venerdì 13 gennaio 2012

Salviamo il capitalismo dai capitalisti

Il prof. Piccone in diretta su SKYTG 24
Intervista a Beniamino Andrea Piccone, economista e blogger

’Salviamo il capitalismo dai capitalisti’.La finanza non va demonizzata, bisogna riportarla al servizio dell’impresa"

In tempi di crisi, si sa, ci si interroga. E si cercano soluzioni, più o meno alternative, o più o meno fantasiose. Lo studioso ed economista Andrew Sheng, presidente del Fung Global Institute con sede a Hong Kong, per esempio, ha proposto una nuova rivoluzione basata sul supply chain. “La stabilità finanziaria dipende da una maggiore cooperazione a livello internazionale. I mercati emergenti cercano modelli di crescita alternativi verdi e sostenibili”.

Sia come sia, di una cosa è certo Beniamino Andrea Piccone, docente di Economia e Tecnica degli scambi Internazionali all’Università degli Studi di Bergamo, animatore del blog Faust e il Governatore: “Da una crisi di questa portata, a maggior ragione dopo averla a lungo negata, si uscirà tra molti anni”

Non è il caso di ripensare gli strumenti di una certa finanza creativa?

Raghuram Rajan
Sì, la finanza creativa dovrà tornare nel limbo. Dovrà riprendere forza la finanza sana al servizio dell’impresa. Ma la finanza non va comunque demonizzata. Senza finanza non c’e’ impresa e non si produce innovazione. Chi ha dato soldi a Google, Twitter, facebook, Apple, Yahoo? Consiglio la lettura del libro di Raghuram Rajan e Luigi Zingales ‘Salvare il capitalismo dai capitalisti’. Speriamo che abbia ragione l’economista francese Esther Duflo, la quale sostiene che l’attrattività degli stipendi elevati del settore finanziario ha sottratto al sistema molti talenti.

E sui subprime, mutui che sarebbero all’origine della crisi?

C’e’ un po’ di demagogia. Prima si sostiene che anche i precari hanno diritto a una casa di proprietà, poi si demonizzano le banche che finanziano soggetti dal dubbio passato. E’ chiaro che la cultura dell’ownership society, la società di proprietari di case, portata avanti da George W. Bush è morta per sempre. I mutui NINJA, ossia concessi a chi non ha né lavoro né attività, sono un’aberrazione. Se un individuo ha 3 figli e non lavora col piffero che ha diritto a comprare una casa!.

Come se ne esce? Monti ci sta provando in vari modi, dal decreto salva Italia alla lenzuolata sulle liberalizzazioni.

Dopo 30 anni di crescita del debito, di illusioni monetarie, di crescita drogata, di doping finanziario, solo col tempo, con pazienza e duro lavoro si può uscire da questa crisi. Riprendendo Marco Vitale, la manovra Monti non va chiamata "Salva Italia". Ci vuole ben altro e soprattutto consistenza, ossia sforzi prolungati e decisi, incisivi, per risolvere le piaghe bibliche di questo Paese: corruzione, criminalità, pubblica amministrazione inefficiente, diritto del lavoro che privilegia gli iperprotetti e non prevede alcuna tutela per gli altri (giovani in primis), apertura dei mercati non aperti alla concorrenza internazionale. Una ricerca della Banca d’Italia di qualche anno fa sosteneva che una forte dose di concorrenza avrebbe incrementato il potenziale di crescita del Paese. Monti da ex commissario europeo per la Concorrenza non ha bisogno di alcuna lezione. Ha tutto il mio appoggio. Sta facendo molto bene. Ma gli italiani lo devono seguire

Che cosa sta pagando così duramente l’Italia?

Carlo Azeglio Ciampi (mito!)
L’aver dilapidato il dividendo dell’euro. Carlo Azeglio Ciampi riuscì nel dicembre 1998 a portare lo spread btp-bund a nostro favore. Il bund a 10 anni rendeva più del btp a 10 anni. Gli oneri finanziari risparmiati dove sono andati a finire? Non certo in infrastrutture e modernizzazioni. Alle colpe italiane - a cui Monti sta prendendo le misure - si sommano le responsabilità dell’Europa che non ha la forza politica di colmare quella che Ciampi ha definito la zoppia europea, ossia la mancata cessione di sovranità politica alla UE che ha in mano via Banca Centrale Europea solo la politica monetaria. Ma i politici europei, miopi, non vogliono cedere le loro prerogative. Sempre a livello sovranazionale, darei molte responsabilità di questa crisi alle autorità di vigilanza. Dov’erano quando si gonfiavano paurosamente gli attivi delle banche? Come ha scritto saggiamente Marco Onado in ’I nodi al pettine’, è mancato il pettine”.

Appunto, le banche. Quelle italiane sono davvero così solide?

Sì. le banche italiane sono solide. Il problema è ’la redditività’. Sono poco redditizie. Le uova che producono sono di pietra. Hanno in gran parte mantenuto le caratteristiche di banche di credito ordinario al servizio del sistema economico. Ma proprio per la forte esposizione al ciclo economico, pagano in pieno la crisi e il calo del Prodotto interno lordo. Le sofferenze - ossia le future perdite su crediti insoluti - stanno crescendo molto. Unicredit viaggia nell’intorno del 6,7% nel rapporto tra sofferenze/impieghi contro un 3,2% del 2006. L’altra parte dell’attivo delle banche è investita in titoli di Stato, i quali sono stati penalizzati dall’esplosione dello spread btp-bund. Se lo spread si riduce come oggi, ne traggono certo beneficio. Inoltre sempre dal lato dell’attivo, sono presenti le attività di livello 3, ossia attività che non hanno un prezzo di mercato perché illiquide. Il mercato scommette che le svalutazioni su queste attività saranno elevate. Dal lato della raccolta, le tensioni e le incertezze dell’ultimo anno hanno portato alla glaciazione il mercato all’ingrosso. Nel mercato interbancario le banche non si fidano tra di loro. E la raccolta tramite obbligazioni è sempre più dura vista l’attrattività dei rendimenti dei titoli di Stato. Insomma, oggi fare soldi nel banking è difficile.
E nel prossimo futuro ci saranno anche le nuove disposizioni del Comitato di Basilea presso la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI). La BRI vuole più capitale e meno debito. E capitale di maggior qualità. Piove sul bagnato.

