lunedì 10 giugno 2013

Staccare la spina nei giorni di vacanza? Ma va là. Ormai sono tutti worliday

Sono in tanti a lamentarsi di non riuscire a staccare la spina. "Non si ha più tempo per se stessi", dicono gli psicologhi. La parola d'ordine delle prossime vacanze è "Non fare niente". E oggi per non fare proprio niente sembra che ci sia una sola strada: disconnettrsi da internet, dalle mail, da google.

Siamo così fissati sullo schermo del nostro cellulare - l'altro giorno il mio amico Enrico continuava a scrivere sul blackberry durante lo spettacolo teatrale di fine anno dei nostri figli - che negli Stati Uniti sono nati dei corsi per insegnare ai manager a riprendere a fissare negli occhi i loro interlocutori.

Janet Sternberg della Fordham University scrive: "Il vero problema è che usiamo gli stessi oggetti sia per svago che per il lavoro. Leggiamo una mail del nostro capo e un minuto dopo diamo sempre sullo stesso dispositivo a cercare il ristorante per andare a cena con gli amici: non distinguiamo più. Sono cadute le barriere che una volta separavano i vari momenti della giornata e questo ci crea disturbi di attenzione".

Io la penso in modo diverso. Credo che per molti professionisti come me non ci siano più rigidi schematismi di orario di lavoro. Ormai esiste il "worliday" - come l'ha superbamente definito Lucy Kellaway sul Financial Times - ossia un giorno metà lavoro - work -  e metà vacanza - holiday.
Nel suo memorabile pezzo Worlidays are the way to switch off and stay on  del 4 agosto 2011 leggiamo: "Worliday is a bit like holiday and a bit work. It's the future for most professional workers and actualy, contrary to what most people would have to believe, worliday is really rather nice".

Se nel week end rispondo a una mail di lavoro o scrivo un post del Faust e nel frattempo gioco a rigori con mio figlio Chicco o cucino una salsiccia al barbecue sto mettendo in pratica il worliday.

Ormai sono veramente in pochi a inserire nella mail in automatico il messaggio di essere out-of-office. Come racconta Kellaway l'amministratore delegato di una media company ha vietato al suo staff di farlo, considerandolo unprofessional.

Prima delle vacanze natalizie, l'economista d'impresa Marco Vitale anni fa ha regalato ai suoi ospiti un suo volume sulla corruzione e la mafia e ha detto: "Non vorrete mica staccare il cervello durante le vacanze di Natale!", per poi esplodere in una fragorosa risata.

"Intellectual stimulation charges my batteries more reliably tha sitting in the rain with bored teenagers", chiosa Kellaway. Io la penso come lei. Le giornate sono più piene, hanno più senso, sono più divertenti se si combinano le cose.

E quando si ritorna in ufficio, l'acclimatamento è più easy.

Lunga vita al worliday.

8 commenti:

  1. Ricevo e pubblico:

    "Anche questa volta, non sono d'accordo. Un conto è portarsi in vacanza qualcosa da leggere (anche se di lavoro), un altro è l'avere sempre un congegno acceso; vedo mia figlia che sempre, anche quando parla con me, ha l'occhio sull'i-phone, detestabile.

    io non ho lo smartphone e non lo comprerò finché non mi sarà veramente necessario
    viaggio tra casa e ufficio, dove ho il computer: e la cosa mi basta

    ciao, sandro g.

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  2. Ricevo e pubblico:

    Bello e bel tema.
    Il mio cervello purtroppo è fermo all'infanzia in cui d'estate ci si fermava per tre mesi e quindi trova ancora fuori luogo questa nuova cultura a cui mi sto adeguando.

    saluti, Giorgio R.

