martedì 8 marzo 2016

La Reggia di Caserta, un altro esempio nefasto del sindacalismo nostrano

In Italia la più grande stortura del mercato del lavoro è la drastica differenziazione di diritti e doveri tra il dipendente pubblico e il suo omologo privato.

Il dipendente pubblico può stare in malattia (spesso immaginaria, vedasi Moliere), quanto vuole, timbrare l cartellino per poi andare in canoa (vedasi il Comune di Sanremo), organizzare pletore di assemblee sindacali in orario di lavoro (mentre magari i turisti sono in coda al Colosseo in attesa di entrare), avere una produttività di un bradipo (come magistralmente raffigurato in Zootropolis), avere degli orari di lavoro a proprio piacimento (Checco Zalone ha dato il massimo in Quo Vado ).

L’ultima vicenda della Reggia di Caserta è l’ultimo episodio a metà tra la farsa e la tragedia. Il neo direttore Mauro Felicori è stato accusato da alcune sigle sindacali di mettere a rischio la Reggia poiché resta in ufficio “fino a tarda ora senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza”.

Il punto dolente è che il direttore bolognese Felicori lavora troppo, si dà troppo da fare, è attivo, al contrario del suo predecessore. Non essendo storico dell’arte (scelto dal governo con un bando internazionale), Felicori ha stravolto l’organizzazione della Versailles italiana (modificato organigrammi, uffici e compiti) portando risultati eccellenti: +70% di presenze nel febbraio 2016 rispetto al 2015.

I sindacati non sopportano chi lavora, dimostrando in tal modo di tutelare chi non ha voglia di lavorare. Fa specie che mai alcuna parola si sia levata da parte dei sindacati per denunciare le famiglie abusive che vivono dentro la Reggia di Caserta. Renzi ha avuto buon gioco nel dire che “la pacchia è finita”. Magari fosse così. Questa gente se ne può stare bellamente in malattia, con i medici compiacenti, per i mesi invernali in attesa dell’estate quando si potrà timbrare e andare al mare in Costiera.

Chiudiamo con le belle parole di Felicori: “Se mi accusano di lavorare troppo mi fanno un complimento, c’è tanto da fare qui che mi sento obbligato a lavorare molto. Lo richiede la situazione in cui si trova la Reggia, ma anche la comunità casertana che sta riscoprendo l’orgoglio civico…La pubblica amministrazione è il personale che ci lavora. Mi ritengo un dirigente di idee…Sento una grande responsabilità, la Reggia è l’industria di Caserta”.

A fronte dei tanti quaraquaqua (Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, cit.) abbiamo persone nel pubblico impiego che lavorano duramente e sentono dentro di loro il fuoco del fare e dell’accountability. Premiamoli e mandiamo a casa chi si ostina a pensare che gli asini volano.

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