Hollande fa quindi parte dell’elite francese proveniente dall’ENA, la mitica scuola della classe dirigente pubblica francese, fondata nel 1945 da Charles de Gaulle.
Il rischio dei tecnocrati francesi è però la spocchia nei confronti dei mercati finanziari visti spesso come agorà della "speculazione brutta e cattiva" e fonte di ogni male.
Ci ha infatti colpito la dichiarazione di Hollande di settimana scorsa: “The French are free people, we will not allow their future to be determined by the pressure of markets or finance” (in inglese perchè la riporto pari pari dal Financial Times del 24 aprile).
Sappiamo che in campagna elettorale, per ammansire e convincere gli elettori, se ne dicono di ogni. Però in questo caso emerge una cultura sciovinista tipica dei francesi.
Fino a che la Francia avrà un deficit elevato (deficit/pil intorno al 4,5% nel 2012) e un debito pregresso oltre i parametri di Maastricht (nel 2012 le stime dicono rapporto debito/pil intorno all’86%), chiunque vinca domenica, invece di sbraitare contro i mercati brutti e cattivi, dovrebbe cercare di convincere i mercati della sostenibilità del debito.
Gli operatori sui mercati obbligazionari, gli investitori – chiamati bond vigilantes perchè vigilano sui debiti pubblici - non stanno pensando di invadere la Francia, ma dopo queste panzane possono pensarci due volte prima di fungere da fonte di finanziamento dello Stato francese.
Ha buon gioco Gideon Rachman sul FT a scrivere: “Which is all very well (attaccare i mercati, ndr), unless you need to borrow billions from those vile markets to meet your campaign promises, such as the creation of 60.000 new jobs for theachers (a key constituency for the Socialist party).
I mercati non sono crudeli e feroci, non sono un branco di bantu selvaggi. Colpiscono solo la stupidità dei comportamenti degli attori economici e dei politici in carica.
Caro #Hollande, please respect them.
Io credo che Hollande per i francesi rappresenti l'idea del cambiamento, in un certo senso la svolta dopo gli anni di Sarkozy. Nonostante in Europa spesso si parli di Hollande come una versione di Lenin 2.0, io sono dell'idea che egli non sia così sciocco da andare contro i mercati, soprattutto in un periodo come questo dove non ci si può permettere nessun errore e nessun passo falso.
RispondiEliminaUn politico che arriva alle presidenziali deve essere uno esperto, in gamba, quindi credo che Hollande rispetterà i mercati, che sia per convinzione o per costrizione non so, ma il risultato è lo stesso, io credo non ci sia pericolo.
Non sono molto d'accordo con l'interpretazione della frase ": “The French are free people, we will not allow their future to be determined by the pressure of markets or finance”. In campagna elettorale è normale dire ai cittadini che si vuol rendere il proprio paese autonomo e forte, ma non credo Hollande volesse dire che se ne fregheranno dei mercati, anche perché se cosi fosse sarebbe peggio per la Francia.
Sui mercati vorrei fare un'ultima riflessione. Io credo che la gente dovrebbe mettersi bene in testa che i mercati non sono crudeli e feroci, non sono degli stronzi che speculano in modo tremendo sugli stati e non solo; credo però anche che gli uomini di mercato debbano enbtrare nell'ottica che i mercati, non essendo brutti e cattivi, non sono però nemmeno il padre eterno e l'unico metro di giudizio. Come dicevano i latin, IN MEDIO STAT VIRTVS
fp
Credo che i cambiamewnti, comunque, siano salutari. E che l'arrivo di Hollande potrebbe avere un impatto psicologicamente molto positivo. Non solo per i francesi, ma per utta l'Europa.
RispondiEliminaE, poi, credo che si possa accettare lo stato sociale senza voler cancellare i mercati finanziari, e accettare i mercati finanziari senza voler cancellare lo stato sociale.
Gianni