lunedì 20 febbraio 2012

Giovani, posto fisso e ammortizzatori sociali. La cassa integrazione non funziona

E' da tempo che desidero affrontare l tema del lavoro e degli ammortizzatori sociali. In passato sul blog ho parlato dell'ottima Riforma previdenziale elaborata dal più grande esperto italiano: il Ministro Elsa Fornero, voto 10. Si legga il post "Pensare che Elsa Fornero possa discutere con la Gelmini sul welfare è come far giocare a calcio Totti con un ottantenne"

Oggi volevo cimentarmi sul tema della cassa integrazione - ammortizzatore sociale ormai obsoleto, difeso a spada tratta dal pessimo Ministro Sacconi - ma il Prof. Pietro Ichino - uno dei massimi esperti del lavoro in Italia - sul suo sito http://www.pietroichino.it/ ha scritto un articolo splendido. Allora ho chiesto l'autorizzazione a Ichino - accordata - e penso sia giusto pubblicare le sue parole esatte. La penso come Ichino, a cui va la mia solidarietà visto che è stato oggetto di minacce e di intimidazioni. Sappiamo purtroppo che in Italia parlare e dibattere di diritto del lavoro è attività rischiosa. Siamo gli unici nel mondo. E' patologico.
 
Voglio solo ricordare i caduti nella causa della riforma del lavoro:
- Ezio Tarantelli, vedi post Omaggio a Ezio Tarantelli, barbaramente assassinato dalle Brigate Rosse il 27 marzo 1985 ;
- Massimo D'Antona, assassinato dalla Nuove Brigate Rosse il 20 maggio 1999;

Marco Biagi
Marco Biagi, assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il 19 marzo 2002.
 
L'articolo di Pietro Ichino si intitola "A cosa serve la riforma degli ammortizzatori sociali". Eccolo:
 
"Nella regione Veneto, che ha meno di 5 milioni di abitanti, nel corso del 2011 sono stati stipulati 145.600 contratti a tempo indeterminato ordinario, cui se ne sono aggiunti 515.000 a termine e 27.600 di lavoro domestico (per dati più analitici v. le slides di una mia recente lezione all’Università di Firenze, La riforma del lavoro e le contraddizioni della nostra cultura in questo campo). Il Veneto è la regione italiana economicamente più vitale, in questo momento; ma nel resto d’Italia nello stesso anno si stima che siano stati stipulati oltre sei milioni di contratti di lavoro. Anche in un anno di crisi, dunque, di lavoro ce n’è.


Elsa Fornero
Ancora nel Veneto, nel corso del 2011 sono stati licenziati 34.478 lavoratori. Negli ultimi due anni, il 40 per cento di quelli che hanno perso un nuovo posto lo hanno trovato in un mese; il 60 per cento entro tre mesi; l’81 per cento entro un anno. Non, però, chi è stato collocato in Cassa integrazione: in questo caso la disoccupazione può durare anche sette anni, come è accaduto e accade ai dipendenti della Fimek di Padova, o a quelli della Iar Siltal di Bassano del Grappa. Lo stesso accade normalmente in tutta Italia: la durata del periodo di disoccupazione tende a coincidere con quella dell’integrazione salariale.

Questo è il motivo per cui il ministro del Lavoro oggi invita imprenditori e sindacati a ripensare il modo in cui usiamo affrontare le crisi occupazionali aziendali: è il tema di cui si discute oggi alla sede del ministero di via Veneto. La Cassa integrazione è uno strumento prezioso; ma serve per tenere i lavoratori legati all’azienda nelle situazioni di crisi temporanea, o di ristrutturazione, nelle quali vi è motivo di ritenere che il lavoro potrà riprendere nell’azienda stessa.
Pietro Ichino
Dunque, non può essere la Cassa integrazione lo strumento giusto per sostenere i lavoratori nella ricerca di una nuova occupazione, in un’azienda diversa. Invece, ogni volta che si verifica una crisi aziendale con necessità di ridurre il personale o addirittura chiudere l’unità produttiva, la prima misura che tutti immancabilmente concordano di adottare è la Cassa integrazione; in questo modo si fa il danno dei lavoratori, perché li si tiene legati a un’impresa che non potrà più dare loro lavoro. Si congela la situazione senza affrontare il problema; anzi lo si aggrava, perché è dimostrato che, quanto più lungo è stato il periodo di inattività del lavoratore dopo la perdita del posto, tanto più è difficile ricollocarlo.

