Xavier Broseta., direttore personale di Air France |
Mentre i giovani hanno capito da tempo che la flessibilità dei rapporti di lavoro (il precariato detto più volgarmente) è strutturale, gli altri, i più avanti con l'età, pretendono che il welfare state li accompagni in pensione a 45 anni (modello Termini Imerese, per intendersi, cassa integrazione a vita per tutti, tanto paga Pantalone).
Abbiamo quindi un sistema duale: i giovani, senza alcuna tutela, e i meno giovani stretti, ancorati al posto di lavoro, inamovibili, con stipendi nettamente maggiori, anche se la produttività è nettamente più bassa (vedasi gli studi di Andrea Ichino).
Il sistema non regge più. L'Europa ha il 7% della popolazione, il 25% del Prodotto lordo, il 50% delle spese per il Welfare State. Quest'ultimo, andando contro il dettato di William Beveridge, autore del Rapporto omonimo (Report of the Inter-Departmental Committee on Social Insurance and Allied Services) del 1942, è stato costruito come se l'economia fosse in uno stato perenne di "miracolo economico", come se un lavoratore avesse nella sua vita un singolo datore di lavoro. Se si perde il lavoro perchè l'azienda chiude, l'unica alternativa è rapire o sequestrare i manager o legarsi con le catene sopra un silos.
Bettino Craxi |
Dove erano i giuristi dei diritti per tutti, come il prof. Ro-do-tà sempre in tv, quando la natalità si invertiva rendendo insostenibile il sistema pensionistico retributivo?
La Francia è messa addirittura peggio di noi, la sinistra ortodossa e corporativa è potente. Il corollario è che l'incidenza della spesa pubblica sul Pil supera il 56%, mentre noi italiani siamo "solo" al 51,1%.
Cosa aspettiamo a modificare il nostro welfare State? Cosa fa la politica per favorire politiche di flexsecurity?
Vorrei proporre un punto divista alternativo .. quasi una terza via ... http://ettardi.blogspot.it/2015/10/airfrance-klm-dalli-al-manager.html grazie
RispondiEliminaFrancesco Zanotti