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  3. Ciao Benja, a volte giro i tuoi post a colleghi. oggi mi e' tornato indietro questo commento di cui ti faccio copy/paste...
    ciao massimo

    massimo
    il worlyday è assolutamente di parte!!!
    tutte le esemplificazioni sono fatte a senso unico, cioè come comportarsi vs gli impegni professionali durante i giorni di pausa.
    Non c’è un esempio, invece, che prenda in considerazione il contrario: come comportarsi durante il lavoro per prendere dei momenti di relax.
    La realtà è che ormai abbiamo aumentato in maniera strisciante la produttività generale senza beccare un corretto adeguamento del ns salario (e senza che questa produttività sia inserita nelle statistiche tanto amate dei ns imprenditori…). Fatto ancora più grave se pensiamo che questi atteggiamenti sono tipici di determinate classi dirigenziali che sono “obbligate” alla presenza virtuale 24/24 oltre ad aver depauperato la loro vita familiare.
    Ma perché dobbiamo essere così stupidamente pedissequi vs kulture che ci hanno portato a questo livello di schiavismo digitale e ad una crisi che ha compromesso Valori e Atteggiamenti?
    tg

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  4. Ricevo e pubblico:

    Grande….il bello sarebbe poter lavorare senza ufficio fisico…..ma in Italia ce la faremo tra 50 anni….figurati se si rinuncia alla pausa pranzo o caffe…

    Enrico

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  5. Per i professionisti come me, non è vero che non si possa affrontare il tema dei momenti di relax in orario di lavoro. Io vado a prendere mia figlia a scuola il mercoledì e la porto a nuotare. Quando è in acqua lavoro, e quando esce sono tutto per lei.
    sono in worliday.

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  6. Ricevo e pubblico:

    Argomento molto interessante, complesso.

    Credo andrebbe affrontato anche nell’ottica “pensare vs. fare” e non solo nell’ottica “lavoro vs. vacanza”.

    Troppo spesso, ultimamente, essere semplicemente “responsive” viene considerato, erroneamente, essere “productive”.

    Staccare la spina, e non rispondere alle mail, non significa che uno non stia pensando.

    A mio parere, un livello di costante reperibilità, e quindi di allerta permanente come quello ingenerato da cell/smart phone, non aiuta a pensare.

    Su questo tema mi sono trovato (sorprendentemente) d’accordo con un recente articolo di Susanna Tamaro pubblicato sul Corriere a commento di un tragico fatto di cronaca, al quale ti rinvio.

    Alla prossima pedalata,

    Giorgio

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  7. Bè io direi che ognuno trascorra il proprio tempo libero come più gli aggrada!;senza che nessuno sentenzi o porti esempi di come si dovrebbe fare, cosa sarebbe meglio, cosa no. Dal tronde mica pratichiamo tutti gli stessi sport, frequentiamo i medesimi luoghi di villeggiatura... C'è chi sta bene all'eremo di Camaldoli, nel silenzio, contemplazione e preghiera, chi ha bisogno del caos, rumore, chiacchericcio e così via. Potrei andare avanti ore ad elencare le diverse opportunità di scelta che si presentano alle persone sane e con un lavoro... L'importante, è che la persona riceva, da ciò che ha deciso di fare il maggior beneficio possibile,sì da stare bene e diffondere questo benessere ritrovato agli altri, creando qualcosa di costruttivo.
    Interessante intervento Beniamimo, quello di oggi.
    Lucia

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  8. Worliday è per certi versi inevitabile in un flat world, occorre solo metter dei paletti privati per acuirne i benefici e non scadere nella schiavitù tecnologica piuttosto che sacrificare il proprio tempo libero e la propria famiglia.
    E' insito nella capacità di pianificare e nella sensibilità di ognuno leggere, rispondere, posticipare la risposta ad una mail, ad un tweet o scrivere un documento: nella mia esperienza personale, mi pongo delle domande ricorrenti tipo: a) è urgente?
    b) anticipare o fare una certa azione ora (ad es,in vacanza), mi permette di dedicar maggior tempo ad attività + redditizie (ad esempio aver + tempo da dedicare ai figli) piuttosto che soddisfare le aspettatiove del mio interlocutore per come mi conosce e mi stima? piuttosto che anticipare una mossa della mia controparte contrattuale e trovarmi in una posizione di vantaggio? c) sono in grado ORA di scrivere/ rispondere in maniera esauriente o è meglio che mi documenti e risponda successivamente?

    Vi sembrerà macchiavellico il mio pensiero, ma vi assicuro che diversamente non potrei amministrare due aziende, essere nel Cda di una terza, dedicare tempo ed attenzioni a mio moglie e mia figlia, andar in bicicletta, fare le maratone, ecc.

    e cmq nella vita è sempre meglio essere una "mossa" davanti agli altri chiunque essi siano o rappresentino.

    alessandro p



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