mercoledì 9 maggio 2012

Se una scuola funziona, perchè smembrarla? Caro Pisapia, finchè non lo vedo, non ci credo

Diversi anni fa in compagnia dei Giovani Imprenditori di Assolombarda siamo andati a visitare Technogym – The Wellness Company – leader mondiale nei prodotti e servizi per il Wellness.

Il fondatore Nerio Alessandri, carismatico romagnolo che ha iniziato in un garage, mi colpì con una frase ad effetto: “Se una cosa funziona, è il momento di cambiarla.

Parto da qui per raccontarvi una storia personale.

La scuola dove vanno i miei due figli è l’Istituto comprensivo Giovanni Pascoli , che comprende la scuola primaria di Via Rasori, la scuola primaria di Via Ruffini e la scuola secondaria “Mauri”.

Ieri sera c’è stata una assemblea straordinaria nella quale il Dirigente Scolastico (DS) dott.ssa Croci ha informato i genitori di un progetto potenzialmente destabilizzante per la continuità didattica delle scuole in oggetto.

In relazione al "Dimensionamento del sistema delle autonomie scolastiche milanesi", il Ministero dell’Istruzione (MIUR) ha previsto che gli istituti comprensivi, per acquisire l’autonomia, debbano essere costituiti da almeno 1.000 studenti.

In quest'ottica il comprensivo G. Pascoli risponde in pieno alle richieste ministeriali.

C’è un però.

Per analogo errore
un contadino a Rho
tentava invano di cogliere
le pere da un però (Per colpa di un accento, Gianni Rodari).

L’Amministrazione Comunale ha formulato una proposta di riordino del piano di dimensionamento delle autonomie basata sui criteri della verticalizzazione, dei flussi degli studenti, della coerenza territoriale e di una più armonica distribuzione dimensionale del sistema che intende discutere con i Dirigenti Scolastici e con le Istituzioni coinvolte”.

Traduzione concreta: il Comune di Milano ha predisposto un piano di riordino, per cui ha convocato la DS proponendo lo scorporo  - dall'attuale Istituto comprensivo Pascoli - della scuola primaria Ruffini che passerebbe ad altro plesso, l'Istituto comprensivo Cavalieri.

Procediamo allora ad una valutazione puntuale secondo i criteri – di cui sopra – in base ai quali il Comune basa questo dimensionamento:

1) criterio dei flussi di studenti, ovvero quanti bambini della quinta elementare di Ruffini accedono alla Media Cavalieri. Quest'anno solo tre allievi (pari al 4,5% del totale) sono passati da Ruffini a Cavalieri. Se ne deduce che il 95,5% (dato pazzesco) degli alunni di Ruffini – quattro sezioni delle classi quinte – NON va in Cavalieri #epicfail

2) criterio della coerenza territoriale, ovvero Ruffini e Cavalieri appartengono entrambi alla Zona 1 del Comune di Milano.

Se guardiamo google.map vediamo come i tre Plessi sono tutti raggiungingibili a piedi in cinque minuti perchè situati nello stesso Quartiere. Mentre Cavalieri è molto distante da Ruffini #epicfail

3) criterio della più armonica distribuzione dimensionale: attualmente l’Istituto Cavalieri conta 765 alunni circa, mentre il Pascoli ne ha circa 1.350.

Ecco allora il busillis, il punto centrale del problema. Con l'accorpamento di Ruffini, Cavalieri raggiungerebbe l’agognata quota 1.000 allievi. E voilà ottenuta “l’armonica (sic) distribuzione dimensionale”.

Diego Abatantuono
Conclusione: sui tre criteri presi in considerazione – la verticalizzazione è già presente in Pascoli – solo un criterio su tre prelude a favore della scissione di Ruffini dall’Istituto comprensivo Pascoli.

E solo sulla base di questo – contro gli altri due decisamente a sfavore - il Comune di Milano sembra ragionare - eliminando gli esuberanti sopra 1.000 - solo con i file Excel e non con la “capoccia” o la "melonera" (come direbbe il grande Diego Abatantuono).

