venerdì 22 maggio 2015

La capacità di concentrazione, focalizzazione è determinante per il successo. Ma non è senza costi.

Nel volume appena uscito della scrittrice Paola Mastracola - L'esercito delle cose inutili (Einaudi, 2015) - il protagonista Raimond ci insegna che anche quando fai la cosa più inutile del mondo - che sia raccogliere conchiglie, trapiantare primule, amare qualcuno in silenzio - puoi trovare una scintilla di vita, di lampo di senso, uno scatto inaspettato.

Arrivato al capitolo 25, il lettore rimane folgorato dalla figura del biologo, "un bell'uomo, con un completo grigio e la cravatta (...), si è occupato per anni d'isolare un tal batterio per sconfiggere una malattia molto grave, che fa strage nei paesi più poveri del mondo".

La cosa particolare è che il biologo per studiare meglio a un certo punto ha lasciato tutto, moglie, figli, amici, e si è affittato una baita in montagna, portandosi dietro i libri, gli alambicchi per gli esperimenti, il microscopio, i vetrini, le colture. "E ha vissuto lì, scollegato da tutto e da tutti. Tre anni".
Secondo il biologo, negli studi, "si può arrivare a qualche risultato solo se ci si rinchiude in un posto isolato senza la vita che ti prende", ossia senza far tardi la sera, andare al cinema con gli amici, portare a cena la fidanzata, comprarsi un paio di scarpe nuove".
Mastrocola scrive con sapidità: "Gli piace molto la vita. Ma lo distrae, non può permetterselo. Deve studiare. Una baita in alta montagna è perfetta. La sua ricerca richiede concentrazione".

Dopo qualche anno la ricerca è finite, il biologo ce l'ha fatta, ha isolato il batterio, la malattia può essere sconfitta. E' molto soddisfatto. Torna al suo paese. C'è un però. Il suo isolamento lo ha costretto a trascurare tutte le relazioni, a non coltivare i contatti: "Ero diventato un orso, un frate, una specie di eremita".


Paolo Baffi, governatore sempiterno
Dopo la lettura, il mio pensiero è volato subito al governatore Paolo Baffi - chi sennò!, le cui carte conosco quasi a memoria, sic - che ha coltivato poco o nulla le relazioni con la politica, e ne ha pagato un prezzo altissimo.
Nel volume di Baffi e Jemolo Anni del disincanto, che ho avuto il piacere di curare, cito un passaggio di Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, che scrive: "

Eugenio Scalfari ricorda - a Enzo Biagi - così un suo incontro con Pertini: "Un giorno mi permisi di suggerire a Pertini di nominare Baffi senatore a vita alla prima occasione, per dovere di riparazione contro un sopruso patito; ma, con mio grande stupore, lo trovai sordo su questo tema. «Prima», mi disse, «ci sono i miei amici della Resistenza, poi si vedrà».
Ricordo con amarezza questa frase del presidente, per dimostrare quale sia la separatezza di queste persone schive, ristrette nella loro scienza e al loro lavoro, prive di contatti e quindi di umane simpatie, al punto che perfino il più sensibile tra gli uomini del Palazzo, com’era certamente
Pertini, ne ignora i meriti e i torti subiti".


Come disse il fondatore di Intel, Andy Grove, "Only the paranoid survive", ma, talora, il costo può essere significativo.
 




 
 

2 commenti:

  1. Ciao Beniamino, segnalo questo articolo recentemente pubblicato sull'inserto culturale del Sole, che credo tocchi anche, ma non solo, i temi del tuo intervento:
    http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2015-03-15/hazlitt-e-stolta-erudizione-081445.shtml?uuid=ABLCsf9C

    A presto,

    Andrea

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  2. Nel carteggio tra Eugenio Colorni e sua moglie Ursula Hirshmann (sorella del premio NObel Albert O. Hirshmann), Colorni - che con Ernesto Rossi e Altiero Spinelli scriverà il Manifesto di Ventotene per un'Europa federalist - scrive: "Sono lavori che, per farli, bisogna vivere un po' separate dal mondo, in una cricca di persone, che, per convenzione universitaria, per darsi l'illusione di essere profondi, attribuiscono importanza a queste cose. C'è della gente che vive tutta una vita in recinti di questo genere: i letterati, i professori, quasi tutti. Ma poi ti capita di trovarti di fronte a una persona del mondo, e leggi nei suoi occhi la domanda: "be', e questo a cosa serve"? (il carteggio mi è stato segnalato dall'economista Luca Meldolesi, promotore della Fondazione Colorni Hirshman).

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