Intervista rilasciata a Agostino Riitano per L'Indro http://www.lindro.it/

8 commenti:

  1. Ricevo e pubblico: GRANDE!

    Condivido al 100%

    Glauco

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  2. Ricevo e pubblico:
    che bella intervista ho capito molte cose, bravo!
    Sara

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  3. Ricevo e pubblico:
    Bravo.Concordo su tutto. Specie su questo: "la manovra Monti non va chiamata "Salva Italia". Ci vuole ben altro e soprattutto consistenza, ossia sforzi prolungati e decisi, incisivi, per risolvere le piaghe bibliche di questo Paese".

    Non ci sono scorciatoie o uscite veloci dalla montagna di problemi

    dovremmo avere l’attitudine mentale di chi ricostruisce dopo la guerra o uno tsunami…..

    Alessandro

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  4. Rajan-Zingales è un must read per sconfiggere i pregiudizi sul mondo finanziario.
    La finanza di per sé non è né buona né cattiva, è l'uso che se ne fa a caratterizzarla.

    Chi si agita contro il mondo finanziario, non si rende conto che senza il sistema bancario, dei finanziamenti alle imprese, non ci sarebbe lo sviluppo che conosciamo oggi. Non ci sarebbe mobilità sociale. I nostri genitori non avrebbero potuto comprare una casa e così via.
    L'unica cosa che si può dire è che la finanza deve forse ritrovare il suo ruolo sociale, che ha perso col tempo. Ma è solo questione di tempo, è chiaro che ormai è molto difficile guadagnare in modo sicuro dai cosiddetti strumenti derivati. Col tempo si tornerà, obbligatoriamente, ad una finanza più sana. L'alternativa è il collasso del sistema finanziario, cosa che vedo altamente improbabile (sempre che i maya non avessero ragione, chiaro)....

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  5. Chi dice che la finanza è solo "cattiva" e la speculazione è "cattivissima" semplicemente ignora la materia. Come quando un marito, impaurito da un nuovo amico della moglie dice: "Vabe sarà sicuramente brutto e antipatico" anche se in realtà non l'ha mai visto. Insomma, l'ignoto ci spaventa e noi, per proteggerci, lo tingiamo di colori oscuri per proteggerci.
    La finanza, in un certo senso (lato se vogliamo), è indispensabile per la realizzazione di progetti di importanza sesquipedale e, quindi, necessaria per il nostro mondo. Detto questo, il marcio c'è ovunque, ed è da qui che si deve partire per arrivare alla radice dei problemi.
    Se una banca (Unicredit o che per lei) è in una situazione deplorevole è colpa di chi amministra in modo non trasparente, corretto. Come sostiene Carlo Azeglio Ciampi (citato anche nell'intervista a Piccone) "Sta in noi". Siamo noi che costruiamo il futuro, il nostro. Per tornare indietro nei secoli, come diceva A.C. Cieco: "Homo faber fortunae suae".
    E' necessario quindi un atteggiamento più attento, più ricercato e soprattutto meno opportunistico (in senso negativo, si intende) a questo mondo. E non solo a questo, oserei dire.

    FPed

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  6. Insomma... Non paragonerei la finanza all'amico della moglie... In quel caso rappresenta un pericolo concreto per il marito, mentre la finanza non è di per sé un pericolo...

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  7. L’effetto strutturale di questi cambiamenti, però, va analizzato con cura. Con le banche americane ed europee alle corde, più di 300.000 persone perderanno il posto di lavoro a Wall Street, la City, Piazza Affari e le altre città della finanza mondiale.

    Con nuove leggi, utili in calo ed azionisti in stato d’allerta, sembra difficile che le banche riassumano questi impiegati a breve termine. Il risultato: un’industria finanziaria più piccola e meno importante nel contesto economico.

    Per chi le critica, il ridimensionamento delle banche sarà cosa buona, soprattutto perché il settore finanziario è cresciuto in maniera esponenziale nel dopoguerra. Ed è giusto chiedersi se il settore bancario non fosse diventato «troppo» importante per l’economia mondiale visto che non produce nulla ma trasforma denaro in altro denaro, con rischi che ormai sappiamo altissimi.

    Ma prima di festeggiare il funerale delle banche, vale la pena valutare che la loro funzione primaria – prendere soldi dai risparmiatori e prestarli ad aziende e consumatori – è fondamentale per la crescita economia. Un’industra finanziaria più piccola è forse auspicabile ma non senza costi. 5) I mercati Questa è semplice. Predire quello che faranno i mercati è un mestiere ingrato, soprattutto in questo frangente in cui l’impossibile – la distruzione dell’euro, il crollo della Cina, il fallimento di una banca europea - potrebbe diventare realtà in qualsiasi momento. Il californiano aveva ragione. Meglio sapere cosa non si sa.

    Francesco Guerrera è il caporedattore finanziario per il Wall Street Journal a New York.

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  8. Per me che la Finanza non è la mia materia, ma:" volli, fortissimamente volli",capire ed istruirmi,il post di oggi è stato chiarificante.
    Grazie, Beniamino.

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