Come evidenziato dal DS Croci, lo scorporo della Ruffini avrebbe varie conseguenze, anche su Rasori, tra cui:

1) una discontinuità degli attuali progetti formativi nell'ambito delle scuole primarie;

2) una perdita di coordinamento verso la scuola media Mauri, attualmente la scelta preferita dagli alunni delle due primarie Ruffini e Rasori,

3) la revisione della graduatorie dei docenti, oggi unica nelle due primarie, e quindi la necessità da parte dei docenti nella parte bassa della graduatoria – ancorchè di ruolo - di abbandonare l'istituto di appartenenza. Con un plesso composto da meno classi (Ruffini passa al Cavalieri), ci sarebbe bisogno di meno insegnanti. Quindi alcune sarebbero costrette a cambiare scuola. Quali? Le più giovani, che hanno un più basso punteggio in graduatoria.

Risultato? Conseguente abbandono di diverse Maestre della classe attualmente seguita. I nostri figli, quindi, a metà delle primarie, si vedrebbero cambiate le loro Maestre, così per adeguarsi a un file Excel decisivo per il ribilanciamento.

Allora io – rappresentante di classe e genitore – dico: senza scomodare Martha Nussbaum (di cui si consiglia Non per profitto. Perchè le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, Il Mulino, 2011), la scuola non è un’azienda, non funziona con le logiche di business e di Excel, per cui non valgono per nulla le considerazioni di partenza – se una cosa funziona, si cambi subito - del Cavaliere del Lavoro Nerio Alessandri.

La cosa che più conta è la continuità didattica, è la territorialità – quella vera, non quella definita dalla divisione Circoscrizionale o Zonale - è l’ottimo funzionamento del complesso Pascoli, con un numero altissimo di genitori che si interessano della scuola, con un’Assemblea dei Genitori che è riuscita a raccogliere 15.000 Euro – con numerose attività che vanno da una lotteria a un mercatino alla vendita di torte - per ridipingere interamente la Scuola, per renderla più funzionale e più bella.

Perchè si vuole distruggere tutto questo? Per risparmiare? Neppure, visto che il Dirigente Scolastico in Pascoli è uno e uno rimarebbe anche nell’ipotetetica scissione.

Perchè il Comune di Milano vuole cogliere le pere da un però?

Sarei veramente meravigliato se Giuliano Pisapia e il vicesindaco Maria Grazia Guida - Assessore all’educazione e istruzione – dessero seguito al progetto di scissione dell’Istituto Pascoli in modo così illogico, senza senso, con il file Excel in mano, desiderosi di convergere a quota 1.000.

Io, da economista, dico: ragioniamo insieme senza pregiudizi. Evitiamo di incaponirci. La determinazione deve essere adottata su progetti condivisi. Invece - in questo caso - sembra di vedere nell'amministrazione comunale milanese la stessa caparbietà di Mussolini quando impose alla lira quota 90 contro la sterlina inglese .

#finchenonlovedononcicredo

1 commento:

  1. Ricevo e volentieri pubblico:

    Ciao Benjy, gran bel post! Anche noi siamo reduci da un'assemblea con il nostro preside in quanto vogliono fare lo spezzatino a foglio Excel anche nel nostro plesso (Cicero Visconti) che integra in peno gli stessi due criteri (numero e verticalità) ed è solo un po' debole sui flussi. Tutto ciò mandando a monte un progetto educativo, solidaristico e di integrazione sociale molto valido e condiviso.
    Se ti interessa domani sera c'è un assemblea del Consiglio di Zona 1 per discutere di questo tema e concludere con una delibera del Consiglio di Zona cui ne seguirà una del nostro Consiglio di Istituto per rifiutare la logica dello spezzatino matematico!
    Io non ci sarò perché abbiamo delegato a partecipare i nostri Consiglieri, ma tu -influente e titolato- potresti partecipare.
    Ciao,un abbraccio.
    Matteo

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