giovedì 8 novembre 2012

Cosa significa dare senso alla nostra vita? La servitù volontaria, Darwin e Paolo Baffi


L’altra notte stavo leggendo “La Natura dell’amore” (Mondadori, 2005), dove l’autrice, la straordinaria saggista e psicoterapeuta Maria Rita Parsi, scrive:

“I pappagalli amazzonici, i pesci tropicali con i loro colori sgargianti sono prede facili rispetto ad animali più “grigi”; dunque dobbiamo supporre che venga violato il principio del survival of the fittest ipotizzato da Charles Darwin?”

Mi sono fermato, colpito al cuore. Le sinapsi della corteccia cerebrale hanno iniziato a lavorare alla ricerca del passaggio corretto impresso nella mia mente. Pindaricamente sono volato a Paolo Baffi, Governatore di Bankitalia dal 1975 al 1979  – oggetto di studi matti e disperatissimi, i cui frutti si vedranno a breve con un saggio curato da me e lo storico Sandro Gerbi - che, in una lettera a Romano M. Levante, scrive il 27 luglio 1979 (dopo aver subito ingiustamente un vile attacco, non l’hanno arrestato solo per limiti di età):

Purtroppo il nemico ha usato contro di me e contro la Banca linee di attacco nuove dalle quali né la mia preparazione né la mia disposizione d’animo mi hanno offerto sufficiente copertura. 

La “survival of the fittest(concetto darwiniano- sopravvivenza del più adatto -  riferito alla selezione naturale, ndr) si realizza in senso di adattamento all’ambiente quale esso è. Di qui la mia debolezza nell’attuale contesto”. Questa la stoffa di Paolo Baffi, oggetto di una macchinazione politico-giudiziaria ideata  da ambienti vicini alla P2, vedasi post L’ignoranza del passato e il desiderio di sapere Lo scandalo Italcasse, Andreotti, Rovelli, Caltagirone. E la pulizia compiuta da Paolo Baffi


Paolo Baffi
Anche Baffi con il suo esempio e la sua testimonianza di comportamento rigoroso, integerrimo e competente, ha trasmesso l’idea che non conta soltanto essere “adatti a sopravvivere”. Bisogna dare senso alla propria vita. E non essere servi. Mai.

Paul Heinrich Dietrich – all’interno di un saggio (scritto nel 1554!) dal titolo Discorso sulla servitù volontaria di Etienne de la Boétie (Chiarelettere, 2011) – scrive: “La corte non è fatta per i personaggi alteri, inflessibili, che non sanno prestarsi ai capricci o cedere alle fantasie, nè tanto meno, quando occorre, avallare o favorire i reati che il potere reputa necessari al bene dello Stato”.

Allora valgono le parole di E. De la Boètie: “Proprio individui siffatti, a differenza del popolo crasso, non s’accontentano di ciò che hanno sotto gli occhi, a portata di mano, ma prestano attenzione al prima e al dopo, continuando a ricordare il passato per giudicare gli eventi del futuro, e per valutare il presente: si tratta di individui che, avendo per natura un’intelligenza acuta, l’hanno poi anche educata con l’esercizio e il sapere. Costoro, quando la libertà è del tutto perduta ed espulsa da questo mondo, ne mantengono vivi l’immagine e il sentimento, e continuano ad apprezzarla; e la servitù, per quanto mascherata, non è di loro gusto”.

3 commenti:

  1. Ricevo e volentieri pubblico:

    Zio Pic,
    stai diventando un filosofo di prim'ordine , scrivi un saggio ....
    Grande questo articolo.
    Poldo

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  2. Che bello essere liberi e non servi ti da un enorme potere ma anche una grande responsabilità quale quella di saper accettare la solitudine e talvolta l'esclusione dal mondo del pensiero e dell'agire standardizzato,conformista e opportuno agli interessi di chi si dimostra prepotente usando i mezzi che il suo intelletto ritiene migliori ad esercitare questa coercizione in quanto la libertà impaurisce e destabilizza coloro che amano asservire gli altri.
    Bravissimo Beniamino è importante riflettere su questo punto, talvolta ce ne dimentichiamo, indaffarati come siano nelle nostre routine quotidiane.
    Lucia

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  3. Riveo e volentieri pubblico:
    “I pappagalli amazzonici, i pesci tropicali con i loro colori sgargianti sono prede facili rispetto ad animali più “grigi”; dunque dobbiamo supporre che venga violato il principio del survival of the fittest ipotizzato da Charles Darwin?”

    Non so come proceda poi la autrice, ma seguon proprio il "survival of the fittest" anche coi loro colori sgargianti e segnalandosi apertamente ai loro predatori. Segnalano alle loro partner: guarda che son cosí fico (=il mio corrredo genetico é cosi fico) che posso permettermi di segnalarmi ai predatori e di sfuggirgli a causa della mia abilitá in corsa o altro.
    Per una trattazione completa del fenomeno agli occhi della teoria di Darwin "the third chimpanzee" di J. Diamond

    Per il resto, d accordo con te al 100% su tutto

    Fabrizio Sibilla

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