In anni recenti Roger si è innamorato e ha avuto un
altro figlio, che gli ha allungato la vita e lo ha invogliato a pensare e
riflettere sui giovani e in particolare sull'education.
E' appena uscito in libreria La ricreazione e'
finita. Scegliere la scuola, trovare il lavoro (Rizzoli, 2015), scritto
da Abravanel insieme a Luca D'Agnese, manager dell'Enel. Il titolo rieccheggia l'infelice frase riferita da Alain Minc all'Ing. Carlo De Benedetti in occasione della fallita scalata ostile alla Societè Generale de Belgique nel 1988.
Il volume di focalizza sulle competenze, sul "saper fare" (non basta il "sapere" nel 2015) di cui i giovani sono sprovvisti, poichè la scuola è impostata male, su canoni ottocenteschi, non adeguati a un mondo del lavoro molto cambiato.
Abravanel insiste ogni piè sospinto sulle nuove competenze necessarie nella società post-industriale: saper lavorare in autonomia (anche il dipendente deve agire come un imprenditore), risolvere problemi, avere spirito critico, saper comunicare e lavorare in team. Se interrogate gli imprenditori, vi diranno che i nostri ragazzi queste "competenze di vita" non le hanno.
Il volume di focalizza sulle competenze, sul "saper fare" (non basta il "sapere" nel 2015) di cui i giovani sono sprovvisti, poichè la scuola è impostata male, su canoni ottocenteschi, non adeguati a un mondo del lavoro molto cambiato.
Abravanel insiste ogni piè sospinto sulle nuove competenze necessarie nella società post-industriale: saper lavorare in autonomia (anche il dipendente deve agire come un imprenditore), risolvere problemi, avere spirito critico, saper comunicare e lavorare in team. Se interrogate gli imprenditori, vi diranno che i nostri ragazzi queste "competenze di vita" non le hanno.
Beppe Severgnini, che ha recensito il volume sul Corriere della Sera, ha sostenuto in modo convinto che "l'università è
un investimento in se stessi e resta l'ultimo grande frullatore sociale, capace
di mescolare redditi, censo e geografia. Se si ferma, siamo spacciati". Ma l'università italiana è tutto tranne che un ascensore sociale.
L'universita' italiana non funziona, non prepara in modo
adeguato i giovani. A parte eccezioni come la Bocconi, i politecnici di Milano
e Torino, l'università di Trento, il resto del panorama universitario lascia a
desiderare. Perchè? La colpa, secondo gli autori, è delle tante lauree inutili sfornate da mediocri atenei che da anni creano schiere di giovani disoccupati. Quando i giovani protestano invocando il "diritto allo studio", dovrebbero invece chiedere "diritto al lavoro", grazie a una scuola migliore.
Come i maestri - secondo un proverbio ebraico - bisogna andarseli a cercare, così bisogna fare con le scuole e l'università. Non bisogna essere pigri e scegliere quella sotto casa. E' opportuno invece darsi da fare per scoprire le ottime scuole e università che sono presenti anche in Italia. Come valutare le scuole? Per esempio su www.eduscopio.it, ottimo sito web con analisi e valutazioni sulle scuole fornite dalla Fondazione Agnelli, guidata dall'ottimo Andrea Gavosto.
Come i maestri - secondo un proverbio ebraico - bisogna andarseli a cercare, così bisogna fare con le scuole e l'università. Non bisogna essere pigri e scegliere quella sotto casa. E' opportuno invece darsi da fare per scoprire le ottime scuole e università che sono presenti anche in Italia. Come valutare le scuole? Per esempio su www.eduscopio.it, ottimo sito web con analisi e valutazioni sulle scuole fornite dalla Fondazione Agnelli, guidata dall'ottimo Andrea Gavosto.
Quando gli autori tifano per una maggiore mobilità sociale basata sull'eguaglianza delle condizioni di partenza non fanno che riproporre in altri termini le teorie di Luigi Einaudi, ministro del Bilancio del dopoguerra, governatore della Banca d'Italia dal 1945 al 1948 e poi Presidente della Repubblica.
Luigi Einaudi |
Giorgio Ambrosoli |
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