Era la carta della disperazione di una Chiesa spenta. Un anno dopo, Francesco è il Papa della speranza, una guida spirituale che parla a tutti, oltre il recinto dei fedeli.
L'anno scorso ha destato molta sorpresa il dialogo intercorso su Repubblica tra il fondatore del quotidiano Eugenio Scalfari e Papa Francesco. I lettori, un bel giorno, invece di leggere il consueto racconto dei disastri italici, si sono trovati come titolo di apertura: "Così cambierò la Chiesa. Ripartire dal Concilio, aprire alla cultura moderna".
Nell'ambito del colloquio mi ha colpito un passaggio di Francesco: "Il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso. Bisogna conoscersi, ascoltarsi e far crescere la conoscenza del mondo che ci circonda. A me capita che dopo un incontro ho voglia di farne un altro perchè nascono nuove idee e si scoprono nuovi bisogni. Questo è importante: conoscersi, ascoltarsi, ampliare la cerchia dei pensieri. Il mondo è percorso da strade che riavvicinano e allontanano, ma l'importante è che portino verso il Bene".
Papa Francesco è un nobile esempio di dialogo con chi non crede. Tra i suoi precursori - oltre al Cardinal Martini - è opportuno citare Mons. Geremia Bonomelli, di cui nel 2014 ricorre il centenario della nascita (3 agosto 1914 a Nigoline di Corte Franca).
Il Centenario offre un'opportunità di approfondimento della figura del Vescovo (1831-1914) e della storia del suo tempo, ricca di questioni che, sia pur in una prospettiva e in un contesto diversi, sono ancora oggi all'ordine del giorno:
la "Questione romana" e la separazione tra Stato e Chiesa, vista da Bonomelli nella massima libertà di entrambi i soggetti, senza il divieto di elettorato attivo e passivo che era stato imposto ai cattolici con il "non-expedit";
la "Questione sociale" o del lavoro, per la quale Bonomelli auspicava un "socialismo cristiano", nel quale è fondamentale la dignità del lavoro: associazionismo, casse rurali, mutuo soccorso;
la "Questione dell'emigrazione" per la quale Bonomelli promuoveva, nel 1900, la fondazione dell'Opera di assistenza degli operai italiani emigrati all'estero, che aveva lo scopo di assistere le famiglie rimaste in Italia e di tutelare gli operai che lavoravano all'estero attraverso le missioni religiose, creando al tempo stesso una rete di presidi sociali: segretariati, ospizi, scuole, asili, nelle principali città europee e ai valichi di confine.
L'Opera Pia Bonomelli, eretta in Ente Morale nel 1914, venne sciolta dal Fascismo, con decreto di Mussolini, nel 1928;
la "Questione dello sfruttamento della manodopera infantile" sollevata da un'inchiesta dell'Opera Bonomelli, favorì la promulgazione di una "legge per l'emigrazione" nel 1901, sotto la Presidenza del Consiglio Giuseppe Zanardelli, che nonostante fosse massone, dialogò in modo costruttivo con Mons. Bonomelli.
- la "Questione dell'educazione femminile".
- la "Questione dell'educazione femminile".
In particolare sulla questione Romana e sull'Associazione per i migranti, il Vescovo venne contrastato dalla Curia Romana, all'epoca di Papa Leone XIII, ma difeso e appoggiato da molti vescovi, dalla Regina Margherita e da intellettuali come Fogazzaro (con il quale aveva un rapporto di amicizia, fondato su reciproca stima).
L'Associazione culturale Cortefranca, che ha sede a Palazzo Torri a Nigoline di Corte Franca, ha organizzato la mostra "Memorie Bonomelliane a Palazzo Torri", che occupa parte della dimora storica e in particolare la "Stanza del vescovo", dove una lapide ricorda la sua morte, avvenuta nel 1914.
Geremia Bonomelli fu legato alla famiglia Torri e Peroni fin dall'infanzia, essendo nato e cresciuto in una cascina in prossimità del palazzo. Divenuto Vescovo nel 1871, accrebbe la sua amicizia con Alessandro e Paolina Torri. A partire dal 1880 fu ospite del "Salotto Culturale" a Palazzo Torri e dal 1898 vi trascorse anche le sue vacanze annuali. Dal 1898 ebbe quindi occasione d'incontro con illustri ospiti, sia laici che religiosi, dello Stato e della Chiesa, tra i quali i Senatori Schiapparelli e Zanardelli, i letterati Fogazzaro e Carducci, Padre Semeria, Tommaso Gallarati Scotti e altri esponenti dell'aristocrazia, oltre a intellettuali, musicisti, pittori e scultori (in particolare Trentacoste).
La mostra, allestita in collaborazione del Comitato parrocchiale per l'Anno Bonomelliano, è visitabile per tutto il 2014: per gruppi e scuole tutti i giorni su prenotazione, per singoli visitatori e famiglie la domenica pomeriggio con preavviso telefonico. Ingresso a pagamento con visita guidata (Per informazioni: www.palazzotorri.it - palazzotorri@libero.it – 335.5467191 – Pagina Facebook Palazzo Torri).
La posizione progressista di Bonomelli all'interno della Chiesa dell'epoca rimanda a una linea di pensiero innovativo che, tentando di superare le pretestuose barriere ideologiche tra laici e cattolici, unisce tutte le componenti nella costruzione del bene comune. Una linea che ha trovato i suoi eredi in Primo Mazzolari (allievo diretto di Bonomelli, 1890-1959) e in Don Lorenzo Milani (1923-1967, erede spirituale nel campo dell'educazione) e che ricompare anche in alcuni Papi come Roncalli e Bergoglio.
Nell'ultimo suo bellissimo libro - La stanza dei fantasmi. Una vita del Novecento (Garzanti, 2013) -, Corrado Stajano scrive: "Anche la Chiesa fa da argine alla prepotenza degli agrari. Il vescovo è Geremia Bonomelli, protettore degli operai emigrant che "divinando in amore segnò le vie dell'armonia feconda tra la Chiesa e l'Italia", come verrà inciso decennia dopo su una lapide del Palazzo Comunale".
A completamento della documentazione storica su Palazzo Torri e i protagonisti del "Salotto Culturale", nel quale fu attivo Bonomelli:
- Profili di donne lombarde. Quattro protagoniste dell'aristocrazia nel XIX e XX secolo, a cura di Franca Pizzini, Editore Mazzotta, Milano, 2009;
- Franca Pizzini, Un'eredità Lombarda. Da Milano alla Franciacorta, Ed.Mazzotta, 2010.
A completamento della documentazione storica su Palazzo Torri e i protagonisti del "Salotto Culturale", nel quale fu attivo Bonomelli:
- Profili di donne lombarde. Quattro protagoniste dell'aristocrazia nel XIX e XX secolo, a cura di Franca Pizzini, Editore Mazzotta, Milano, 2009;
- Franca Pizzini, Un'eredità Lombarda. Da Milano alla Franciacorta, Ed.Mazzotta, 2010.
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