La grande bellezza non è affatto surreale, è realista. Le feste del film con gli ospiti travestiti da centurioni li abbiamo visti anche nelle cronache dei giornali. D'Agostino e Dagospia ci hanno campato per anni con la rubrica Cafonal.
Il protagonista, Jep Gambardella, è un giornalista di costume e critico teatrale navigato, dal fascino innegabile, impegnato a districarsi tra gli eventi mondani di una Roma così immersa nella bellezza del passato, che tanto più risalta rispetto allo squallore del presente.
I dialoghi del film sono studiati. Sono ironici, sarcastici ed esprimono il cinismo della società contemporanea. Uno su tutti:
Orietta (Isabella Ferrari): Io sono ricca.
Jep: Ah, bel lavoro.
In un altro passaggio, Gambardella esclama: «Mi chiedono perché non ho più scritto un libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce. Questa città, questa gente. Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul nulla e non ci è riuscito: dovrei riuscirci io?».
Sorrentino, persona timida e grande ascoltatore, racconta a Maltese di Repubblica: "Quando all'ultimo anno di liceo ho detto a casa che volevo fare lettere all'università, i miei genitori mi hanno guardato come se avessi appena confessato di farmi d'eroina. Non ho retto e ho subito che scherzavo, avrei fatto economia e commercio, come poi fu".
Subito dopo la vita gli è cambiata - scrive Maltese - per sempre. A 17 anni, tornando un giorno da scuola, ha trovato la casa esplosa e mamma e papa uccisi dallo scoppio di una bombola. Pensarci sempre, parlarne mai. Ed è questa la storia che sta dietro l'ultima frase detta dal palco dell'Academy, sollevando l'Oscar: "Sasà e Tina, this is for you".
Gli americani ci hanno premiato perchè vedono l'Italia sempre come un Paese decadente e decaduto, pieno di rovine del passato e del presente.
Jep dice: "È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l'emozione e la paura… Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile.
Le vedi queste persone? Questa fauna? Questa è la mia vita. E non è niente". Speriamo la prossima volta di essere premiati per il riscatto positivo di un Paese al momento dormiente, concentrato sul passato.
P.S.: Sorrentino ha dedicato il film a due persone, un suo amico d'infanzia Maurizio Ricci e Peppe D'Avanzo, giornalista d'inchiesta eccezionale di Repubblica, scomparso qualche anno fa.
Ricevo e pubblico:
RispondiEliminacaro Beniamino,
particolarmente efficaci alcuni dialoghi del film “La grande bellezza” che hai inserito nel tuo blog. L’augurio è che una grande personalità come Sorrentino possa avere il tempo di fare un film sulla rinascita di questo nostro bellissimo e disgraziatissimo Paese.
Con stima.
Mario
Ricevo e pubblico:
RispondiEliminagrande Ben...diplomatico come sempre..fuori dalla gazzarra tutta italica di bello/brutto , stereotipato/ autentico, arte/spazzatura... Sorrentino è un genio assoluto..nero, nerissimo nella foto dell’oggi ( un film più crudele e cinico di questo non l’ho mai visto!) e adesso un po’ sprofondato nella palude del successo...ma è NAPOLETANO e io lo amo
...in realtà molto più di lui amo e sogno Toni Servillo! iamme ia!
Claudia
Siamo tutti Gambardella. Disimpegnati gagà senza spessore. Mediocri cantori del niente. Tutti tesi all'ottenimento del benessere fisico e finanziario.
RispondiEliminaOttimamente rappresentati dalla classe politica che tanto critichiamo.
Per me la Grande Bellezza é il manifesto programmatico della nostra generazione.
Siamo dei mediocri contornati da fasti e bellezze di un'epoca remota che non ci rappresenta più e che non sappiamo più come maneggiare.
Accettiamci finalmente per quello che siamo: Gambardella é il nostro alter ego.
Gambardella for president.
Un bellissimo e sentito e ottimamente diretto e recitato omaggio alla felliniana "Dolce vita", di cui ripropone tipologie di personaggi e situazioni: questo mi è sembrato "La grande bellezza". Pur senza azzardare confronti (Federico Fellini è inarrivabile!), il film di Sorrentino è un ritratto perfetto dell'Italia di oggi: degradata, volgare, menefreghista, cinica, corrotta, indifferente a tutto, viziosa, cialtrona, attenta solo al denaro. Nella "Dolce vita", affioravano qua e lò, pur nel pessimismo generale, piccole luci di speranza, come nel finale. Nella "Grande bellezza" non c'è alcuna speranza, ma solo la rappresentazione (purtroppo reale) del disfacimento di una nazione e di una società, che ormai puzza di cadavere in avanzato stato di decomposizione... Gianni
RispondiEliminaRicevo e volentieri pubblico:
RispondiEliminaCaro Piccone,
ho letto il Suo blog sul film di Paolo Sorrentino. Mi rallegro di trovare finalmente un tema su cui abbiamo opinioni profondamente diverse.
In ogni caso bisogna essere più cauti a usare la parola “genio”.
Cari saluti.
Marco Vitale
Ricevo e pubblico:
RispondiEliminaCaro Beniamino ,
magnifica analisi del film di Sorrentino . Sono d'accordo con te . Aggiungo solo che Sorrentino ha dedicato il suo successo anche a Fellini e Maradona , e anche questo ha un profondo significato umano . Saluti
Evaldo
Il film è bellissimo. Sono d'accordo che non sia surreale. Il grottesco che ritrae è reale, eccome.
RispondiEliminaAnche a me ha colpito la battuta dove parla di Flaubert, dice tutto il punto di vista del film, che infatti non rappresenta proprio nulla di cui essere orgogliosi.
Siamo così? Anzitutto bisogna capirsi su cosa sia il carattere di un popolo e quanto abbia a che fare con quello degli individui. Se siamo così, comunque, il film va visto come un'esortazione a cambiare, altrimenti dove andiamo?
E poi bisogna ricordare che la Grande Bellezza non è la maestosità di Roma, ma l'immagine sbiadita e rielaborata della ragazza perduta.
Ricevo e pubblico:
RispondiEliminaCarissimo Beniamino,
hai scritto un’articolo molto giusto, sul film vincitore del premio Oscar e delineando in maniera perfetta la persona che ne è stata l’artefice.
E’ esatto definirlo genio, lo è in quanto ha creato dei film che sono vere e proprie opere di quell’arte che si chiama cinematografica.
Comunque : " Nemo profeta in patria" e sono stufa di coloro che lo denigrano, criticano e di osservare quell’invidia che traspare di sottofondo da taluni commenti.
Lucia