mercoledì 27 luglio 2011

Soros, Diniz e Rossi di Montelera: la fantastica capacità di trasformare in positivo una disavventura

Abilio dos Santos Diniz
Alcuni giorni fa il Financial Times ha dedicato un’intera pagina all’imprenditore billionarie Abilio dos Santos Diniz, magnate della distribuzione brasiliana, proprietario dei supermercati Pao de Acucar, che comprende ben 1.647 punti vendita.

La notizia è che Diniz ha deciso di accordarsi con i francesi di Carrefour (tradendo il precedente partner francese Casino), tramite un’operazione di fusione, che secondo lui sarà “good for the country and for Brazilians”. Al momento l'operazione è in stand-by per l'opposizione del Governo.

Il 74enne Diniz ha all’attivo sei figli e due matrimoni. E’ un grande amante del calcio e un fanatico del fitness in a body-obsessed nation. "Overweight executives were not welcome at the company". Suo padre – immigrato portoghese - era un panettiere.

Diniz è uno dei protagonisti del boom brasiliano, che è passato dal “populismo” di Getulio Vargas a metà degli Anni Trenta al “capitalismo riformato” di Lula da Silva, che ha poi incoronato la sua erede Dilma Rousseff.

Un Brazil decente” è stato lo slogan con cui Lula vinse le elezioni dell’ottobre 2002.

In un recente saggio, Il capitalismo ibrido (Laterza, 2011), Valerio Castronovo scrive: “Il Brasile è caratterizzato da una vitalità esuberante e tumultuosa, grazie alla valorizzazione di nuove ingenti risorse. E la gente è animata dalla convinzione di un avvenire migliore e da un forte orgoglio nazionale”.

Una cosa mi ha fulminato leggendo la storia di Abilio dos Santos Diniz. Il fatto che sia stato rapito da estremisti di sinistra nel 1989. L’FT seccamente scrive: “Some people learn negotiating skills at Harvard. Abilio dos Santos Diniz acquired his in a tiny cell with only two pin-holes in a wall for ventilation”.

La figlia Ana Maria Diniz conferma che il padre che tornò dal rapimento era una persona completamente diversa da prima.

Luigi Rossi di Montelera
La storia di Abilio dos Santos Diniz - tornato più determinato di prima dal rapimento - mi ha fatto tornare in mente un episodio altrettanto terribile conclusosi bene: il rapimento di Luigi Rossi di Montelera. 
L’imprenditore della Martini & Rossi fu vittima di un sequestro a Torino il 14 novembre 1973. Venne liberato dalle forze di polizia che lo trovarono il 14 marzo 1974 in una cella nel territorio del Comune di Treviglio.

Il procuratore Gian Carlo Caselli ricorda che quando arrivarono a liberarlo, Rossi di Montelera per paura di vedere in faccia i rapitori, temendo uno scherzo macabro, chiese al giudice di recitargli un articolo del codice di procedura penale. E solo quando Caselli recitò puntualmente l'articolo richiesto, Rossi di Montelera si girò.

Che freddezza in momenti così densi di emozione!

George Soros
Chiudo con una riflessione del finanziere George Soros, noto per le performance del suo Quantum Fund e per aver sconfitto la Banca d'Inghilterra nel settembre 1992, costretta alla fine consentire la svalutazione della sterlina e ad uscire dal Sistema Monetario Europeo (SME).
La famiglia di Soros – ebrea di origine ungherese – riuscì a scappare all’Olocausto: “Instead of submitting to our fate we resisted an evil force that was much stronger than we were - yet we prevailed. Not only did we survive, but we managed to help others,” ha scritto in Soros on Soros. Staying ahead of the curve (Wiley & Sons, 1995).
La fuga avventurosa verso gli Stati Uniti ha regalato a Soros un forte appetito per il rischio:“This left a lasting mark on me, turning a disaster of unthinkable proportions into an exhilarating adventure”.

Non c’è niente da fare. Alcuni hanno una marcia in più.

2 commenti:

  1. E' vero chi ha una marcia in più ha spesso una vita travagliata o povera o violenta alle spalle. Anche in campo artistico o letterario. Biognerebbe inserire un modulo di 'prigione, tortura, sofferenza...' nei master universitari.

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  2. L'operazione Pao de Açucar/Carrefour è saltata, e non per l'opposizione del governo brasiliano. Diniz, sostenitore e finanziatore di Lula, era già d'accordo col BNDES (banca statale dello sviluppo) per finanziare la fusione con 4 miliardi di denaro pubblico. L'antitrust locale s'è messo di mezzo, e anche il gruppo Casino, socio di PdA. La fusione con Carrefour li avrebbe resi ultradominanti in alcuni stati, specificamente Sao Paulo, con market share superiore al 50%. Se l'operazione si fosse conclusa, sarebbe stato un colpo terribile per quanto riguarda il rispetto dei contratti in Brasile, con forti ripercussioni per quanto riguarda gli investimenti esteri.
    Detto questo, per i consumatori sarebbe stata una fregatura colossale. Senza contare che a fare fusioni coi soldi pubblici son capaci tutti.
    Ultima cosa: Diniz, dopo il rapimento, pagò di tasca sua un gruppo di paramilitari mercenari (di diverse nazionalità) e fece uccidere TUTTI gli appartenenti alla banda che lo rapì.

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