venerdì 15 marzo 2013

Tortora e Portobello, che bell'amarcord

Un'amica per il mio compleanno - 43 primavere - mi ha regalato un libro di Daniele Biacchessi "Enzo Tortora. Dalla luce del successo al buio del labirinto" (Aliberti, 2013).
Un libro è un regalo molto apprezzato. Io uso citare Marguerite Yourcenar: "Fondare biblioteche e' come costruire granai pubblici: ammassare riserve contro l'inverno dello spirito".

In questo caso il regalo è ancora più gradito perchè Tortora mi ricorda momenti belli della mia infanzia. In casa mia io e mio fratello aspettavamo con ansia il venerdì quando Enzo Tortora, grande talento della radio e della televisione, uno sperimentatore di nuovi linguaggi di comunicazione, conduceva Portobello, tramissione cult dell'epoca, il programma più visto della storia della televisione italiana,

Mi ricordo ancora quando un ospite presentò la sua proposta per demolire e spianare il Turchino al fine di eliminare la nebbia in Val Padana. O quando Paola Borboni riuscì a far parlare il pappagallo Portobello. E subito Tortora esclamò: "L'ha detto!". O la rubrica "Fiori d'arancio".

Nel libro di Biacchessi il racconto si intreccia con la storia giudiziaria, iniziata il 17 giugno 1983 con il suo arresto e terminata il 13 giugno 1987 con la sentenza di assoluzione con formula piena della Corte di Cassazione. Tortora fu accusato di  essere un uomo della camorra e viene accusato di associazione a delinquere di stampo camorristico finalizzata al traffico d'armi e di stupefacenti.

I pentiti - Barra e Pandico in primo luogo, coadiuvati da magistrati non all'altezza, misero sotto accusa Tortora senza alcun riscontro documentale o prova logica. Arrivarono alla condanna di Tortora a 10 anni in primo grado. Un'aberrazione. Fortunatamente con l'appello e la Cassazione venne fuori che Tortora non solo era innocente ma proprio estraneo alla vicenda.

Io mi ricordo ancora l'arringa dell'avvocato Dall'Ora, che vidi nella trasmissione "Un giorno in pretura". Memorabile, tanto quanto quella dell'avvocato Della Valle, componenti del collegio difensivo di Tortora. Con quale passione smontarono le tesi dell'accusa!

Che commozione quando Tortora tornò in tv il 20 febbraio 1987 dopo l'assoluzione! Trattenne a stento le lacrime. E disse "Dove eravamo rimasti?". Io me lo ricordo chiaramente come fosse oggi.

Enzo Tortora muore di tumore il 18 maggio 1988. Alcuni hanno persino dubitato che avesse il cancro. Enzo Biagi ha scritto: "C'è forse un prezzo giusto per rimediare a a un'esistenza distrutta? Non so se esiste una relazione diretta tra il cancro e una tremenda accusa, e una sentenza immotivata. Gli scienziati non lo confermano. So che dal Palazzo di giustizia di Napoli, con un mandato di cattura, che poi è risultato non motivato dai fatti, una personalità è stata demolita".

Nel libro di Biacchessi si legge: "Ai suoi funerali, celebrati nella basilica di Sant'Ambrogio, partecipano migliaia di cittadini, i suoi fedeli spettatori, quelli che non lo hanno mai tradito". Tra questi c'ero anch'io. Il preside Basile entrò in aula e disse: "Chi vuol venire ai funerali di Tortora?". Io alzai prontamente la mano. E dentro la basilica sentii una tensione fortissima, perchè Milano aveva capito che il caso Tortora non era una barzelletta, una finzione, ma la storia di un uomo innocente rimasto imbrigliato nelle pieghe di una giustizia ingiusta.

Giorgio Bocca definì la storia di Enzo Tortora "il più grande esempio di macelleria giudiziaria all'ingrosso effettuato nel nostro Paese".

E' una storia che vale per tutti, ancora oggi. Perchè nulla vada dimenticato.

Chiudo con un'opinione interessante di Enzo Tortora del 1983: "In Italia però è possibile corrompere tutti, tranne un pappagallo. E' una cosa che dovrebbe farci riflettere".

P.S.: vi consiglio di vedere questo video:  http://www.youtube.com/watch?v=wqsvYoANk7s&feature=endscreen&NR=1

4 commenti:

  1. Mi sono quasi commossa

    ciao

    Francesca

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  2. Ricevo e pubblico volentieri:

    Caro Beniamino,
    grazie per la segnalazione.

    Anche io ho grandi ricordi di Portobello e di una televisione che non esiste piu'.
    Di una televisione e a volte anche di una dignita' delle persone, oggi sempre piu' rara.

    Negli anni del maxiprocesso, io frequentavo le superiori al Cattaneo.
    Sulle prime, ragionando in modo massificato, pensai che se quelle accuse erano state fatte e se era stato condotto a processo sicuramente qualcosa aveva fatto.
    Poi, pero', ascoltando il processo attraverso Radio radicale, allora una delle mie emittenti preferite, e ascoltando lui, e conoscendo di piu' e meglio la vicenda e i contorni assai poco rassicuranti nei quali era maturata, capii che le cose stavano diversamente.
    E ricordo appassionate discussioni con i miei compagni di scuola.
    Ero in piazza Duomo quando lui, spogliatosi dell'immunita' parlamentare, si consegno' alle forze dell'ordine.
    Un gesto forte, ma non superbo.
    E quella sua ferma pacatezza, quella civilta' antica rimasta viva sino all'ultimo.

    Ricordo con commozione la ripresa di Portobello, con quel "dove eravamo rimasti?".
    E, una volta, riuscii anche ad andare a seguire la trasmissione nello studio televisivo con un mio amico e compagno di classe.

    Amarcord, appunto.

    ciao
    Eugenio

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  3. Ricevo e pubblico:

    Ti segnalo anche, qualora non l'avessi visto, uno speciale di Piroso di qualche anno fa (mi ricordo che era estate); devo dire che mi piacque molto.
    Probabilmente in rete si trova!
    A presto.
    Fede

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  4. domanda: cosa è successo (quanti anni di carcere hanno fatto) i pm che hanno chiesto la condanna praticamentew senza prove???
    altra domanda: chi erano i giudici e cosa è successo ai magistrati che in primo grado l'hanno condannato???

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