Il dipendente pubblico può stare in malattia
(spesso immaginaria, vedasi Moliere), quanto vuole, timbrare l cartellino per poi andare in canoa (vedasi il Comune di Sanremo), organizzare pletore di assemblee sindacali in orario di lavoro (mentre
magari i turisti sono in coda al Colosseo in attesa di entrare), avere una
produttività di un bradipo (come magistralmente raffigurato in Zootropolis), avere degli orari di
lavoro a proprio piacimento (Checco Zalone ha dato il massimo in Quo Vado
).
L’ultima vicenda della Reggia di Caserta è
l’ultimo episodio a metà tra la farsa e la tragedia. Il neo direttore Mauro
Felicori è stato accusato da alcune sigle sindacali di mettere a rischio la
Reggia poiché resta in ufficio “fino a tarda ora senza che nessuno abbia
comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza”.
Il punto dolente è che il direttore bolognese
Felicori lavora troppo, si dà troppo da fare, è attivo, al contrario del suo
predecessore. Non essendo storico dell’arte (scelto dal governo con un bando
internazionale), Felicori ha stravolto l’organizzazione della Versailles
italiana (modificato organigrammi, uffici e compiti) portando risultati
eccellenti: +70% di presenze nel febbraio 2016 rispetto al 2015.
I sindacati non sopportano chi lavora,
dimostrando in tal modo di tutelare chi non ha voglia di lavorare. Fa specie
che mai alcuna parola si sia levata da parte dei sindacati per denunciare le
famiglie abusive che vivono dentro la Reggia di Caserta. Renzi ha avuto buon
gioco nel dire che “la pacchia è finita”. Magari fosse così. Questa gente se ne
può stare bellamente in malattia, con i medici compiacenti, per i mesi
invernali in attesa dell’estate quando si potrà timbrare e andare al mare in
Costiera.
Chiudiamo con le belle parole di Felicori: “Se
mi accusano di lavorare troppo mi fanno un complimento, c’è tanto da fare qui
che mi sento obbligato a lavorare molto. Lo richiede la situazione in cui si
trova la Reggia, ma anche la comunità casertana che sta riscoprendo l’orgoglio
civico…La pubblica amministrazione è il personale che ci lavora. Mi ritengo un
dirigente di idee…Sento una grande responsabilità, la Reggia è l’industria di
Caserta”.
A fronte dei tanti quaraquaqua (Leonardo
Sciascia, Il giorno della civetta, cit.)
abbiamo persone nel pubblico impiego che lavorano duramente e sentono dentro di
loro il fuoco del fare e dell’accountability.
Premiamoli e mandiamo a casa chi si ostina a pensare che gli asini volano.
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