A chi perde il posto occorre dare un sostegno del reddito anche più robusto di quello offerto dalla Cassa integrazione: la proposta è di aumentare la copertura dell’ultima retribuzione al 90 per cento per il primo anno e alzare il “tetto” mensile a 3000 euro. Ma questo intervento deve essere coniugato con un’assistenza intensiva nella ricerca della nuova occupazione e deve essere condizionato alla disponibilità effettiva del lavoratore. Il dato relativo al Veneto non si discosta dalla media nazionale: se dunque, come si è visto, otto lavoratori su dieci senza particolari aiuti ritrovano il posto entro un anno, con una buona assistenza intensiva si può realisticamente puntare alla ricollocazione entro un anno almeno di nove lavoratori su dieci. E del decimo entro il secondo anno. Come accade da tempo nei Paesi più avanzati del nostro.

Ci guadagneranno i lavoratori, in termini di maggiore sicurezza economica e professionale. Ci guadagneranno le imprese, in termini di maggiore facilità dell’aggiustamento degli organici e quindi flessibilità delle strutture produttive. Ci guadagneranno gli uni e le altre in termini di riduzione dei contributi previdenziali e del costo del lavoro, con conseguente possibilità di aumento delle retribuzioni nette".

Chiuse le virgolette di Ichino, riprendo io la penna. E dico.
Giavazzi-Alesina
Sono d'accordo con Alesina e Giavazzi: "Noi pensiamo che vada abbandonata ogni cautela e che si debba avere il coraggio di chiamare «riforma» solo una modifica sostanziale dei contratti, dei sussidi e delle modalità di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Limitarsi a qualche aggiustamento marginale è peggio che non far nulla: si creerebbe l'illusione che un problema è stato risolto, quando invece non è vero. Lo scoprirà anche la Spagna che si è fermata a metà strada. Oggi la prudenza non è segno né di saggezza né di lungimiranza".

P.S.: si consiglia la lettura di Pietro Ichino, I nullafacenti. Perché e come reagire alla più grave ingiustizia della nostra amministrazione pubblica, Milano, Mondadori, 2006

3 commenti:

  1. Fondamentale riforma, che Monti e i suoi ministri non cerchino troppo (fino ad esso così hann fatto) l'approvazione della piazza e dei sindacati. C'è troppa ideologia ed ignoranza su questo tema.
    L'Italia ha bisogno di quest riforma, a completare il lavoro iniziato da Biagi: per troppo tempo "colpevolizzata" a causa della incapacità della classe politica di portar avanti il "cambiamento" che non piace mai agli elettori.
    E subito dopo l'approvazione di questa legge, si vada a 200 km/h sulla riforma della giustizia per rendere attrattiva l'Italia agli occhi degli investitori esteri.
    alessandro

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  2. come dice lei la CIG non è più usata con la sua funzione originaria; faccio l'esempio di Myair compagnia aerea ormai fallita cui molti dipendenti son in cassa integrazione ,concessa pochi mesi prima del fallimento quando oramai era scontato.Prorogata inoltre per altri due anni se non erro per cui in totale 4 anni di cassa integrazione (4 anni senza lavorare poichè non bisogna avere occupazione per godere della CIG).Lo trova un atteggiamento che spinge il lavoratore a cercare un'occupazione?
    senza contare i numerosi casi di persone con CIG e lavoro in nero per mantenere il sussidio.

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  3. "Lavoro", come "istruzione" e altri termini stanno nell'immaginario comune come qualcosa di intoccabile, di etereo, di non modificabile: esistono a priori nella maniera attuale e nessuno può proporre una modifica. O almeno in Italia. Ecco quindi che appena si sentono le parole "Riforma del lavoro" tutti si mobilitano, dicono no, urlano al sacrilegio.
    Per quanto mi riguarda, credo che la Riforma del lavoro sia necessaria, strumenti come la cassa integrazione non hanno il diritto ad esistere ex tempore solo perché ci sono da molti anni. Se il mondo cambia, devono cambiare anche le regole.
    Si dovrebbe prestare un po' più di attenzione ai contenuti dei programmi, invece che sparare a zero. E avere paura, o prudenza. Anche perchè, come ha scritto Mogol in una canzone di Lucio Battisti, "troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante ". Saggezza sì, ma non deve rendere timoroso chi deve scegliere

    fp

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