-3 mesi, non parliamo nemmeno di agganciarlo a una contabilità tutto sommato semplice. Viaggiano senza cruscotto e senza capire se stanno superando i limiti di velocità. Pericolosissimo. Questa carenza può essere riscontrata persino in alcune medie imprese a gestione familiare”.

Giulio Sapelli
 Nel recente intervento all'Assemblea di Assolombarda, il nuvo presidente degli industriali milanesi Gianfelice Rocca ha detto che "vi sono imprese piccole che esportano quote altissime della loro produzione". Ma sono poche, il loro peso relativo nel panorama imprenditoriale è purtroppo limitato.

Chiudiamo con l'osservazione positiva di Giulio Sapelli, che scrive: “La speranza è una virtù bambina perchè possiamo prenderla per mano e camminare con essa. E' ciò che fa la maggiornaza degli artigiani e dei piccoli imprenditori italiani".

3 commenti:

  1. c'è un ulteriore problema che troppo spesso viene dimenticato: la segmetazione delle PMI.
    è troppo generalistico usare le definizioni della UE, poichè le dinamiche aziandali di un'impresa con 23 dipendenti sono totalemtne differenti( piccola) da quelle di una con 250( media); il fatto che pochissimi colgano la differenza, fa si che anche le associazioni di categoria si muovono male, non riuscendo a fare una politica diversificata, e quindi gli organi decisori non decidano neinte di buono...= immobilismo, quindi burocrazia, quindi ulteriori difficoltà, quindi perdità di competitività, ovvero una lenta morte oppure l'incentivo all'evasione!!!!!!!
    il discorso sarebbe davvero molto molto lungo ma con pochi passi decisi si potrebbe porre un bel argine.
    1) segmentare meglio la categoria PMI
    2) capirne le peculairità( di ogni signolo gruppo)
    3) attuare politiche MIRATE
    4) spingere la PMI alla crescità: senza crescita l'azienda è destinata a scomparire

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  2. La realtà, caro Glauco, è che molte piccole imprese - le medie sono un'altra cosa, solitamente - vogliono rimanere piccole perchè stanno bene così. Ma chi non ha ambizioni di crescita, sta fermo e muore. Magari lentamente, come la rana nell'acqua che bolle. bp

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  3. Ricevo e volentieri pubblico:

    Egr. Prof. Beniamino Andrea Piccone,


    ci è pervenuto il testo di 6 pagine FAUST E IL GOVERNATORE e commentiamo brevemente e scusateci lo stile telegrafico:


    1) molto importante l'evidenziazione dell'esistenza delle piccole medie imprese che rappresentano 3,5 milioni di micro imprese.
    Le ragioni storiche di questo sta nel divenire della storia e per citare due specialisti nominiamo Engels che nel manifesto del partito comunista cita che presentava questo testo al primo Paese capitalista e anche Adam Smith che venendo in Italia per imparare fu meravigliato della vivacità del capitalismo italiano.


    2) Il governatore della banca d'Italia è rappresentante della burocrazia che nacque dai letrados spagnoli come citava Braudel. La banca d'Italia ha gli stipendi più alti del mondo e non ha la cultura per parlare delle piccole-medie imprese.


    3) Le piccole medie imprese italiane non possono assumere controllers a controllare i costi ma è la proprietà che fa i conti ed i costi in modo avveduto e deve combattere la burocrazia che è simile a quella dei mandarini cinesi che temevano in Cina la nascita delle imprese e quindi creavano ad arte leggi liberticide.
    Lo stesso capita in Italia dove i nuovi mandarini hanno stabilito l'IMU su capannoni proprio per distruggere le piccole medie imprese.


    4) Le piccole medie imprese sono capaciti di trovare nuovi clienti partecipando attivamente a fiere internazionali.




    Tralasciamo il resto ma vi preghiamo di tenere presente queste testimonianze elaborate da CESA dive sono attivi piccoli e medi imprenditori.
    Nel nostro Paese ci sono troppi legulei e troppi macro economisti e nessuno ha posto mai le mani nel grasso di un cuscinetto o ingranaggio.


    Cordialità,




    Giuseppe Anderlini
    (coordinatore del Centro Studi ed Azione Vilfredo Pareto)
    info@cesavilfredopareto.it


    "La scienza non ha idee preconcette, nè passioni; non appartiene ad alcun partito, ma ha unicamente per ufficio di descrivere i fatti, investigare i rapporti che questi hanno fra loro e di scoprire le leggi che costituiscono le uniformità naturali."
    Vilfredo Pareto 1897

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