Quando ho iniziato a leggere i giornali avevo 14 anni. Uno dei primi giornalisti a catturare la mia attenzione era Vittorio Zucconi, affabulatore di qualità. Sempre arguto, soave, ti teneva attaccato alla pagina. Ti prendeva per mano e ti portava fino in fondo.
Ora, a distanza di 35 anni, mi tocca salutarlo e ringraziarlo per le volte in cui mi ha fatto riflettere, pensare e anche tanto ridere. Mi ricordo in uno dei suoi tanti libri il racconto di quando suo padre Guglielmo gli regalò per i 18 anni un cucchiaino d'argento, con un bigliettino d'auguri che recitava così: "Nella vita dovrai mangiare così tanta merda, che almeno il cucchiaio sia d'argento".
Un maestro per tanti, anche alla radio, dove era divertentissimo e capace di non prendersi mai sul serio. Sono migliaia i lettori di Repubblica ad aver mandato messaggi di cordoglio. L'ex direttore Ezio Mauro ha scritto un coccodrillo memorabile ricordando con quale velocità era in grado di scrivere un pezzo anche in condizioni difficilissime.
Un lettore, Massimo Marnetto, ha scritto a Corrado Augias: "Vittorio Zucconi parlava dritto, con lealtà e spessore. Aveva tanto mondo nella sua storia. Parlava dei grandi, ma faceva passare nelle sue parole anche l'umore della gente. Nei dibattiti ribatteva con parole abrasive, spesso ironiche, mai arrogante. Se ne va così, con un flash d'agenzia, in una domenica piovosa".
Augias ha risposto da par suo: "Zucconi era un giornalista totale nel doppio senso dell'espressione: notizie da trovare, racconto da offrire al lettore. Mi ha sempre affascinato e un po' invidiato la sua abilità narrativa".
A chi gli chiedeva come fare per fare bene il mestiere del giornalista, Zucconi rispondeva: "Devi portare il lettore con te alla prima riga. Se vai in guerra, devi mettergli l'elmetto, se c'è un omicidio, deve vedere il cadavere, se vai al mare, deve avere il costume, e se vai in strada, devi fargli respirare l'odore dell'asfalto".
Il senatore leghista Simone Pillon (bigotto all'inverosimile, autore di un progetto di legge sul diritto di famiglia che ci riporterebbe al Medioevo), che era stato criticato su Radio Capital da Vittorio Zucconi, con un tatto da miserabile, è riuscito a insultare Zucco da morto. Bene ha fatto Michele Serra a replicare: "Pillon pensi all'anima sua".
Caro Vittorio, se molti compreso me, amano i giornali in modo viscerale, è anche merito tuo. Un caldo abbraccio e ti sia lieve la terra.
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