giovedì 26 agosto 2010

Un Paese troppo lungo


Giorgio Ruffolo - Un Paese troppo lungo, Einaudi, 2009 - è una lettura intensa, suggestiva, documentata, accattivante, sulle differenze mai sopite tra Nord e Sud Italia.
Giorgio Bocca - auguri per i suoi 90 anni - nei suoi libri (in primis "Napoli siamo noi", "L’Italia disunita") ha magistralmente raccontato le radici profonde del male meridionale. Fin dalla famosa intervista al Generale Carlo Alberto dalla Chiesa prefetto di Palermo - nell’agosto 1982, un mese prima di essere barbaramente assassinato con la moglie Emanuela Setti Carraro e un uomo della scorta, Domenico Russo - Bocca ha espresso il suo amore per il Sud attraverso “La denuncia e la sistematica analisi di quanto il male fosse profondo nella vita della gente che non sapeva, non voleva, non poteva ribellarsi“ (Saviano, L’Espresso, n. 34).
Ruffolo spiega come dopo una prima fase di successi infrastrutturali, la Cassa del Mezzogiorno ha favorito patologie di finanziamento dispersive e sterili, che non promuovevano investimenti capaci di attivare processi di sviluppo autonomo. “Le risorse sono diventate la base di potere di una classe politica la cui funzione sociale è la gestione dei flussi finanziari da Nord a Sud. Cafagna (Nord e Sud. Non fare a pezzi l‘unità d‘Italia, Marsilio, 1994) così drammaticamente scrisse : “Non è possibile accettare che il foraggio destinato all’allevamento di cavalli di razza venga versato direttamente, invece, a ratti, zoccole e pantegane che si mangeranno poi i cavalli”.
Il rischio vero è che, abbandonato a se stesso, il Sud venga travolto da un’ondata di criminalità mafiosa, che forte di collegamenti internazionali sempre più intensi, minaccia di tracimare al Nord, come le recenti indagini guidate da Ilda Boccassini sulla forza dell‘Ndrangheta calabrese in territorio lombardo sembrano confermare.
Io penso - parafrasando il libro "Dead Aid" dell’economista Dambisa Moyo - che gli aiuti così come strutturati oggi siano deleteri e dannosi, se non mortali. C’è ancora gente - ahinoi - che rimpiange il pensiero economico di Fanfani che pensava di creare ricchezza scavando e ricoprendo una buca. Se vogliamo un Paese più corto, bisogna dire basta agli aiuti al Sud e consentire ai veri imprenditori - non bisognosi di prebende, anzi - di crescere e distribuire la ricchezza - vera - creata.

3 commenti:

  1. Quanto è diverso il sud dal nord.. Sono in vacanza in Sicilia, terra dove ogni cosa si vive più intensamente.. I profumi, i sapori tutto.. Ed è triste pensare che in luoghi così meravigliosi si nasconda un male così radicato come la mafia.. Quanto potrebbero regalare queste terre se solo fossero gestite correttamente.. Forse il federalismo è la soluzione, ma il terrore è che il territorio finisca per morire definitivamente sotto la criminalità che sarebbe libera di agire ancora più di oggi.. Certo è che una soluzione bisogna trovarla.. A 150 anni dall'unità, non è più accettabile un'Italia a due velocità.. No?

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  2. concordo con te isabella. il federalismo sarebbe certamente una valida soluzione al problema, però non è facile per tutta una parte di Italia smettere di ricevere aiuti gratutiti che da sempre foraggiano il "loro sistema locale". Potrebbero esserci rivolte o peggio potrebbe sbizzarrirsi la criminalità..però è necessario tagliare questo cordone ombelicale! i cambiamenti avvengono anche attraverso le rivoluzioni.

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  3. Sul Financial Times di oggi 2.9.10 un lettore scrive: "Splitting the area (Europe, ndr) up into two currency blocs would be messy. But it begins to look a better alternative than transforming southern Europe into a huge Mezzogiorno, surviving on fiscal handouts from the EU".

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