lunedì 12 novembre 2012

L’esegesi del discorso di Obama: LA priorità dell’America è la scuola


Ho ascoltato e poi letto con attenzione il discorso di Obama dopo la vittoria sullo sfidante Romney.

Per diverse volte ha detto che serve una scuola migliore. Secondo Obama, non uno qualunque, la scuola è LA priorità. La scuola è il miglior investimento sul futuro per costruire un paese più moderno. E noi italiani cosa aspettiamo? Il cucù?

Rileggiamo i passaggi decisivi del discorso integrale :

  1. “You'll hear the determination in the voice of a young field organiser who's working his way through college and wants to make sure every child has that same opportunity”. Contano le condizioni eguali di partenza, non di arrivo, si badi bene. Ma l’obiettivo è che tutti abbiano le stesse opportunità di emergere.

  1. “We want our kids to grow up in a country where they have access to the best schools and the best teachers”. La didattica e gli insegnanti sono considerati prioritari. In Italia la qualità della didattica non è assolutamente una priorità. E' empiricamente provato che un bravo insegnante trasforma letteralmente una classe e dà loro future opportunità;

  1. “Our university, our culture are all the envy of the world”. Le università italiane sono da sempre nelle ultime posizioni delle classifiche mondiali, fatta eccezione per l’Università Bocconi. Fino a che i Rettori verranno eletti dai professori stessi, nulla cambierà. Prima chiudiamo la CRUI, la Conferenza dei Rettori poi potremo parlare di rinnovamento. L’autoreferenzialità è una caratteristica tutta italiana.

Vi invito a leggere l’ultima mozionedel 25 ottobre 2012 della CRUI, dove testualmente è scritto: “L’Assemblea della CRUI, riunitasi il giorno 25 ottobre 2012, denuncia con forza l’estrema gravità in cui versa il sistema universitario italiano, sistema che sta ormai precipitando in una crisi irreversibile tale da minare l’immagine internazionale del Paese e le sue prospettive di sviluppo”.
Ma cari Rettori, siete voi i massimi responsabili dello sfacelo dell’università italiana. Siete voi sul banco degli imputati. Altro che accusatori. Siete voi che avete ridotto in questo stato l’università italiana. Ma i Rettori applicano alla lettera l’italica cultura dell’alibi dove le cause di ogni fenomeno non sono dentro di noi ma fuori di noi.

Torniamo a respirare aria fresca di montagna. Torniamo a Barack Obama. Rileggiamo insieme il passaggio chiave del Victory speech: “Se siamo disposti a lavorare sodo non importa chi siamo, da dove veniamo, che aspetto abbiamo, o chi amiamo. Non importa se siamo neri, bianchi, ispanici, asiatici o nativi americani, se siamo giovani o vecchi, ricchi o poveri, abili o disabili, gay o etero: qui in America, se siamo disposti a provarci possiamo farcela”.

5 commenti:

  1. Ricevo e volentieri pubblico:

    Ben,
    a proposito di questo tema ti segnalo una notizia americana magari meno nota al grande pubblico...
    Il mitico George Lucas ha recentemente venduto la sua casa di produzione (quella che ha fatto tutti gli Star Wars, Indiana Jones ed altre cose simili...) alla Disney per 4 miliardi di dollari....
    La cosa "particolare" è che, almeno a quanto si legge in rete, Lucas, d'accordo con la stessa Disney, non ha tenuto un dollaro per se ma ha chiesto che il tutto fosse versato direttamente ad un Fondo per l'istruzione dei bambini americani "poveri" o comunque "meno supportati".....
    Direi che data la cifra in gioco è una cosa davvero rimarchevole e particolare che credo renda bene lo spirito tipicamente USA di certe cose....

    Paolo B.

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  2. Ricevo e volentieri pubblico:

    Obama: priorità assoluta a scuola e giovani. In Italia, a Rettori e Professori. Indovina chi vince?

    Carlo Alberto Carnevale Maffè

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  3. Il discorso fatto al momento della proclamazione di Barack Obama quale 44 Presidente degli Stati Uniti d'America mi è piaciuto moltissimo, molto più del precedente.E'tutto vero nel senso che corrisponde appieno all' importantissimo valore quale è quello della cultura nel quale il Presidente sembra credere ciecamente e sia disposto ad investire.Altrettanto vero se si lavora sodo ce la si può fare,forse negli USA.. Nel nostro paese? Dove le occasioni per lavorare ed impegnarsi mancano,non si creano risorse specialmente nel Sud Italia oppure quelle che ci sono vengono distrutte?! Vedi appunto Scuola, eravamo un fiore all'occhiello come programmi scolastici ed universitari anche nei confronti dei nostri colleghi europei. Che è successo? Non si crede più all'importanza dell'istruzione? Per qualcuno è più importante che il Paese resti indietro?, non sia competitivo?,non ritiene vitale investire nella cultura, nel sapere? "Mala tempora currunt", diceva Tacito e Salomone,sosteneva :"Posside sapientiam, quia auro melior est".
    Lucia
    Grazie a Paolo B.per la notizia americana che costituisce un esempio per tutti.

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  4. Ricevo e volentieri pubblico:

    caro Benny,
    un utilissimo indicatore: negli USA il valore della casa viene quantificato in base al sistema scolastico!
    mi spiego meglio: se vuoi andare a vivere nella città A) piuttosto che non B), la prima cosa che ti verrà illustrata è in quale posizione della classifica statale, o anche nazionale, si troverà la città A) o B).
    logicamente si paga di più una casa se il sistema scolastico locale è molto qualificato; quindi un sindaco avrà "interesse" ad investire in maestri, professori, strutture così che il prestigio locale aumenti; così ci sarà più domanda di case, o comunque avranno un valore più alto( quindi più introiti dalle tasse da rispendere); non solo, si creano nuovi posti di lavoro, diretti o indiretti( esempio gommista, ristoratore, costruttore edile…..) e la ruota riparte, continuando ad alimentarsi!
    ora non dico che sia un sistema perfetto, però da cui attingere come spunto per migliorarci SI!
    Obama avrà fatto anche degli sbagli ma puntare sull'educazione di una nazione è il capisaldo, la pietra miliare su cui fondare il futuro( ricordo che non ci si può candidare per più di 2 mandati).
    Glauco

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  5. Purtroppo, la caratteristica comune dei governi italiani degli ultimi anni - che siano o siano stati di destra o di sinistra o di tecnici come quello attuale poco importa - è il totale disinteresse per la scuola. E un tale disinteresse da parte della classe politica si traduce in distruzione della scuola stessa. Si dimentica troppo spesso - e i governi di destra o di sinistra o di tecnici come quello attuale ne sono la prova lampante - che un Paese che rinuncia a sostenere la scuola rinuncia al futuro...

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