venerdì 6 marzo 2020

Mio nonno Carlo Tagliabue entra nel Giardino dei Giusti, una storia da raccontare

Carlo Tagliabue
Oggi è il giorno dei Giusti. Si festeggiano i Giusti, coloro che hanno aiutato gli ebrei durante la loro vita. Secondo Gariwo, i Giusti, in ogni parte del mondo, vengono scelti dopo attente ricerche storiche che dimostrino l'opera di salvataggio di vite umane in tutti i genocidi e l'aver difeso la dignità umana durante i totalitarismi.

La scelta di destinare uno spazio ai Giusti del Monte Stella (la montagnetta di San Siro, così la chiamano i milanesi, costruita con le macerie della seconda guerra mondiale) nel Giardino Virtuale discende dalla impossibilità di dedicare un albero a tutti i Giusti di cui pervengono le segnalazioni, sia per mancanza di spazio, sia per la tematica nuova e diversa che ogni anno viene affrontata.

Con l’inserimento nel Giardino Virtuale l’Associazione ha voluto sopperire a questo limite oggettivo, per rendere omaggio a quanti hanno onorato la propria qualità di esseri umani in nome di tutti gli uomini di coscienza e buona volontà.

I nuovi Giusti scelti per il 2020 saranno onorati in occasione della prossima Giornata dei Giusti - 6 marzo.

Mio nonno, Carlo Tagliabue (1888-1961), è uno di questi. Sarebbe stato premiato (il premio sarebbe stato ritirato da mia madre Giancarla, primogenita) il prossimo 10 marzo a Palazzo Marino se questo maledetto Coronavirus non avesse bloccato ogni tipo di manifestazione. Dal 7 dicembre 2017 la Giornata dei Giusti è solennità civile in Italia: ogni anno il 6 marzo celebriamo l’esempio dei Giusti del passato e del presente per diffondere i valori della responsabilità, della tolleranza, della solidarietà.

«A maggior ragione in un momento complesso come quello attuale – commenta il presidente del Consiglio comunale di Milano Lamberto Bertolé -, l’esempio di chi ha dedicato la propria vita agli ideali di giustizia, non violenza e amore verso ciò che siamo e il mondo nel quale viviamo deve guidarci nelle scelte che compiamo ogni giorno. Solidarietà e rispetto, ci ricordano i Giusti, sono fondamentali per affrontare il presente e pensare al futuro».

Carlo Tagliabue è stato per anni (dal 1923 al 1946, dopo aver scalato con merito i gradi della carriera amministrativa) direttore della Pia Casa degli Incurabili ("e degli schifosi", secondo la dicitura al momento della fondazione) di Abbiategrasso - in provincia di Milano - oggi facente parte dell'Azienda dei Servizi alla Persona Golgi Redaelli (Camillo Golgi, 1843-1923è il primo scienziato italiano ad aver preso il Premio Nobel nel 1906).
Chi lo ha conosciuto, ne ha sempre denotato forti tratti di umanità. Credeva nel ruolo del lavoro, che conferisce dignità alle persone. Una delle sue massime era: "Se uno non si sente utile, si lascia morire". Durante la sua gestione, diede impulso a una serie di attività, dalla produzione di stuzzicadenti all'innovativa piscicoltura, che prevedeva di cibare le carpe con gli insetti presenti nelle risaie, e cucinare poi le carpe per gli ospiti della Pia Casa, quando la penuria di cibo durante la guerra di faceva sentire. Così facendo, la Pia Casa raggiunse la totale indipendenza economica (Carlo era ragioniere e guardava sempre ai numeri, io faccio altrettanto, saraà questione di dna!).

Pia Casa degli Incurabili
Carlo Tagliabue, nonostante la sua iniziale adesione al fascismo, nell’ultimo anno della Seconda guerra mondiale, quando vide gli orribili delitti del nazifascismo, divenne un ribelle e sfidò la polizia con suo grave rischio personale, nascondendo nel reparto femminile della struttura una trentina di donne ebree, che sottrasse così alla persecuzione nazifascista. Per confonderle con le pazienti, diede loro la divisa degli ospiti della Pia Casa; le nascose, e le nutrì, vigilando attentamente sulla loro incolumità. 

Solo lui, il cappellano don Filippo Carminati, un paio di suore, e il medico conoscevano il rifugio delle donne ebree alla Pia Casa e ogni tanto andavano a trovarle per riferire loro le notizie che venivano trasmesse dalle radio straniere, cercando d'infondere così nei loro animi fiducia e speranza.
Secondo le testimonianze raccolte, era a conoscenza della cosa anche don Ambrogio Palestra (che in seguito testimoniò la vicenda), zio dello storico di Abbiategrasso Mario Comincini.
Io non ho mai conosciuto mio nonno, se non dai racconti di mia madre e mia zia Milly, che lo hanno descritto come integerrimo e con una dedizione totale al lavoro. Alla sera, dopo cena, tornava alla Pia Casa per completare le cose non ancora realizzate. Spesso le figlie lo andavano a chiamare, sospinte dalla madre, che non lo vedeva mai arrivare.
Sorrido, a distanza di anni perchè mi sovvien quello che sosteneva Carlo Azeglio Ciampi: "La scrivania alla sera deve essere lasciata vuota", così che il giorno dopo si possa ripartire di gran lena.
Caro nonno Carlo, sono proud of you; possiamo dire che Carlo Azeglio abbia imparato da te. 
Ti sia lieve la terra, caro Carlo.

P.S.: oggi alle 14.30 sulla pagina facebook di Gariwo (la Foresta dei Giusti),
Qui l'articolo su Corriere Milano 
Qui la pagina dedicata a Carlo Tagliabue dall'Istituto Geriatrico Golgi
P.S/2: un particolare ringraziamento va a Marco Bascapè, dirigente del Servizio Archivio e Beni Culturali, ​ASP Golgi-Redaelli, e al suo team, senza i quali la storia di Carlo Tagliabue non sarebbe emersa.

3 commenti:

  1. Ricevo e pubblico:

    Bella storia, Beniamino. Grazie. un abbraccio e un pensiero grato a tutti i Giusti
    Cesare

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  2. Ricevo e pubblico:

    Ciao Benia,
    bellissima pagina, sono passato per caso settimana scorsa da quel giardino e le tue parole hanno confermato la testimonianza di quel luogo importante. In un mondo 'senza Padri' la testimonianza dei Giusti rimane un riferimento illuminante su cui continuare a sperare.

    Grazie

    Un caro saluto.
    Marco

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  3. Ricevo e pubblico:

    Onore e rispetto per tuo nonno!

    Un esempio!

    Pierpaolo


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